Già da come sono fatti si può comprendere la loro missione nella vita: l’uomo proteso all’esterno, la donna pronta ad accogliere.
Iniziando dagli organi genitali si ha la conferma di questa tendenza, infatti, la vagina è fatta per accogliere, riscaldare, trattenere, mentre il pene per andare verso, tendere uscire da.
La donna accoglie in grembo la nuova creatura, la porta a compimento, la partorisce e l’accoglie nuovamente ed immediatamente tra le sue braccia e il petto.
La tiene attaccata a se per scaldarla, per nutrirla, per comunicare.
La donna trattiene e protegge, l’uomo tende all’azione, al distacco, all’andare verso qualcosa, qualcuno.
E’ evidente, solo dalla conformazione fisica, che sono due sistemi umani complessi aventi missioni diverse e complementari.
Due realtà distinte ed unite al tempo stesso.
La pena di morte, ancora esistente in alcuni stati, è destinata indistintamente a uomini e donne ed è assolutamente necessario battersi cristianamente per la sua soppressione.
L’uomo e la donna sono esseri fatti ad immagine e somiglianza di Dio ma non sono infallibili su questa terra. L’errore umano, in questo specifico caso errore giudiziario, comporterebbe la soppressione di una vita umana senza colpe.
L’uomo e la donna sono influenzabili, corruttibili, condizionabili soprattutto quando si allontanano dalla Parola di Cristo. In tali circostanze, cosa che accade in regimi totalitari e dittatoriali, questa umana debolezza viene utilizzata per sopprimere i dissidenti politici o per perseguire le minoranze religiose e culturali.
Una forma illecita (non prevista dagli ordinamenti governativi) di pena di morte viene perpetrata in molti territori, anche europei, anche in Italia in questi giorni.
E’ un processo violento che inizia con le parole, con le aggressioni verbali, con le limitazioni di spazio e di azione, con l’emarginazione, il demansionamento, la calunnia, la diffamazione e, quando tutto questo non riduce al silenzio, all’omertà, alla sottomissione l’uomo e la donna, si giunge alla soppressione fisica.
Ad operare in questo modo è il potere occulto della criminalità organizzata, spesso più influente dello Stato legittimo. Criminalità che per esistere ed agire ha bisogno di cellule ben inserite nel tessuto statale.
Uomini e donne di ogni razza, nazionalità, colore, religione, orientamento sessuale, cultura, stato di salute eccetera, hanno tutti in comune la stessa dignità umana.
La Chiesa, che è donna, si dice Cattolica “perché è chiamata ad incarnarsi in ogni situazione presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra” (Fratelli tutti, Papa Francesco -278).
Come donna è chiamata ad accogliere chiunque, ovunque, da sempre e per sempre.
Uomo e donna, corrotti dal male, possono mutare accogliendo morbosamente e avidamente, proiettandosi verso l’esterno con ferocia e violenza atroce.
Con tale fuoco che brucia nel loro cuore contaminato stravolgono ciò che è divino e lo trasformano in diabolico. Ecco che la dignità della persona non è più uguale in tutti, ecco che se non si ha pari dignità, si giustificano le disuguaglianze in religione, etnia, colore, cultura e sopravanza il concetto di persone degne e indegne, di superiorità e inferiorità, di salvabili e sopprimibili.
L’uomo e la donna decidono chi deve vivere e chi deve morire, chi deve mangiare e chi no, chi deve divertirsi e chi solo patire, chi ha diritti e chi solo doveri.
Senza la padronanza del valore della “uguale dignità umana”, violenze e soprusi non finiranno mai di esistere. Ognuno si sentirà in dovere di accumulare a scapito degli altri, perché in essi vedrà solo ostacoli o strumenti da sfruttare per raggiungere i propri obiettivi.