“Manuela nun è pe te”…
Sono passati tanti anni da quella sera lungo la passeggiata per eccellenza di Controne. Non c’erano marciapiedi, non c’erano ciclabili, c’era la strada di un piccolo paese ai piedi dei monti Alburni in provincia di Salerno.
La sera, dopo aver cenato a casa propria o di qualcun altro, dalla piazza del paese o dal “Bar centrale” di Rosario si partiva passeggiando verso il ponticello, così si è sempre chiamato l’incrocio all’entrata del paese, tra la via che sale dalle Grotte di Castelcività passando per San Donato, e la strada per Serre.
Non c’era sera che non la si facesse a coppie, a piccoli gruppi o a flotte di persone.
Quella volta eravamo io e Marcello, mio grande amico (anche per l’età), e ce la raccontavamo lungo quella strada. Sul lato sinistro, dirigendosi fuori dal paese, vi erano degli alberelli e tra uno e l’altro alcune panchine. Di cosa mai potevano parlare due giovanotti? Di donne naturalmente.
Dalla mia bocca o da quella di Marcello, usci il nome Manuela. Non ricordo bene chi lo pronunciò in quel momento ma poco importa, si sapeva già a chi interessava, a me.
Il pensierino su quella bellissima ragazza bionda con occhi azzurri, ancora più affascinate per il fatto che non la vedevi molto in giro, l’avevo fatto io. D’altronde non vi era estate che non facessi un pensierino, anche due su qualcuna! Iulia ad esempio, altra storia.
Dal buio di una panchina usci una voce femminile cupa che ben scandiva, seppur in dialetto campano, quella frase: “Manuela nun è pe te”.
Non passò un secondo tra la fine di quel suono e l’inizio della risata di Marcello e poco dopo la mia. La mia reazione fu ispirata un po’ dalla vergogna, un po’ dallo stupore, un po’ dalla sfida ricevuta.
Quel fatto divenne una delle barzellette del paese che animarono l’estate.
Quella voce nell’oscurità era della nonna di Manuela, già promessa sposa ad un contronese. In paese tutti sapevano tutto anche di più di te sulle tue cose e i miei pensieri erano già arrivati a destinazione.
Manuela abitava a Roma e qualche anno dopo sposò un paesano. Fu segregata in casa, così dicevano. Negli anni successivi, quando l’estate scendevo, non la vidi quasi mai. Quando chiedevo informazioni su di lei, mi dicevano che non usciva di casa.
Non passò tanto tempo tra il matrimonio e la separazione e il suo addio a Controne per tornare a vivere a Roma.
Sono tanti anni che non so più nulla di lei ma quando scendo, ancora oggi, c’è chi mi dice: ricordi quella sera? “Manuela nun è pe te” e si ride ancora.
Rido anche io però continuo a pensare che era veramente bella! Ho la sua foto stampata nella mente ferma a quegli anni.
Dopo quel punto, il ponticello, la strada diventava immediatamente buia, non più un lampione e noi vi andavamo proprio per quello. E’ li che ho ammirato per la prima volta la via lattea e tutte le costellazioni visibili e per me senza nome.
Si, andavamo a vedere le stelle ma non solo! Oggi ne conosco tante di costellazioni, almeno tre.
Un minimo di preparazione è necessaria!