Giovanni Fidanza… ce ne parla la figlia Arianna

Giovanni Fidanza... ce ne parla la figlia Arianna
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Giovanni Fidanza... ce ne parla la figlia Arianna

Giovanni Fidanza, nato a Bergamo il 27 settembre 1965, come tutti sappiamo è stato un professionista tra gli anni 1988 e 1997, un grande velocista di cui ricordiamo le vittorie più prestigiose ovvero una tappa al Tour de France (1989 – “Aix-les-Bains – L’Isle-d’Abeau”) e una al Giro d’Italia (1990 – “Bari – Sala Consilina”) e in cui vinse anche la “maglia ciclamino” del primato nella classifica a punti.

Iniziato al professionismo con la Chateau d’Ax di Gianluigi Stanga, ha concluso la sua carriera nella gloriosa Saeco-Estro il cui capitano era un certo Mario Cipollini, soprannominato il “Re leone” (passando per la Gatorade di Gianni Bugno e il Team Polti) .

Lasciato l’agonismo, dal 1998 al 2011 è salito in ammiraglia in qualità di direttore sportivo di squadre professionistiche maschili di primo piano quali Team Polti, Alexia Alluminio, Index, Telekom, T-Mobile. Nel 2007 fonda una nuova squadra professionistica nel settore femminile, la Still Bike. Nel 2015 passa a dirigere l’Alé Cipollini Women’s Team e, nel 2017, l’Astana Women’s Team.

A fine 2017 brinda ad un nuovo ed importante progetto, la nascita del team da lui voluto sempre in ambito professionistico femminile, l’Eurotarget-Bianchi-Vitasana, le cui punte di diamante sono la figlia Arianna, professionista già dal 2015 e nota al grande pubblica, e la figlia Martina ora diciottenne promessa indiscussa del ciclismo internazionale.

Dopo questa breve è doverosa presentazione, lascio la parola ad Arianna nata a Bergamo il 6 gennaio 1995

Arianna, a quanti anni hai preso coscienza del lavoro di tuo padre Giovanni quale agonista “Campione” di ciclismo internazionale?

Sinceramente non ricordo, all’età di 5/6 anni.

A che età e con quali stimoli hai iniziato a pedalare su una bici da corsa?

Ho iniziato a pedalare su una bici da corsa a  6 anni. Vedendo due miei amici andare in bici mi hanno spinto a provare.

Quindi non è stato tuo padre a farti venir voglia di correre.

Arianna, ci racconti il “papà professionista”?

Non mi ricordo mio papà professionista in quanto non ero ancora nata o molto piccola.

Ho potuto vedere video e foto di alcune delle sue grandi vittorie.

Era senza dubbio un gran velocista che ha vinto una tappa al Tour e al Giro, oltre che altre vittorie nelle corse a tappe e anche l’ultimo “uomo” che lanciava Gianni Bugno nelle sue vittorie.

La tua passione come nasce e come si interseca con la vita e professionalità del papà ex prof e DS?

La passione per il ciclismo è nata da sola, poi sicuramente è stata alimentata con l’appoggio di mio papà e di mia mamma che mi hanno sempre sostenuta. Mio papà ha molta esperienza in quanto ha corso per molti anni da professionista e per altrettanti è stato DS in squadre professioniste.

Penso sia una fortuna perché mi trasmette consigli utili.

Vero Arianna, di esperienza ne ha veramente tanta sia come ex atleta che come direttore sportivo, l’ambiente lo conosce come le sue tasche.

Giovanni con voi è esigente? Duro?

Mio papà non è per niente duro con noi, anzi cerca sempre di trasmetterci molta tranquillità e serenità. Non è mai stato esigente, già lo siamo con noi stesse e da ex corridore sa quanto sia importante la tranquillità in ciò che si fa.

Condivido appieno quanto dici, la tranquillità è fondamentale ed è importante riuscire a possederla soprattutto nelle circostanze che indurrebbero a tutt’altro atteggiamento mentale.

Avete mai avuto la sensazione di essere state forzate a correre o vi ha aiutato a scoprire la passione che era già in voi?

Io non sono mai stata forzata a correre in bici, anzi inizialmente mio papà era sempre lontano da casa per gare e ha iniziato gli anni seguenti a seguirmi davvero in bici anche negli allenamenti.

Mi ha lasciato libera di scegliere, infatti prima di iniziare con il ciclismo praticavo ginnastica artistica e nessuno della mia famiglia mi ha mai messo nella testa di provare con la bici.

E’ uno sport di sacrificio: come conciliate lo studio, la professione ciclistica, la vita personale e la fatica?

Senza la passione e la determinazione di raggiungere ciò che si vuole non si riuscirebbe a praticare uno sport così esigente come il ciclismo.

Serve anche molta organizzazione per ritagliarsi del tempo per sè, soprattutto quando si è impegnati con la scuola come lo è mia sorella quest’anno che avrà gli esami di stato.

Come vedete il vostro mondo ciclistico femminile di oggi, rispetto a quello maschile e a quello all’epoca di vostro padre?

Il ciclismo femminile ha ancora poca visibilità rispetto a quella che si meriterebbe, nonostante negli ultimi anni il livello atletico e il numero delle ragazze che corrono sia notevolmente aumentato.

Il ciclismo maschile rispetto a quello passato è molto condizionato da schemi rigidi come numeri, tattiche, a volte quasi costruito a “tavolino.” A mio parere il ciclismo di qualche anno fa era più libero, in alcuni casi anche istintivo.

Nei nostri giorni si cerca sempre l’esasperazione, lo spettacolo per chi sta a guardare, si portano i corridori al limite con sempre più km e percorsi sempre più esigenti con una stagione ciclista che ormai non si capisce quando inizia e quando termina.

Inoltre è sempre più pericoloso allenarsi sulle strade attuali per il traffico, per il mancato rispetto di chi si trova alla guida e per le strade che sono malmesse.

Grazie Arianna, per quanto ci hai esposto, vorrei farti un’ultima domanda: come sta andando questa nuova esperienza appena iniziata alla Eurotarget-Bianchi-Vitasana? Ci spieghi il tuo rapporto con Martina sorella/compagna di team, con il DS Giovanni e le nuove compagne?

Quella iniziata è per me una bellissima esperienza, diversa da quelle che ho vissuto gli anni scorsi e senza dubbio ho trovato un ambiente sereno anche tra compagne.

Abbiamo subito creato un buon legame sia in gara che fuori.

Il mio rapporto con Martina è un rapporto unico, ci basta poco per capirci e in corsa una è alla ricerca dell’altra. Io come sorella maggiore ho un atteggiamento protettivo nei suoi confronti, entrambe sappiamo come aiutare l’altra. Insieme condividiamo tutto, se lei vince è come se vincessi io, sentiamo le emozioni una dell’altra in prima persona.

Anche con mio papà ho un legame speciale, è da sempre il mio punto di riferimento, la persona che mi consiglia e sa cosa dirmi nei momenti difficili.

Grazie ancora Arianna, grazie per i bellissimi e veri valori che ci hai raccontato. Questa società, il movimento ciclistico e dello sport in generale, ha veramente bisogno di persone come te, persone mature e che conoscono la fatica anche in giovane età.

Giovanni Fidanza... ce ne parla la figlia Arianna

Eurotarget – Bianchi – Vitasana

Beatrice Bartelloni
Ana Maria Covrig
Nicole D’Agostin
Arianna Fidanza
Martina Fidanza
Alice Gasparini
Gloria Manzoni
Paola Panzeri
Anna Pedroni
Debora Silvestri