Tricolore, onore o vergogna?
Per Elisa Longo Borghini è sicuramente un onore e la maglia che userà nel 2021, presentata di recente, lo spiega benissimo.
La maglia che indosserà, sia nelle corse a cronometro che nelle prove su strada nella stagione 2021, é 100% Made in Italy “perché prodotta dal maglificio Santini, da oltre 100 anni nello sport e da molti anni nel mondo del ciclismo”.
Per nulla sacrificato il nome del team main sponsor Trek-Segafredo.
Un po’ di storia
Il Campionato Italiano su strada si corre sin dal 1885 quando tra Milano e Cremona, vinse Giuseppe Loretz.
Non si corse nel 1894 e nel 1895 e poi dal 1897 al 1905.
Dal 1906 si affrontarono i grandi del ciclismo sino al 1914, quando la grande guerra impose uno stop.
Si riprese nel 1919 con la vittoria di Costante Girardengo che aveva vinto pure le edizioni del 1913, 1914 e vincerà anche le successive del 1920,1921,1922,1923,1924,1925.
Nel 1926 iniziò l’era Alfredo Binda e Girardengo arrivò secondo.
Anche nel 1944 il campionato non venne disputato ma dal 1945 in poi non si saltò più nemmeno un anno sino ad oggi.
L’edizione 2020, disputatasi a giugno un Veneto, è stata vinta dal Giacomo Nizzolo.
Da Giuseppe Loretz a Nizzolo ne è passata di acqua sotto i ponti e quanti campioni hanno indossato la maglia contrassegnata dal tricolore, solo per citarne alcuni:
Learco Guerra, Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Ercole Baldini, Vittorio Adorni, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Pierino Gavazzi, sino a Gianni Bugno, Salvatore Commesso, Filippo Pozzato, Giovanni Visconti, Vincenzo Nibali.
Dal 1963 si disputa anche l’edizione Rosa, l’ultima vincitrice è stata Elisa Longo Borghini in quel di Breganze (Vi).
Orgoglio?
Le squadre di appartenenza disegnano la maglia del loro atleta diventato campione nazionale e, non di rado, si vede il simbolo del primato nazionale messo in secondo piano rispetto al nome dello sponsor.
E’ per scarsa considerazione del titolo che accade questo o per necessità di pubblicizzare coloro che sostengono l’azienda?
In passato il tricolore era sempre dominante e sul bianco della bandiera vi era il nome del team. Di recente alcune squadre appongono il tricolore sulla maglia del team in maniera evidentemente subordinata, ad esempio tutti ricordiamo quella Astana di Vincenzo Nibali 2014.
L’Italia ciclistica, l’Italia sportiva non è un’altra Italia, alla luce di quanto accade ogni giorno l’orgoglio nazionale è tale e quale a quello ante guerra o qualche cosa è cambiato?
Una provocazione?
Certo, lo è, si perché io ne andrei fiero come molti di voi.