Pantani è tornato, il libro di Davide De Zan

Pantani
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Prima di entrare nel merito del libro “Pantani è tornato“, vorrei parlare del Davide De Zan scrittore.

Non ho letto in realtà molti libri scritti da lui, prima di questo solo “In Fuga” e sono sufficienti per dire che quando inizi a leggere non riesci più a fermarti.

I paragrafi, le pagine sono ben strutturate, hanno punti e virgole dove esattamente devono stare ma quasi non servono.

Mi trovo ogni volta a iniziare un capoverso e a raggiungere la fine dello stesso tutto d’un fiato, passando da una parola all’altra con una fluidità impressionante.

Il tempo di leggere non è molto ma ogni giorno qualche paginetta la studio

Con i libri di Davide so quando inizio ma non so mai quando smetto.

Una parola segue la precedente e, una pagina dopo l’altra, mi ritrovo nel cuore della notte a poche ore dal suono della sveglia.

Un po’ come quando inizi a degustare una birra fresca nella calura estiva: ti bagni le labbra, cogli il fresco e il gusto e la butti giù sino all’ultima goccia.

E’ uno stile chiaro, efficace, concreto e comprensibile a tutti; lo stile che prediligo.

Vi è cura dei dettagli, i concetti sono limpidi come l’acqua di sorgente e vengono assimilati come farebbe una spugna.

Sarebbe un’ottimo docente.

Una peculiarità di De Zan è che non ha paura di raccontare aspetti della sua vita privata, aneddoti e situazioni che vanno ben al di fuori della mera cronaca di una corsa o di una opinione personale.

Davide, e non lo fa di certo per vendere una copia in più, sa emozionare quanto emozionarsi ed è più che evidente il suo intimo rapporto con Marco Pantani e la famiglia.

Le sue parole, l’enfasi che le trasporta, le lacrime che a volte fanno breccia non mentono.

Il testo

Marco è morto il 14 febbraio 2004 in una camera di albergo? Quel giorno è morto l’uomo, l’atleta-campione ha iniziato a morire il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio.

L’autore inizia raccontando in pochissime parole chi era Marco.

Lo fa riportando un episodio della sua giovinezza, delle prime pedalate su una vecchia bici.

Con poche frasi, grazie al suo stile di cui vi ho raccontato qui sopra, ci illumina sulla personalità del protagonista del racconto.

Dalla fanciullezza si fa un salto nel tempo. Davide ci narra la sua giornata, il suo 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio.

Le sue ore da cronista in quella mattina indimenticabile per tutto il mondo del ciclismo mondiale.

Svolgere il suo lavoro di reporter quel giorno fu difficile. Arduo fu fare cronaca con il cuore dolente.

Lui, meglio di tanti altri, colse il senso di quelle parole pronunciate da Marco Pantani mentre lasciava l’hotel:

Io sono stato controllato già due volte, avevo già la maglia rosa e avevo 46 di ematocrito. Oggi mi sveglio con una sorpresa. Credo ci sia qualcosa sicuramente di strano e devo dire che ripartire, questa volta … sono ripartito dopo dei grossi incidenti… ma moralmente, questa volta, credo che abbiamo toccato il fondo.

Marco Pantani

Un altro salto nel tempo, solo apparentemente lungo, da Madonna di Campiglio agli sudi Mediaset di Milano, dal 1999 al 2013.

Quel giorno Davide De Zan doveva incontrare Tonina Pantani, l’avvocato De Rensis e Federica Panicucci, la conduttrice di Mattino cinque.

Davide De Zan promette a Tonina che non lì’avrebbe mai lasciata sola e che avrebbe scoperto la verità su Madonna di Campiglio. Da qui le pagine scorrono e affascinano parola dopo parola.

Teorie, prove, interviste, documenti, testimonianze tutto va nella direzione opposta a quella sino a quel momento messa nero su bianco dagli inquirenti.

Dalla confidenza di colui che non volle mai rivelarsi, alle parole del dottor Rempi, al tempo medico della Mercatone uno, agli esiti delle analisi di Imola (ospedale accreditato UCI), alle spiegazioni del dottor Massimo Locatelli sulla “deplasmazione” passando per l’intervista rivelazione a Vallanzasca è tutto un susseguirsi di emozioni, di dati scientifici, di spiegazioni più che plausibili e concrete.

E poi quel 14 febbraio 2014; Mamma Tonina volle una grande festa per Marco.

A quella festa ho partecipato anche io.

Il racconto prosegue con l’intervista a Roberto Pregnolato, il massaggiatore di Marco e con riflessioni personali dell’autore.

Il libro racconta nei dettagli tutta la vicenda, da Madonna di Campiglio alla riapertura del caso Pantani a distanza di 10 anni.

Veramente un bel libro, esauriente, da leggere se si vuole avere un quadro dettagliato sulla vicenda del compianto colosso del ciclismo mondiale.

“Mi hanno inculato” disse Marco ai suoi compagni di squadra, lasciando l’hotel di Madonna di Campiglio.

“I Capitani non mentono alla propria squadra”, affermò Stefano Garzelli.

Buona lettura