In una delle ultime interviste rilasciate da Marco Pantani, lui si mostrò piuttosto sereno e riflessivo.
Faceva il punto della situazione e meditava il da farsi nel suo futuro.
“Ho addirittura paura di vincere” mi confidò, sto “Bene. Molto meglio. Sono sereno. E’ un momento particolare di riflessione intensa.
Devo decidere cosa fare della mia vita. Insomma, uno di quei periodi in cui non c’è più posto per il ciclismo“.
Forse potrei “gestire come manager una squadra potrebbe anche piacermi, sarebbe una sfida interessante, ma alla fine dovrei lottare con quello stesso sistema che ho sempre combattuto quando correvo: principi sbagliati, logiche che non ho mai condiviso, interessi di parte che non tutelano abbastanza i corridori.
Se tornerò nel ciclismo, lo farò in un altro modo… vorrei avere la possibilità reale, di cambiare veramente il sistema.
E di restituire alla gente il ciclismo che ama. In questo momento, credetemi, sto pensando a tutto fuorché al ciclismo … in bicicletta ci vado giusto per mantenere la gamba” (da Repubblica.it)
Anni dopo, su Facebook Tonina Pantani, la mamma di Marco racconta un fatto duro, vero, e forte come un pugno nello stomaco:
“La stessa cosa che disse mesi prima di morire (cognome) Lo incontrai ad una festa … l’ho preso da parte e gli ho detto: perché non vi ribellate, fate sciopero, invece andate a correre, mi sembrate un branco di pecore con la testa dentro ad un sacco.
Tu saresti contento se i tuoi figli praticassero Ciclismo?
Lui mi disse: in questo modo no Tonina ma se ci ribelliamo ci fanno fare la fine di tuo figlio ma no uno solo, come era alla fine Marco, ma tutti assieme è impossibile perché c’è gente che vive di quello stipendio.“
Siamo in molti a rimanere vicini al campione, vicini a Marco e alla famiglia per quanto umanamente possibile.
Tutti noi che seguiamo da vicino la storia del cesenate capiamo e comprendiamo le parole di una mamma a cui hanno tolto un figlio.
Dopo aver ricordato l’episodio del suo dialogo con il compianto, Tonina ha aggiunto:
“Da li ho capito tante cose, ci siamo abbracciati e l’ho ringraziato. Ecco perché tutti stanno zitti e in questi anni non ho trovato uno con le palle“.
E’ noi ora siamo ancora più rammaricati, addolorati anche per il fatto che questo ambiente non è quello che vorremmo e che sarebbe giusto aspettarsi.