C’era chi pagava per non essere controllato

C'era chi pagava per non essere controllato
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Le cronache passate raccontano delle donazioni fatte a chi effettuava i controlli antidoping.

Se c’era, e forse c’è ancora, chi pagava per scongiurare un controllo, probabilmente c’era pure chi si faceva pagare per controllare Tizio piuttosto che Caio.

Se poi ricordiamo che l’Italia è la prima nazione in Europa per livello di corruzione e 69° nel mondo, e quasi naturale pensare che sia solo una questione di prezzo.

Forse, ripeto forse, è ciò che potrebbe essere successo al nostro campione romagnolo.

Era il più forte, un vero talento naturale, e dava, si dice, tanto fastidio a molti operai della fabbrica chiamata sport.

Cosa si poteva fare? Sputtanarlo, la cosa più semplice. In certi ambienti si usa la calunnia, la diffamazione, la cosidetta macchina del fango.

La cosa però potrebbe essere sfuggita di mano.

Quando si ha a che fare con le persone non vi sono mai esiti certi e prevedibili.

Forse Mister X, o il clan Y, volevano distruggerlo professionalmente, come molti scellerati fanno in ogni settore.

Fatto sta che forse hanno ucciso prima lo sportivo, poi l’uomo e poi il suo corpo.

Un disastro.

Nel mondo del lavoro è all’ordine del giorno.

I carrieristi che non hanno mezzi per sopravanzare gli altri, usano metodi alternativi, spesso illeciti, per eliminare la concorrenza.

Un esempio televisivo sono i vari talk show politici: alzare la voce, non far parlare il prossimo, interrompere sempre, sono mezzi per non dire tanto e per non far dire nulla.

E poi si passa all’omicidio e al depistaggio, vedi caso Ilaria Alpi.

L’uomo non è una macchina non esegue istruzioni sempre allo stesso modo e con le stesse reazioni.

Ogni uomo e donna sono simili ma totalmente diversi.

Non si può mai sapere cosa ne sarà della vittima designata.

E a molti, purtroppo, non interessa nulla del male che fanno agli altri, direi pure che godono a veder soffrire la loro vittima.

Siate diversi.