Pedalare è anche scienza

Isole Tremiti
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Avere un minimo di nozioni di metereologia e un buon spirito di osservazione aiuta molto, può far evitare tanta pioggia e affrontare il vento con minor impatto.

Saper osservare il cielo sopra di noi e fin dove l’occhio può vedere, può aiutare molto, ad esempio anche in bici si possono adottare le tecniche velistiche per affrontare il vento.

Certamente non possiamo “strambare” (strambata o abbattuta – significa cambiare mure passando con la poppa – parte posteriore della barca – nella direzione di provenienza del vento) quando ci pare perché non siamo in mezzo al mare, ma possiamo cambiar strada appena possibile.

Così facendo allunghiamo il percorso, a noi piace pedalare, e possiamo avere il vento laterale anziché frontale: questo aiuta molto.

Per il vento ci possono essere molto utili anche gli alberi, saper scegliere una strada alberata con i grossi tronchi tra il vento e noi (sopravento), ci da la possibilità di ridurre l’incidenza dello stesso su di noi.

Saper osservare il movimento delle nuvole, i buchi di sereno, le zone asciutte da quelle con pioggia in corso, ci permette di fare molti chilometri senza bagnarci o quasi.

Evitare la pioggia è possibile se le nuvole non sono compatte.

Spesso il vento a terra non coincide con il vento in quota, è frequente sentire il vento giungere da una certa direzione e veder le nuvole andare verso il lato opposto.

Colline e montagne modificano molto la velocità e la direzione di Eolo.

Avete mai sentito parlare di “effetto Venturi“? I subacquei lo conoscono praticamente tutti.

Viene sfruttato, infatti, nei “secondi stadi” degli erogatori per ridurre ulteriormente la pressione dell’aria ed aumentare il flusso della stessa. Ve lo spiego in termini semplicissimi, quasi banali: accade che l’aria, passando per un condotto che si riduce di sezione, aumenta di velocità e riduce la pressione esercitata.

Chiamato anche paradosso idrodinamico, l’effetto Venturi ci dice che diminuendo la sessione di un condotto aumenta la velocità del fluido che lo attraversa e diminuisce la sua pressione. Per saperne di più vi consiglio di leggere l’articolo di MeteoLive cliccando qui.

Il vento, che da uno spazio aperto penetra in una valle, in una gola montuosa stretta, aumenta di velocità. Siete mai stati sul lago di Santa Croce in provincia di Belluno? Avete mai pedalato da Longarone ad Auronzo di Cadore? E al Lago di Garda andando verso nord, dove le due sponde, quella veneta e quella lombarda si avvicinano per unirsi in quella trentina?

Siete mai passati per i “Serrai di Sottoguda“? Ora, purtroppo, sono un po’ mal messi a causa della tempesta Vaia e delle forti piogge dell’autunno 2018.

Accade frequentemente anche sulle strade collinari liguri con i venti che oltrepassano i monti per riversarsi in mare o dal mare verso le alture.

A proposito di mare, chi pedala lungo le coste dovrà confrontarsi con i venti termici, brezze di mare e brezze di terra. Sono dette anche brezze costiere e sono dovute alle differenze di temperatura dell’acqua e della terra nelle diverse ore del giorno.

Vi sono le equivalenti ai piedi dei monti dette brezze di valle, brezze di monte e di pendio.

Molti ciclo computer o orologi tecnici hanno in se un barometro che può essere molto utile. Repentini abbassamenti della pressione atmosferica possono essere preludio di temporali anche molto forti. Molti di questi dispositivi, come Garmin Instinct ed altri, lanciano un allarme visivo e sonoro che non va affatto sottovalutato.

Quando il fronte nuvoloso non è compatto, uniformemente esteso, è possibile evitare di inzupparsi d’acqua.

Poche regole, individuare i buchi di azzurro o dove le nuvole sono meno spesse e cercare strade che vadano in quella direzione più prossima a quella giusta.

Osservare e anticipare, cercare la strada migliore avendo sempre ben in mente la meta, il punto di arrivo.

Guardate attentamente dove vanno le nuvole e dove dovete andare voi e cercate la strada migliore.

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