Le distanze non sono poi enormi se i cuori sono uniti. La distanza geografica, la distanza metafisica sono in qualche modo colmabili grazie ai forti legami che intercorrono tra l’amata e l’amato.
Tra mamma e figlia il cordone ombelicale, infondo, non si taglia mai. E quando una donna di appena cinquantanni, mamma, sorella, colpita da una grave malattia lascia questa terra il cuore sussurra parole d’amore in chi resta.
Così si esprime Lucia, la piccola Lucia nei confronti della mamma ascesa al Padre.
” Quel visino piccolo, gli occhi marroni come i miei e quel sorrisino dolce che non puoi non amarlo.
Si, stiamo parlando della mia mamma, della mia Rosa, della stella che se alzi gli occhi al cielo e quella che brilla di più.
La mia mamma, e diventata un angelo, perché a volte nella vita succedono cose che non sempre ci si trova delle soluzioni.
La mia mamma ha lottato 3 mesi contro quel male brutto, quel male che ti butta giù, che ti fa perdere i capelli, quel male che a volte ti sconfigge.
Esatto, quel male ha portato via il mio pilastro più importante, il pilastro della famiglia, la mamma, la moglie, la zia, la figlia, l’amica più dolce e sensibile di questo pianeta.
La mia mamma mi ha insegnato tanto. Mi ha insegnato a non mollare mai, Mai, a lottare fino alla fine, mi ha insegnato la vera sofferenza, mi ha fatto capire con degli sguardi il vero dolore, mi ha insegnato cos’è la forza di combattere.
Mi ha insegnato ad amare, tutti, belli e brutti, cattivi e bravi, mi ha insegnato ad essere una donna come lei.
Hai sofferto tanto, e noi con te, non ti ho lasciato mai, per nessun motivo, abbiamo riso e pianto insieme, notte e giorno, sempre mano nella mano.
Dopo 3 mesi, ora sei libera di andare dove vuoi, riprenditi tutto mamma, vola libera e in alto,sempre.
Sei la stella più bella e sono fiera di avere una Mamma come te. Grazie per le lacrime, i consigli, le chiacchiere alle 3 di notte, le litigate, grazie di tutto.
Mamma salutami nonno Nicola e nonno Antonio, splendi sempre, buon viaggio Mamma.
Ti amo.” (Lucia 20 agosto 2019)
Sono le parole di Lucia, un giovane ragazza che da poco ha perso la sua mamma.
Eravamo molto amici, oltre che parenti, io e sua mamma Rosa. L’ho sempre ammirata e stimata.
Erano gli anni della nostra giovinezza quando l’estate, terminata la scuola, lasciavamo il nord italia per trascorrere le vacanze dai parenti materni.
Scendevamo in treno io e mio fratello, assieme alla nonna e allo zio, fratello della mamma.
Si partiva la notte per giungere a Salerno alle prime ore dell’alba. Ci si rinfrescava il viso nei bagni della stazione e si mangiava qualche cosa che ci eravamo portati da casa, allora non si andava in bar o al ristorante di frequente, soldi non ne avevamo.
Si attendeva insieme l’arrivo della corriera, la Pecori, che ci avrebbe portati al paese sui monti Alburni.
Dopo circa 650 chilometri in treno, e non quelli di oggi, ci aspettavano quasi 50 chilometri con molte curve.
Stanchi e ben tartassati dopo l’ennesima sterzata, scorgevamo il cartello del paese “Controne” e iniziavamo a rilassarci, eravamo arrivati.
Avevamo una piccola casa, molto piccola, in tutto una stanza. La nonna aveva fatto mettere una parete sottile per dividere il bagno dal resto dell’abitazione. Vi erano due letti, di quelli che di giorno sembrano mobili, una brandina e, non di rado, io dormivo sul materassino da spiaggia a terra vicino al tavolo.
Quando poi arrivavano i genitori ed il resto della famiglia, ci spostavamo al piano superiore, gli zii ci davano una grande stanza da letto dove dormivamo tutti insieme.
