Creta

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Questa storia risale a qualche anno fa, esattamente alla fine di maggio, inizio di giugno del 1994.

Era la seconda volta che uscivo dai confini d’Italia (la prima mi ero recato a Londra in gita scolastica nel 1988).

Io e Caterina decidemmo di andare a Creta, una delle più belle isole greche, ricca di storia di cultura e soprattutto di una spettacolare coreografia naturale.

Decollammo dall’aeroporto Valerio Catullo di Verona il 29 maggio, e dopo poche ore di volo, sorvolando il mediterraneo, avvistammo la costa nord dell’isola di Creta.

Dopo un’ampia virata a bassa quota (dal finestrino si vedeva solo acqua), l’allineamento con la pista, il contatto con il suolo, la brusca frenata e il solito applauso inutile, l’aereo parcheggiò nell’apposito spazio a lui assegnato (la pista non è molto lunga, e alla fine di essa c’è il mare pertanto il pilota la deve sfruttare a pieno e non perdere nemmeno un’ attimo prima di attivare il sistema frenante).

L’aeroporto di Heraklion è abbastanza piccolo, molto frequentato. Dopo le consuete operazioni di sbarco, ritirammo il bagaglio e ci avviammo all’uscita dove l’addetto all’accoglienza del nostro Tour Operator ci aspettava per portaci in albergo.

Sembrava l’Italia meridionale; da una parte il mare, dall’altra centri abitati con case perennemente in costruzione, olivi, vitigni, automobili per lo più giapponesi e datate.

Il paesaggio, tipico mediterraneo, era affascinante.

Il colore del mare attraeva lo sguardo di noi appassionati, la voglia di bagnarsi era fortissima.

Giungemmo dopo poco più di un’ora al nostro albergo, l’Annabelle Village di Hersonissos.

Il villaggio molto bello, le camere ospitali, confortevoli, disposte come singoli appartamenti in casette di 3 o 4.

Dopo aver sistemato i bagagli ed esserci cambiati effettuammo un veloce sopralluogo girando per il villaggio e poi subito in spiaggia per vedere ciò che principalmente ci interessava: il mare.

Detto e fatto, in meno di 3 ore di permanenza a Creta eravamo già immersi in un acqua trasparente, limpida, molto simile a quella della Sardegna.

Ogni tanto ci sorvolava qualche aereo. Davanti a noi si erge l’ isolotto disabitato di Dia.

Il sole stava calando, e il paesaggio si colorava di un rosso Cretese, la musichetta Greca si diffondeva nel villaggio. Era ora di cena.

I prodotti erano quelli tipici, molto simili ai nostri, anche se, essendo un villaggio internazionale, c’erano vari piatti chiaramente anglosassoni.

Il villaggio era, e lo è tuttora, ubicato vicino al centro abitato di Hersonissos, un piccolo borgo prevalentemente turistico pieno di negozi e locali pubblici.

Raggiungibile a piedi dal villaggio, era la nostra meta serale.

Le giornate le trascorrevamo in parte in spiaggia e in parte a visitare siti archeologici e città caratteristiche.

Una prima visita fu quella al tempio di Knossos che dista solo 6 km da Iraklion (o HeraKlion). Prendemmo uno dei numerosissimi autobus che collegano le due località.

A Knossos, fiorente centro del potere minoico, regnava il mitico re Minosse e il suo palazzo era il famoso labirinto nel quale si introdusse Teseo per uccidere il Minotauro con l’aiuto del filo di Arianna.

Molte sono le perplessità che suscitano le ricostruzioni effettuate da sir Evans, l’archeologo che effettuò gli scavi; ciononostante la visita della sala del trono, del megaron della regina, della grande scalinata permettono di farsi un’idea di quella che doveva essere la vita degli antichi abitanti di Creta e il fasto della corte reale.

Prima di rientrare in albergo, ci fermammo a passeggiare per il centro della capitale, scendemmo sino al porto, camminammo lungo il molo. Mangiammo, ovviamente, al sacco.

La seconda escursione che facemmo fu quella che da Hersonissos conduceva alla spiaggia di Matala sul versante opposto dell’isola. Lungo il tragitto ci fermammo a visitare il sito archeologico di Gortys (le cui rovine sono letteralmente sparse tra gli uliveti.

Tra i monumenti di maggior importanza si possono visitare i resti della basilica di Aghios Titos e l’Odeon dove sono conservate le famose tavole delle Leggi di Cortina) e la lussuosa villa micenea di Aghia Triada (a circa 3 km.).

Percorsi 10 km da quest’ultima tappa giungemmo a Matala, famosa negli anni ’60 per aver dato rifugio a numerose comunità di hippies che qui venivano a svernare all’interno di numerose caverne risalenti all’epoca preistorica (sotto il livello del mare vi sono anche dei resti di un antico porto romano).

