Non conoscevo l’Aquila né Campo Imperatore, nel senso che non vi ero mai stato sino al 2009 quando una serie di forti scosse di terremoto provocarono numerosi crolli e, purtroppo, 309 vittime.
Fu quella delle 3.32 del 6 aprile la più distruttiva ed è oramai nella memoria di tutti noi.
In quegli anni lavoravo per la Protezione Civile e collaboravo alla gestione di un Campo di Accoglienza montato nei pressi di Roio Piano.
Il mio primo viaggio all’Aquila avvenne proprio in quei giorni e provai l’amarezza di non aver visto quei luoghi e quella cittadina prima delle devastanti scosse telluriche.
In quei giorni era impossibile per tutti avvicinarsi al centro cittadino, sia del capoluogo che di tutte le frazioni e i Comuni interessati dalla tragedia.
Centinaia di vigili del fuoco e di tecnici erano all’opera per puntellare ciò che era rimasto in piedi ma che minacciava di cadere da li a poco.
Polizia e Carabinieri presidiavano le strade e controllavano chiunque per evitare atti di sciacallaggio e ulteriori vittime.
Molti, infatti, volevano tornare nelle proprie abitazioni, o su ciò che ne rimaneva, per salvare il salvabile, per recuperare oggetti cari, per rientrare in possesso di pezzi della propria vita.
Decine, centinaia di volontari appartenenti ad associazioni sparse in tutta la nazione giungevano in quelle ore presso l’Aquila.
Un’organizzazione capillare di tutte queste forze riusci in breve tempo a fornire sostegno fisico, morale e psicologico alla popolazione colpita, si parla di migliaia di persone fortemente provate.
Vennero eretti in poche ore decine di campi di accoglienza, delle piccole città, dove potersi lavare, vestire, riposare e mangiare e dove trovare assistenza sanitaria e psicologica.
Questi luoghi rimasero in piedi per mesi.
Per troppi mesi la gente dovette dormire su una branda invece che su un letto normale.
In quei giorni feci amicizia con alcune persone del luogo ed ancora oggi, anche grazie ad internet, ci manteniamo in contatto.
Proprio nel 2015 ho dedicato loro la mia prima avventura a tappe.
Ho deciso, in onore della nostra amicizia e di un forte sentimento di appartenenza a quel territorio, di unire ancora una volta Rovigo (dove risiedo) e l’Aquila con un gesto sportivo fortemente simbolico (leggi l’Articolo su quel viaggio).
Vi racconterò un’altra volta di questo viaggio, ora volevo descrivervi la salita che, proprio nel 2015, è stata dedicata, dalla città dell’Aquila, al compianto campione Marco Pantani.
L’avevo già percorsa l’anno precedente ma la volli rifare dopo, che questa, è stata formalmente intitolata al campione di Cesenatico.
Descrizione
Giunti alle pendici del Gran Sasso D’Italia (luoghi da films – leggi articolo) abbiamo trovato alloggio presso l’hotel Nido dell’Aquila, situato poco fuori Assergi e all’inizio della salita che andrò a percorrere.
Una sistemazione eccellente e al giusto prezzo che ha saputo offrirci una confortevole ospitalità e tranquillità.
Era ormai sera al nostro arrivo e il buio avvolgeva tutto il creato, non si vedeva granché del paesaggio e l’attesa del domani ci dava gioia e serenità.
E’ fantastico svegliarsi in un luogo nuovo, aprire la finestra e al posto dei muri delle case di fronte, vedere alberi, colline fiorite, pecore che pascolano, persone che si incamminano di buon ora con scarponi ai piedi e zaino in spalla per i sentieri verso Campo Imperatore.
Vi è infatti la funivia che conduce sino in cima e un bel sentiero molto ripido che giunge alla stessa meta.
Lasciata la camera per andare a cibarsi, iniziammo a sentire il rumore lontano delle cabine della funivia che iniziavano a trasportare i numerosi turisti verso l’altipiano e all’inizio dei sentieri del Corno Alto.
La mia giornata iniziò così, con una buona colazione.
E’ importantissimo alimentarsi bene prima di una intensa attività fisica.
Purtroppo non sempre mi riesce fare una cosa equilibrata.
Sui tavoli del buffet si trova tanta grazia di Dio che ti chiama, che ti dice: assaggiami.
Come puoi essere sgarbato e dirle tutte le volte di no?
Si ritorna in camera, si sistema la bici, si controlla la pressione delle gomme, il posizionamento dei pattini dei freni, si testa il cambio, si posizionano gli strumenti di misurazione e poi ci si prepara psicologicamente mentre ci si veste di tutto punto.
Da queste parti, come in tutti i luoghi montuosi, il tempo può cambiare rapidamente e le temperature variare anche di molto salendo in quota.
Porto con me una mantellina nella tasca posteriore della maglia, anche se siamo in estate.
Ripongo nell’altra tasca anche qualche barretta energetica.
