Il ciclismo di Marco Pantani, in primo luogo, era fatica e sudore, sacrificio e impegno mentale e fisico, un tutt’uno con la natura circostante.
Nato il 13 gennaio 1970 a Cesena, scomparso tragicamente a Rimini il 14 febbraio 2004, è tutt’ora considerato uno dei più forti ciclisti di tutti i tempi.
Marco era un uomo con grande talento, che ha saputo incendiare i cuori, che ha sofferto e gioito, che ha fatto soffrire e gioire coloro che lo hanno seguito, acclamato e ammirato.
Ha amato la bicicletta, ha affrontato le salite più dure sia sulla strada che nella vita. È caduto su entrambe più volte ma si è sempre rialzato con l’aiuto della squadra, della famiglia e degli sportivi.
Quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, qualcuno gli ha messo il bastone tra le ruote, facendolo rovinare al suolo. Non si è più alzato, rimasto stordito da quel colpo senza nemmeno capire esattamente da dove è arrivato, da chi e perché.
Ha ragione mamma Tonina quando dice che non è stata fatta chiarezza ancora sulla vicenda, che non si è andati a fondo per capire veramente cosa è successo e perché quei valori sono variati dalla sera alla mattina.
Ci ricorda tutta la storia di quella bruttissima giornata Davide De Zan, nel libro “Pantani è tornato“.
Anche l’arrivo delle scommesse sui ciclisti, proprio a partire da quell’anno, 1999 e l’enorme quantità di denaro puntato sui corridori, sembrano aver avuto un ruolo fondamentale per una ipotetica modificazione del contenuto di quella provetta.
Proprio in questi mesi, una apposita commissione parlamentare, sta lavorando per andare a fondo alla questione e capire se vi siano realmente state interferenze di “Cosa nostra” nella vicenda Pantani.
Fatto è che molti da quel 1999 l’hanno insultato, l’hanno abbandonato, l ‘hanno rinnegato, diffamato e calunniato ma altrettanti, a voce alta o nel silenzio e anche nell’anonimato, gli sono stati e gli saranno sempre vicino.
Per noi è stato prima di tutto un uomo e poi un grande atleta che ha pagato per tutti in un epoca con tante ombre. Era troppo forte, troppo grande per non creare invidie, rabbia, attriti tra chi non riusciva nemmeno ad avvicinarsi alla sua ruota.
Tutto questo poi in un mondo al servizio del dio denaro, un mondo in cui la maggior parte cerca di fuggire dalle proprie responsabilità nascondendosi tra i cavilli di una umana, e pertanto imperfetta, giustizia.
Come lui nessuno ha mai fatto vibrare i cuori degli appassionati di ciclismo. Come lui nessuno ha avvicinato alla bicicletta così tanta gente che prima nemmeno ci pensava alla due ruote.
E’ stato per il ciclismo quello che “Azzurra” e “Luna Rossa” sono state per la vela, due barche che hanno fatto diventare velisti provetti tutti gli italiani.
Dalla Carrera alla Mercatone Uno, dalla Wilier Triestina alla Bianchi, tutti hanno beneficiato del suo grande lavoro.
La Ciurma del Pirata, gli Amici di Marco, sono tanti che ogni giorno, ad ogni manifestazione ciclistica portano in alto il nome del Pirata. Sulle salite a lui care, sulle strade pendenti il suo nome è sempre ricordato e acclamato.
Marco Pantani, lui come nessuno mai.