Spiaggia veramente incantevole, circondata di storia e di modernità. Tanti topless attraevano la mia attenzione, entravano ed uscivano dall’acqua, giacevano in posizione plastica sulla battigia dove il sole scaldava a più non posso.

L’acqua era particolarmente trasparente e molto fredda o almeno così ci sembrava. Feci numerose sommozzate, mi sbizzarrii nelle mie tecniche di apneista provetto.

La terza escursione, molto impegnativa ma veramente affascinante, fu quella che ci condusse all’isola di Santorini, raggiungibile via mare o via aereo dal porto o aeroporto di Iraklion.

Santorini ( gruppo insulare vulcanico sito nel mare Egeo appartenente alle Cicladi -75,79 Kmq; 7100 ab.- emerso in età preistorica), costituisce l’orlo orientale di un antico cratere invaso dal mare nel II millennio a.C. a seguito di un’eruzione a carattere esplosivo i cui racconti sono pervenuti a noi attraverso Platone.

L’ampia baia a forma di mezzaluna che ne deriva (la Caldera) è fronteggiata da gruppi di isolotti vulcanici costituiti dai deflussi lavici delle varie eruzioni, i cui nomi sono:

Thirassia, Aspronesi, Mikrà Kameni, Palea Kameni e Nea Kameni emerse con le eruzioni, ben note e precisate, del 97 a.C., del 1570, del 1707, del 1866 e del 1925.

Gli scavi hanno rivelato che fin dal IV millennio a.C. l’isola fu sede di una civiltà molto progredita scomparsa a seguito del cataclisma.

Nell’antichità l’isola fu abitata dai Minoici e poi da una colonia di Dori e pare che proprio da essi sia stata dedotta, a metà circa del VII sec. a.C., la colonia cui si deve l’origine di Cirene.

Nell’ isola di Thira, in località Akrotiri, è stato rinvenuto un villaggio di età minoica sepolto dall’eruzione avvenuta 3.500 anni fa.

Il borgo principale, Thira, è attualmente costituito da caratteristiche case bianche, da chiese ortodosse a cupola azzurra (vi è anche una chiesa cattolica in località Firostefani ) e numerose gioiellerie, arroccate lungo la parete interna dell’isola alta fino a 400 metri.

Giunti via mare all’interno della Caldera, attraccammo al piccolo porto turistico. Sbarcammo e ci trovammo immediatamente a dover prendere una difficile decisione.

Salire la collina, che ci trovavamo di fronte, a piedi, con l’asinello o in funivia. Decidemmo la seconda opzione, la più bizzarra ma anche la più caratteristica e tradizionale.

Ad ognuno venne assegnato un ciuccio e saliti in groppa ci avviammo, inseguiti da un vecchietto del posto che frustava gli animali e urlava “no problem” , verso la sommità lungo un’ampia scalinata di pietra ricoperta di sterco.

Giunti in cima, poco prima dell’arrivo, ci venne scattata l’immancabile foto ricordo.

Percorremmo le numerose vie, riservate esclusivamente ai pedoni, tra case bianche dal tetto piatto e le imposte azzurre e chiese anch’esse bianche con cupole blu.

Le strade perimetrali da un lato avevamo un muretto bianco che impediva di precipitare, dall’altra vari edifici. Il paesaggio era veramente incantevole in qualunque direzione volgessimo lo sguardo. Sul versante opposto si poteva ammirare un altro centro abitato in riva al mare vicino al quale si estendevano spiagge nere e non.

Tra queste vale la pena ricordare le spiagge di Kamari, Red Beach, Monolithos, Perissa, Perivolos e Mesa Pigadia.

Si fece tardi ed eravamo alquanto stanchi (lasciammo l’albergo alle 5 di mattina). Tornammo a piedi, giù al porto schivando le innumerevoli cacche. Era ora di partire, ci imbarcammo e da li a poco lasciammo l’isola.

Rientrati in albergo, veramente stremati, ci facemmo una bella doccia, ci tuffammo al ristorante e non molto dopo nel nostro bel lettino.

Un’altra escursione fu molto più riposante. Percorremmo a piedi la costa partendo dal nostro albergo in direzione del vicino paese.

Finita la spiaggia sabbiosa iniziò una scogliera molto frastagliata, tra le cui asperità prendevano il sole i primi naturalisti che i miei occhi videro. I primi perizomi.

La settimana volgeva al termine, iniziavamo ad assaporare la tristezza del rientro, e soprattutto il pentimento di non aver fatto una seconda settimana, visto che quell’anno potevamo permettercela.

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