Diego Armando Maradona & Marco Pantani

Diego Armando Maradona & Marco Pantani
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Non sono anziano, sono ancora abbastanza giovane e ho la fortuna, l’onore di aver vissuto in un epoca ricca di personaggi che vivranno oltre il loro corpo.

Sono talmente tanti che so già che non riuscirò a nominarli tutti.

Ho ammirato e amato Giovanni Paolo primo e secondo, Papa Francesco, Madre Teresa di Calcutta, padre Pio, don Diana, don Puglisi.

Ho cantato con Claudio Villa, Baglioni, Dire Straits, Nicola di Bari, Peppino di Capri, Genesis, Simon and Garfunkel, Bob Dilan, Pooh, Lucio Dalla, Bertoli, De André.

Ho visto i film di Tognazzi, Fellini, Totò, Franco e Ciccio, Walter Chiari, Proietti, Bud Spencer e Therens Hill, Proietti, Benigni.

Ho conosciuto e sognato con i più grandi campioni dello sport quali Bartali (a carriera finita), Moser, Gimondi, Saronni, Hinault, Indurain, Senna, Prost, Gilles Villeneuve, Schumacher, Alesy, Lauda, Majol, Maiorca, Pelizzari, Pipin, Bettega, Causio, Scirea, Paolo Rossi, Baggio, Del Piero, Bugno e Chiappucci, Mazzola, Gullit, Pantani e Maradona.

Ho assistito a tante gare di ogni genere e grado: mondiali vinti, a partire da quelli di calcio del’1982.

Ho visto in diretta tanti giri d’Italia: dal 1975 al 2020. Ho visto vincere Marco al giro e al Tour del 1998.

A elencarli tutti non basterebbero queste poche pagine.

Diego Armando Maradona parla di Marco il giorno dopo la sua morte

Oggi se n’è andato un altro grande, calcisticamente parlando.

Diego Armando Maradona, soprannominato El Pibe de Oro il ragazzo d’oro“, è sempre stato considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto.

Il 14 febbraio 1994, ci lasciò Marco Pantani, il Pirata, che è tutt’oggi il più acclamato scalatore italiano, uno dei più forti di sempre.

Già questi due aspetti ci fanno trovare un enorme punto in comune tra i due campioni: il talento, la bravura, la dote naturale che poche persone al mondo hanno avuto.

Uno giocava a palla, l’altro pedalava: due cose semplici, comunissime, che chiunque al mondo fa.

Proprio per questo loro sono eccezionali, perché solo loro le facevano a quel modo. Eccezionali come tutti quelli che ho elencato e non citato.

Diego ha reso Napoli città campione d’Italia per ben due volte, Marco ha reso famosa nel mondo la sua Cesenatico.

Anche Marco merita gli onori che sta giustamente ricevendo Armando.

Sono due fuoriclasse, unici al mondo, talenti puri.

Due persone nate in famiglie modeste, semplici, addirittura molto povera quella di Diego.

Mamma Tonina, Paolo e i due figli abitavano in un appartamento semplicissimo e gestivano una piadineria.

Diego Armando Maradona era il terzo di sette figli ed è cresciuto nella periferia povera di Buenos Aires, Argentina.

Hanno regalato sogni, emozioni, gioia, speranza al mondo. Sono andati oltre il loro sport, hanno fatto appassionare e amare questi due mondi a persone che sino a quel tempo non seguivano il ciclismo e il calcio.

Marco, è vero, ha preso la brutta strada della droga, perché è accaduto?

Gli attacchi, le prove pesanti, le ferite che ha avuto avrebbero steso un bisonte.

Chi avrebbe potuto resistere? Credo solamente un innamorato pazzo di Dio.

Anche Diego ha fatto uso di droga, mai mi permetterò di esprimere giudizi, la sua vita privata non la conosco, conosco solo le sue origini e il suo talento.

Questa loro eccezionalità, che li ha resi capaci di trasformare gesti semplici in azioni irripetibili, si accompagnano alla loro altrettanto singolare e straordinaria umanità.

Umanità, si! Parliamo di persone non di macchine. Persone! L’essere vivente più complesso e perfetto al mondo.

Provo grande tristezza in queste ore a leggere certi commenti, che vanno a dividerci invece che unirci difronte a queste vicende umane.

Che vogliono lo scontro anziché l’incontro.

Non dobbiamo mai dimenticarci che c’è una cosa che abbiamo tutti, proprio tutti, senza alcuno escluso, uguale dignità, pari dignità.

Questa nostra proprietà ci unisce oltre ogni altra irragionevole differenza.

Siamo persone di pari dignità.

Evitiamo di insultare, di insultarci. Finiamola di trovare colpe solo negli altri, partiamo da noi stessi chiedendoci: cosa ho fatto, cosa non fatto? Cosa potevo fare? Cosa posso fare ora?

Marco e Armando sono eroi della sport e lo sport deve unire mai dividere. Insegna a condividere fatiche e dolori, gioie e passioni.

Se non abbiamo fatto nulla per loro sino ad oggi, possiamo farlo ora.

Rispettarli, rispettare il loro dolore, soprattutto quello delle loro famiglie. Come dovremmo fare in ogni circostanza e per ognuno di noi comuni mortali

Basta insulti!