” Un ragazzo in fuga, ma solo in bicicletta” è tratto dal libro “Storie d’amore che non interessano a nessuno” scritto da Eugenio Malaspina, ed. Albatros
Jacopo Mosca è nato il 29 agosto del 1993, un anno prima del debutto vincente di un certo Marco Pantani, il Pirata.
Nel 1994 io e Caterina ci siamo sposati e, dopo il viaggio di nozze, andai con lei a conoscere i suoi parenti piemontesi a Luserna San Giovanni. Passai proprio per Osasco dove Jacopo, un anno, forse stava muovendo i suoi primi passi.
Era il 2017 quando iniziai a seguire da vicino un team ciclistico di professionisti: una “Professional” che sta tra le “World Tour”, a monte, e le “Continental” a valle.
Una buona squadra con sede vicino a Pistoia in cui, tra gli altri gareggiava un giovane talento, l’uomo delle fughe, Jacopo ora diventato adulto.
Non è uno scalatore puro, nemmeno un velocista ma quando scatta e lascia il gruppo alle spalle, ci vogliono chilometri e chilometri prima di riprenderlo e non sempre ci si riesce.
Ha partecipato a un Giro d’Italia e una Vuelta a Espana e a quasi tutte le gare più importanti del panorama ciclistico italiano. E’ volato in Cina e ovunque il direttore sportivo l’ha mandato.
Non saprei dirvi le percentuali esatte ma credo di non sbagliare, se non per difetto, se dico che è andato in “fuga” almeno nell’ottanta percento delle competizioni in cui ha corso.
Grazie a questa sua caratteristica ha conquistato la classifica a punti della Tirreno-Adriatico del 2018. Nello stesso anno, in una Milano-Sanremo di 291 chilometri, ne ha percorsi circa 250 davanti a tutti.
Le regole del mercato sono particolari, a volte sembrano incomprensibili a chi non è del mestiere e anche a chi lo è, fatto sta che ad inizio 2019 Jacopo è rimasto appiedato, nessuna squadra lo aveva ingaggiato.
Lui però non ha mai smesso di credere nel suo sogno ed ha sempre continuato ad allenarsi. Non l’avevo mai perso di vista, e mi sembrò veramente strano che il suo “viaggio” dovesse finire in quel modo.
Scrissi un primo articolo in quei giorni, dal titolo “Un team per Jacopo”. Iniziava così: «È un gran peccato, veramente una nota triste del già provato ciclismo italiano, vedere Jacopo Mosca ancora senza squadra», e finiva con queste parole: «dategli la possibilità di continuare a correre, se la merita».
Quell’articolo fu molto letto e suscitò interesse in Jacopo in primis. Dopo quel testo vi fu il primo contatto epistolare tra noi. Mi ringraziò dicendomi che quelle mie parole erano servite. Conobbi pure la mamma e il resto della famiglia, merito del potere positivo dei social network.
Poco tempo dopo arrivò l’annuncio d’ingaggio in un team “Continental”, in un certo modo è stato un passo indietro, ma Jacopo poteva ancora gareggiare ad alti livelli.
A metà febbraio il debutto con il nuovo team a Laigueglia, nella classica di inizio stagione ciclistica italiana. Gara vinta dall’ex compagno di squadra Simone Velasco e che lo ha visto ancora una volta “in fuga”.
Dopo l’arrivo ci siamo incontrati e salutati, il tempo di una foto e di degustare ottimi biscotti fatti da mamma Claudia.
A marzo arriva la convocazione in nazionale del CT Davide Cassani, che gli da la possibilità di correre in Azzurro il Gran Premio Città di Larciano, sulle strade di casa del suo precedente team.
Sempre in azzurro ha partecipato alla Settimana Coppi& Bartali conquistando, nella penultima tappa, il terzo gradino del podio al termine di una fuga a cinque.
Ad agosto 2019 la svolta, la Trek-Segafredo ha chiamato Jacopo a correre con un contratto sino a fine 2019.
Dopo poche gare locali, decidono di mandarlo alla Vuelta a Espana, uno dei tre giri a tappe più importanti del mondo. A inizio di settembre la conferma: Jacopo Mosca vestirà per tutto il 2020 la stessa maglia de fratelli Nibali e correrà nel team World Tour, la massima categoria.
Siamo spesso in contatto e ci vediamo alle gare a cui posso assistere. L’ho ammirato da vicino, proprio da vicino, all’ultimo Giro dell’Emilia, quando ha affrontato ovviamente “in fuga” in solitaria e per ben tre tornate, la salita di San Luca a Bologna.
Non potevo certo mancare alla sua festa in quel di Osasco, un piccolo paese a due chilometri da Pinerolo in Piemonte. Giornata grigia ma solo in termini meteo, per il resto una grande festa, tutti attorno a lui, alla sua famiglia e ai colleghi Fabio Felline e Marengo, anch’essi della zona, che hanno voluto essergli vicino.
Il professionista della Trek-Segafredo, questo è oggi Jacopo, ha dedicato la sua festa ai concittadini, agli amici e a tutti i bambini che sono accorsi numerosi per pedalare al suo fianco. Tanti bimbi con le loro biciclette si sono divertiti e hanno fatto divertire ed entusiasmare gli altri partecipanti.
I bimbi sono fantastici, purtroppo sono gli adulti che spesso li rovinano, loro hanno voglia di divertirsi, di sognare di diventare ciclisti, di inseguire i loro campioni: parlavo con uno di otto anni, sapeva di squadre, di favoriti e ne parlava con la purezza e lealtà come dovremmo fare tutti.
A Pinerolo, dopo quaranta anni, presto tornerà una squadra ciclistica giovanile. È una lacuna che andava colmata e a breve lo sarà anche con l’impegno dei tre professionisti locali, in particolare di Jacopo che è proprio di quel luogo.
La giornata è stata molto importante anche perché, Jacopo Mosca ci ha fatto conoscere l’associazione AMA.le Iqsec2 che prende il nome da tre bambine: Annalisa, Matilde e Alessandra che soffrono per una malattia rara.
Si contano solo 100 casi nel mondo. Ho conosciuto Matilde, una bimba stupenda con la passione per i cani. È stato facile fare amicizia grazie al mio labrador Mela. Vi chiedo a tutti di stare vicini a loro e alle loro famiglie.
Il ciclismo è anche volersi impegnare con gioia, chi pensa solo a pedalare e a guardare la ruota davanti, si perde un universo di sfaccettature e di pianeti che fanno parte del sistema ciclismo.
Jacopo è un professionista della bici e nella vita.