Mentre l’Unione Ciclistica Larcianese cerca di salvare la propria gara proponendo il 6 settembre come possibile data in cui correre, il campione del mondo a cronometro esce di casa violando di fatto le disposizioni governative.
Il fatto sarebbe probabilmente passato inosservato se il corridore della Ineos non avesse postato sui social un messaggio inequivocabile:
“Giorno 34, mi sono stufato e sono uscito di casa. Covid-19 puoi succhiarmi il c…”
Grande il caos creato, tanto che Rohan Dennis residente in Spagna, ha deciso di oscurare i suoi profili social.
La Ineos, ex SKY, si batte sin dal primo giorno per tutelare i suoi atleti e tutto il ciclismo. Ha addirittura affermato che non correranno il Tour de France se non sarà garantita la sicurezza di tutti.
A Cycling News Rigoberto Uran ipotizza conseguenze drammatiche per il ciclismo mondiale. Definisce il ciclismo uno sport povero intendendo che si basa solo sulle sponsorizzazioni.
Parlando alla Federazione colombiana così si esprime il campione:
“Il ciclismo è uno sport povero perché è supportato solo dalle imprese, se il Tour non si svolgesse sarebbe una catastrofe. Ad esempio, delle 18 squadre World Tour solo tre potrebbero sopravvivere e le altre affrontano un futuro molto complicato“.
Nel frattempo molti campioni si cimentano in tour virtuali o vere e proprie maratone come quella appena portata a termine da Giulio Ciccone – Trek Segafredo.
Il giovane campione vincitore dell’ultima edizione del Trofeo Laigueglia, domenica scorsa alle 8.00 di mattina a iniziato a pedalare sui rulli ed ha proseguito sino a sera, scalando 10 mila metri di dislivello.
Di idee diametralmente opposte è invece Peter Sagan, ex pluricampione del mondo su strada, che ha annunciato che lui non è un corridore virtuale:
“Io sono un corridore vero e non virtuale, sono in quarantena nella mia casa di Montecarlo e mi alleno sui rulli, ma sto perdendo le sensazioni che si provano in strada. Mi mancano molto le corse ma per fortuna sono in salute mentre nel mondo ci sono persone che stanno male. Non vedo l’ora di poter correre il Tour de France, ovviamente in strada”
Non tutti però sono costretti sui rulli, Greg Van Avermaet della CCC si allena all’aria aperta ma dovrà rimanere fermo per un problema al ginocchio:
“Ho problemi al ginocchio a causa della posizione sulla mountain bike”
Tra le ipotesi, quella più accreditata vede il Tour de France a settembre e Giro d’Italia e Vuelta ad Ottobre.
Secondo Alessandro Ballan sarà un tour de force quello che vedrà, forse, la stagione ciclistica accentrata tutta nell’arco di 4 mesi.
Francesco Moser vede bene il Tour in settembre, vi è meno caldo che in luglio, i corridori potrebbero beneficiarne. Vede meno con buon occhio il Giro d’Italia in ottobre, ecco cosa dice:
“Non cambia tanto, a luglio in Francia si muore dal caldo, si soffoca in certe tappe e il clima mite aiuterà i corridori in certi tapponi. Sotto il profilo climatico è il Giro a ottobre la cosa più strana da pensare. Ma se è l’unico modo per non cancellarlo, hanno fatto bene“. (L’intervista)
Insomma, una bufera violenta si è abbattuta su tutte le realtà mondiali così anche sul ciclismo.
Ancora tante ipotesi, pensieri, opinioni, nulla di certo, nulla di veramente pianificato. Come sarebbe possibile farlo?
Intanto si aspetta il verdetto dei Governi.
Certo è che se non si ricomincia potrebbe finire veramente male per le aziende che sponsorizzano, per i loro dipendenti e le famiglie e, di conseguenza, per i team.