Era il 1999, assieme ad alcuni compagni di corso e a quelli del secondo grado, andammo quindici giorni in vacanza all’Isola d’Elba.
Avevo acquistato da un privato un gommone usato con chiglia in vetroresina di cinque metri e un motore da venticinque cavalli Johnson.
Lo portai al seguito, così fece anche un altro sub di nome Fosco con la sua barca ben più grande e performante della mia.
Tra me e lui c’era intesa anche se io ero sempre super attento e lui molto di manica larga per profondità e grandi gesta. Ci completavamo a vicenda, più o meno.
Pur avendo il limite di brevetto sino a trenta metri, lui andava ben oltre e, per mantenere la coppia intatta, seppur con la consapevolezza che stavo facendo una cosa non del tutto nella norma, lo seguivo stando leggermente più alto di lui.
E’ importantissimo rimanere uniti al compagno, per la propria e l’altrui sicurezza. Entrambi si dovrebbe essere in grado di gestire una situazione critica, ma non sempre è così.
Lo capii in seguito, quando in viaggio le coppie venivano fatte sul posto e non conoscevi l’altra persona.
All’Isola d’Elba eravamo situati a Sant’Andrea nel comune di Marciana Marina.
Una bella insenatura con una piccola spiaggia e un altrettanto piccolo porticciolo.
Ci si immergeva tutti i giorni, è l’unico modo di fare esperienza ed acquisire abilità.
Avevamo attrezzatura propria, imbarcazioni proprie, al diving facevamo caricare le bombole.
Autonomi!