Ci sono ancora delle speranze nel cuore dei team manager e dei tifosi, ma inizia ad aumentare il pessimismo fondato su ragionamenti più che concreti
Lo ha detto anche Luca Scinto, DS della ViniZabù Ktm – in diretta Instagram, che potrebbe essere possibile la non ripartenza.
Tante le riflessioni soprattutto sulla natura dei team, di fatto aziende che vivono di sponsorizzazioni.
Se non si produce, le aziende tagliano prima di tutto le sponsorizzazioni e questo porterà quasi sicuramente a rudurre gli organici delle squadre e, nel peggiore dei casi, a chiuderle.
Chi rischia di più sono le professional e le continetal, alla continua ricerca di sponsorizzazioni spesso provenienti da piccole aziende.
Se le fabbriche non lavorano e quindi non incassano, dice Scinto, come fanno a pagare le sponsorizzazioni? “non so” dice “se a giugno ci daranno i soldi pattuiti, e li capisco”.
Ad agosto si potrebbe tornare a correre ma con che criterio? Se siamo in gara e trovano un positivo al covid-19 cosa succede? Bloccano tutti negli alberghi per 14 giorni?
E’ una crisi di proporzioni talmente grandi che ancora non abbiamo ben identificato i confini. Possiamo solo immaginare le dimensioni del danno economico arrecato dal covid-19 e tutto quello che ne consegue.
Quali e quante gare potranno essere corse in tre mesi? Ci si potrà spostare oltre confine nazionale? Se si dovrà rimanere in Italia che gare saranno una Sanremo o un Giro d’Italia di soli italiani?
Tante troppe domande senza nemmeno una mezza risposta.
Il ciclismo è una macro azienda dove la punta di diamante sono i ciclisti ma, a piramide, scendendo verso la base troviamo direttori sportivi, tecnici, meccanici, autisti, massaggiatori, giornalisti, pubblico, hotel, bar pizzerie.
C’è tantissima gente che vive e da da vivere alla propria famiglia grazie alla bicicletta.
E’ una azienda che produce reddito, paga le tasse, muove milioni di persone ogni anno, ed ha il diritto di lavorare come tutti.
Il problema contagio però è sempre dietro l’angolo.