A me non piace Alessandra De Stefano come cronista, al di la della puntata di ieri, lo dico in premessa.
Corre sempre e ha l’anda di quella che sa tutto lei.
Non sentivo la sua mancanza, diciamo così.
Riguardo l’articolo di Cristiano Gatti dal titolo “il processo sommario del Processo“, trovo delle verità, al di là di Marco, ovvero che i processi televisivi non sono un granché, vedi Bruno Vespa e i suoi plastici.
Altra cosa sono le inchieste televisive, come le Iene ad esempio, o Report, che hanno sollevato e contribuito spesso a risolvere casi chiusi in due e due quattro.
Entrando nel merito, Tonina ha detto cose che molti condividiamo, ha detto che sa chi può essere stato ad uccidere Marco ma che ci vogliono le prove.
Questo il giornalista Gatti non lo riporta. Non dice che Tonina sa che ci vuole del materiale utile a sostegno delle proprie certezze o teorie.
Non dice nemmeno, nel suo articolo, che la Giustizia dei tribunali, non è sempre la Giustizia reale.
Lo ha affermato anche, in un convegno pubblico sulle stragi italiane, Pietro Calogero ex procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Venezia.
Non dice nemmeno perché Tonina afferma certe cose: le indagini fatte e documentate che lasciano mille dubbi in chiunque abbia la voglia di leggerle.
Non si chiede di procurarsi i faldoni di incartamenti prodotti e archiviati nelle varie procure, basterebbe guardare qualche trasmissione d’inchiesta, o leggere i libri scritti in questi anni da molte firme autorevoli.
Il giornalista Cristiano Gatti non ha nemmeno ricordato che l’intervistata, Tonina Pantani, ha il diritto di esprimere il suo pensiero su una TV pubblica, proprio perché tale.
Se a molti, non esperti del caso, le sue parole possono essere sembrate solo espressione di rabbia senza fondamenta, coloro che hanno avuto la voglia di approfondire sanno bene che vi sono più delle fondamenta, ma pure dei muri portanti: manca il tetto e gli arredi.
Che “il mondo è in mano ai mafiosi” come dice apparentemente sarcastico Gatti, non è pura illazione o luogo comune, sono le cronache e la vita quotidiana a narrarci storie tristi a riguardo.
Vi dice nulla, ad esempio, il maxi processo contro la camorra ad Eraclea di cui pochissimo si parla?
La criminalità organizzata è peggio del coronavirus, sono pochi gli ambienti ancora liberi da ciò che è un modus operandi diffusissimo. Non occorre uccidere per essere mafiosi, tanto per capirsi.
Un notissimo uomo di Stato, ucciso dalla mafia a Palermo, diceva ai suoi che la mafia e lo stato sono come il pesce e il mare.
Marco Pantani ha reso famosa nel mondo Cesenatico, ha dato lustro al ciclismo italiano nel mondo.
Non doveva andare a finire cosi è non è accettabile la teoria che abbia fatto tutto da solo, che nessuno sia in alcun modo responsabile.
Marco ha dato soldi e ricchezza a tanta gente e sappiano bene che per molti esiste solo il dio denaro.
Anche il non aver fatto nulla può essere una colpa. Anche l’indifferenza, la superficialità possono essere motivi di responsabilità.