Eravamo liberi, ci alzavamo quasi sempre non prima di mezzogiorno, si andava a pranzo e poi si tornava a letto per il pisolino obbligatorio. Dalle 16.00 si iniziava la vita di paese, che terminava quasi sempre alle prime ore del mattino seguente.
Il paese era ed è piccolo, ci si conosceva tutti e molti erano pure nostri parenti. Il giorno seguente al nostro arrivo, nonna voleva che andassimo a salutare tutti. Il giro era lungo e i baci delle giovani vecchiette e di tutti gli altri non ci piacevano molto. Quando tornavamo a casa ci lavavamo la faccia. Stesso tour a fine vacanza.
Eravamo indipendenti, il paese era sicuro, non c’era delinquenza, non c’erano pericoli, si andava al fiume a fare il bagno o, qualche volta nella vicina Paestum.
La nostra fortuna fu lo zio Antonio, 20 anni più grande di noi, che ci portava ovunque con lui e i suoi amici. Divennero presto anche i nostri amici, in particolare Marcello e Marco, che divenne un bel po’ dopo il marito di Rosa.
Papà e mamma non si spostavano quasi mai dal paese salvo per visita parenti o per la consueta gita/pellegrinaggio a Pompei.
Uno ne approfittava per risposarsi e sedeva spesso davanti la macelleria di Salvatore e Maria, l’altra, la mamma, aveva il suo bel da fare con le nostre cose e con le signore del paese.
Evevamo la stessa età io e Rosa. Lei non si vedeva molto, ci salutavamo, e quando si stava insieme erano sempre bellissimi momenti.
Ha dovuto vivere da grande anche quando era piccina. Erano in 7 fratelli e lei dovette presto occuparsi della casa e dei più piccoli.
Il suo volto, il suo sorriso non lo scorderò mai. Era giovane ma aveva spesso i segni della stanchezza, di chi non ha giocato ma “faticato”.
Un mese fa arrivò quella telefonata da parte di un’altra grandissima amica, e cugina di terzo grado, che mi annunciava che Rosa non c’era più.
E poi le parole intense di Lucia.
“A volte ti soffermi a pensare, come sarebbe stato oggi se tu fossi ancora qui?
A questa domanda non ci sarà una risposta, ma rimangono solo tanti ricordi, che è difficile dimenticare.
Il problema è che questo dolore non passa, mi manchi, ma non c’è una spiegazione,una parola per definirlo.
Un emozione forte che ti prende a volte particolarmente.
Mi manca vederti cucinare, quando tornavo da scuola, scherzare, sfottermi, ridere, arrabbiarti.
Sono tante le cose che abbiamo condiviso. Mi è capitato di sentire ancora il tuo profumo nell’aprire gli armadi o accarezzare una tua giacca, cosa si fa per sentirti ancora accanto?!
Sei andata via con un rammarico: quello di non essere riuscita a vedermi crescere, diventare una donna, però non sentirti in colpa, mi guarderai da lì, forse un po’ da lontano, ma credimi mamma, io lo guardo sempre quel cielo, quel sole, che splende come te.
Mi è capitato di sognarti, eri bella, sorridente, lì vuol dire che stai bene. Ti mando un bacio nel vento, con la speranza che ti arrivi. Mamma. ❤️” ( Lucia 25 settembre 2019)
Aveva sempre parole dolci per me, ci vedevamo poco ultimamente, ma uno sguardo, una parola bastavano per capirci.
Rosa mi manca molto, è una donna che ha dato veramente la vita per gli altri, per la famiglia.
Rosa, ha dato la sua vita prima per i fratelli e sorelle e poi per i suoi figli.
Dio esiste ed ama i suoi piccoli. Rosa ha dato tanto e riceverà tanto da nostro Padre.
Stanne certa Lucia.
“Nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po’ incosciente
Nelle scuse di quei tuoi probabilmente
Sei quel nodo in gola che non scende giù.
Mi manchi mamma.❤️” ” (Lucia)