A Gemona del Friuli, la cittadina simbolo del sisma del 1976, esiste un rudere di una antica cappella voluta da Sant’Antonio da Padova.
La nuova chiesa ingloba quello che rimane della prima cappella dedicata alla Beata Vergine delle Grazie, voluta dal santo di Padova che qui giunse nel 1227 durante la sua predicazione itinerante.
«Questa cappella è la memoria storica della presenza di sant’Antonio nella nostra terra» dice padre Celestino Dell’Osbel.
E’ stata ritrovata anche una antica iscrizione, ora visibile sul rudere, che testimonia che fu proprio il Santo a volere la sua edificazione.
«È una zona di raccoglimento e di preghiera: anche di notte qui si riposa bene, perché la ricercatezza dell’ambiente favorisce la preghiera e l’incontro con la grazia del Signore, in particolare nella Riconciliazione», continua padre Celestino Dell’Osbel .
Il Santuario di Sant’Antonio, edificato dopo il violentissimo sisma del 1776, fonde in se antico e moderno.
La sua struttura portante è in cemento armato antisismico, le volte in legno.
I grandi mosaici (il rosone laterale, raffigurante il Cantico delle creature, e il mosaico Cristo luce del mondo), attraversati dal sole, danno vita ad un tripudio di colori e rendono l’ambiente caldo e accogliente.
Sul lato sinistro dell’altare vi è la «cella del Santo»: un angolo di silenzio nel quale è possibile raccogliersi in preghiera, ma anche un ulteriore segno tangibile della presenza di Antonio in questo luogo.
Una Chiesa che accoglie, raccoglie, scalda e nutre, inserita in una città rasa quasi interamente al suolo e perfettamente ricostruita.
Se passate per questi luoghi, fate visita al teologo dei francescani.
Il poverello di Assisi, infatti, lo aveva incaricato dell’educazione dei suoi frati.
A tale proposito ricordo il famoso libro” I Sermones” di Sant’Antonio.