Siamo pronti per affrontare la nostra mitica salita che congiunge Fonte Cerreto a Campo Imperatore a quota 2130 metri.
Il 22 maggio 1999, Marco Pantani vinse l’8° tappa dell’82° Giro d’Italia Pescara – Gran Sasso d’Italia percorrendo i 26 km di salita in 53 minuti e 50 secondi, superando 1371 metri di dislivello e giungendo solo al traguardo.
Il percorso
Ovviamente io quel tempo lo guardo da lontano con grande ammirazione, pienamente consapevole che non mi potrei mai e poi mai nemmeno avvicinare.
Nel punto esatto in cui inizia l’ascesa è posizionato un cartello con indicato il km zero, ci troviamo nei pressi della piazzetta a pochi metri dall’accesso alla funivia.
L’ascesa inizia dolcemente all’ombra del bosco che scema lentamente sino a lasciarci soli con il sole.
L’asfalto non è dei migliori ma comunque in buone condizioni e le pendenze, seppur in alcuni tratti rigide, non sono mai impossibili.
La strada continua a salire e in alcuni tratti troviamo del falso piano dove poter riprendere fiato o, chi vuole fare il “tempone”, rilanciare la velocità.
A circa 13 km dalla partenza incontriamo un tratto di discesa con un paesaggio affascinante soprattutto alla nostra sinistra.
Al termine della stessa, raggiungiamo un bivio e un altro cartello “Pantani” che ci invitano a svoltare a sinistra.
Lasciamo pertanto la ss 17 bis e puntiamo verso Campo Imperatore, meta turistica e sede dell’Osservatorio astronomico nonché della ex prigione di Benito Mussolini, ora hotel.
Dal bivio, dopo una brevissima discesa, inizia il tratto più duro della salita caratterizzata da alcuni tornanti nel tratto finale.
Al termine della strada e poco prima di giungere nel piazzale antistante l’Hotel, troviamo l’ultimo cartello “Pantani” posizionato dove, nel 1999, era stato posto il traguardo della tappa.
Sul cartello, infatti, si ricorda quel giorno e il tempo impiegato dal campionissimo.
Tutto il tracciato è immerso nel creato, in una natura quasi incontaminata.
Sull’altipiano possiamo ammirare un paesaggio d’altri tempi, un “far west” italiano.
Si incontrano mucche e cavalli liberi lungo il percorso e, in mezzo alla prateria, vi sono pastori abruzzesi che vigilano sul territorio.
Si odono i richiami delle marmotte e soprattutto si possono ammirare decine di aquile volteggiare sopra le nostre teste, in particolare nella zona dell’osservatorio astronomico.
Mai visto tante aquile volteggiare intorno ad un luogo spesso affollato.
Fortunatamente ho una fotocamera digitale NIKON con una memoria SD di notevoli dimensioni e una GoPro altrettanto capiente, come avrei fatto altrimenti a immortalare questo paradiso con gli antichi rullini?
Suggerimenti
Chi vuole provare un’esperienza diversa può alloggiare nell’Hotel che fu la prigione di Benito Mussolini dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943.
La camera del Duce è conservata tale e quale come allora ed è visitabile.
Gli alloggi sono pittoreschi, il ristorante offre pasti succulenti, i prezzi sono abbastanza buoni e il paesaggio offerto, alle prime ore del giorno e la notte, sono particolarmente unici.
Questa regione è famosa anche per gli “arrosticini” e da queste parti ve ne sono di eccezionali, non perdete l’occasione di degustarli (leggi articolo su arrosticini).
Un ottimo posto è proprio sull’altipiano: arrivando da Fonte Cerreto non girate a sinistra per Campo Imperatore ma proseguite dritti, oltre a vedere cose meravigliose, ad un certo punto vi troverete difronte una macelleria (aperta nel periodo estivo) sempre molto affollata.
Li potete comprare gli “arrosticini” (li abbiamo pagati 30 centesimi l’uno) e cuocerli sulle griglie apposite appena fuori l’edificio: sono sempre pronte, con carboni ardenti.
Sui tavoli troverete anche il sale per condirli e panche per sedervi, è una esperienza veramente unica.
Se invece scendete a valle e percorrete il tunnel autostradale in direzione Teramo, vi consiglio di uscire a Isola del Gran Sasso e di recarvi a Tossicia, un piccolo borgo abruzzese nel cui centro storico vi è un ristorante, La Nuova Taverna, che ve li saprà far apprezzare.
Troverete anche degli ottimi primi a base di tartufo e altro.
Dopo pranzo vi suggerisco di visitare Isola del Gran Sasso e la basilica dedicata a San Gabriele dell’Addolorata meta, ogni anno, di migliaia di devoti.
Se potete trascorrere più giorni da queste parti, ve lo consiglio vivamente, vi sono molti percorsi dove far scorrere le proprie ruote, e diversi luoghi da visitare.