E poi, e poi… Adriano De Zan

E poi, e poi... Adriano De Zan
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Chi non ricorda quel “E poi … e poi…” pronunciati dal grande cronista televisivo del ciclismo Adriano De Zan quando elencava i nomi dei ciclisti che superavano la linea del traguardo?

Ho iniziato a seguire il questo sport che avevo appena sei anni, si mi piaceva il calcio come tutti ma mi interessava di più la bicicletta, quella con il manubrio ricurvo, quella da corsa.

Forti in bici ci si può diventare anche in tarda età ma ciclisti ci si nasce, lo si ha nel sangue, nel DNA.

Nel ‘68, quando sono nato, lui era già commentatore da 14 anni (iniziò nel 1954) ed è stata per me e per tantissimi altri la voce ufficiale del ciclismo. Parlare di ciclismo senza menzionare De Zan o parlare di De Zan senza il ciclismo era impossibile.

Nato nel 1932 a Roma, visse in varie città del nord Italia, per seguire i genitori cantanti d’operetta. Dopo il liceo si iscrisse alla Bocconi per intraprendere gli studi di Economia ma, nel 1953, un incontro speciale con il telecronista Carlo Bacarelli, lo portò in RAI già dall’anno seguente.

Dal 1955 divenne il cronista ufficiale del Giro d’Italia e lo fu sino al 2000.

Dal 1993 al 1997 la grande corsa italiana passò dalla RAI a Mediaset e il cognome del cronista non cambiò ma il nome si, infatti fu il figlio Davide a commentare la corsa al posto suo.

Dalla sua voce abbiamo appreso e assimilato le grandi gesta di Moser, Saronni, i trionfi e le sconfitte del grande Marco Pantani, le volate di Mario Cipollini ma anche la tragedia di Fabio Casartelli al Tour de France il 18 luglio del 1995.

Non possiamo dimenticare la commozione di Adriano e Adorni che commentavano quella tappa: la voce roca, lunghi silenzi, il grande dolore provato era evidente (il video di quei momenti https://www.youtube.com/watch?v=XGJl6KtnQG0).

La sua voce acclamava anche le imprese Eddy Merckx (https://www.youtube.com/watch?v=g-friCuDDWI), Felice Gimondi, Urs Freuler, Hinault, la rivalità tra Bugno e Chiappucci e di tanti altri. Ebbe in studio anche un grande di sempre, l’unico e inimitabile Ginetaccio.

Memorabili i momenti in cui si percepiva la tensione nelle sue parole alla vista del Pirata in salita, quando sembrava imminente il lancio della bandana che ne preannunciava lo scatto bruciante: “Eccolo la, Eccolo la si è tolto la bandana” urlava in diretta (https://www.youtube.com/watch?v=-tsG7Br-R0k).

Indimenticabili le sue telecronache del 1998 con le vittorie di Marco Pantani al Giro d’Italia e al Tour De France e dello scandalo Festina.

La sua ultima telecronaca risale al 2001 quando, al Gran Premio di Camaiore, con le sue parole celebrò la vittoria di Michele Bartoli.

Ci ha lasciati il 24 agosto del 2001, in silenzio, a causa della leucemia.

Il grande Alfredo Martini, già ciclista all’epoca di Gino Bartali e CT della nazionale italiana, poche ore dopo lo ricordava così sulle colonne della Gazzetta dello Sport: “Ci ha lasciato in punta di piedi un grande amico del ciclismo, un bravissimo giornalista che sapeva trasmettere le sensazioni provate dagli atleti nel massimo sforzo. E’stato un uomo che ha amato il ciclismo sino in fondo“.