Giancarlo Brocci, una chiacchierata sul doping

Giancarlo Brocci
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Giancarlo Brocci, ideatore della famosa “L’Eroica“, intervistato su Instagram martedì 23 marzo da Caterina Zanirato – giornalista e blogger, ha fatto alcune affermazioni sul tema doping. Poiché le ritengo importanti e non trascurabili, le riporto qui di seguito ed invito tutti a rifletterci.

Dopo una bella presentazione della sua gara vintage di fama mondiale, parlando del ciclismo del passato, ha toccato grandi nomi ed eventi legati anche a chi falsava i risultati.

Ha esordito così: “So benissimo come è andato il ciclismo nel tempo… una volta che il Tour de France ha dovuto segnare di nero una quindicina di annate che non riusciva ad assegnare nemmeno al secondo e al terzo, abbiamo presente in che mani ci siamo messi?”

Da quanti anni continuiamo da dire, si vabbè ma sarà? Cosa succederà, ci sarà il VAR? Tra quanto ci diranno che abbiamo fatto il tifo per un troiaio – tipica espressione toscana- ? Questa era la situazione“.

“Secondo me, se c’era uno sport che ce la poteva fare, ancora oggi, è lo sport del Ciclismo

Per parlare di doping fa accenni al Palio di Siena, come tutti sanno è proprio nell’equitazione che nasce questa attività “illecità”.

Nel ciclismo è la gente che deve scegliersi i propri protagonisti. A Siena per il palio, ad un certo momento cosa è successo? Che i famosi cavallai, i famosi preparatori, portavano cavalli sempre più puro sangue, sempre più magri, sempre più veloci. Al primo San Martino – una delle curve della pista del Palio – si ingruppavano perché andavano troppo forte, magari si rompevano la zampa o quello o quell’altro e rovinavano la festa. Ai senesi non è mai interessato che il palio si corra in due secondi in meno, è interessato la propria festa e la propria passione.

Passa poi a citare un fenomeno che ha colpito il mondo della moda, quando andavano le modelle anoressiche.

A chi son piaciute le indossatrici anoressiche? A chi piacciono?

Poi ritorna al ciclismo riportando alcuni dati, anche se noti nell’ambiente, veramente sempre sconcertanti.

Vincitori di corse a tappe in cui oggi si può vincere solo sotto il 4% di grasso corporeo a chi interessano? Le donne che fanno ciclismo che devono essere sotto il 9% di grasso corporeo e quasi tutte perdono le mestruazioni, a chi interessano? Una volta facevano scandalo i paesi dell’Est perché toglievano le mestruazioni a forza di ormoni alle ginnaste.

Inevitabile poi parlare di un’epoca passata:

Stiamo a ragionare di questo? Stiamo a ragionare dei 7 Tour di Armstrong? Stiamo a ragionare di Riis, di Ullrich? L’unico Tour che hanno riassegnato, quello tolto a Landis, lo hanno assegnato a Pereiro uno spagnolo che nella storia, poi sarà più vergine di Santa Maria Goretti, ma in Spagna era considerato uno dei più pieni della storia“.

Poi ci sono stati i motorini, poi c’è stato! E poi c’è che stiamo tuttora a ragionare, nonostante che il ciclismo sia l’unico sport che seriamente fa l’antidoping, cerca di farla la battaglia al doping, questo va riconosciuto”.

Tutti gli altri sport sono marci, lo dice il dottor Bocci”

E dice alla intervistatrice di non preoccuparsi e poi continua:

“tutti gli altri sport è rarissimo che abbiano fatto antidoping in passato, il ciclismo ci ha provato, ci prova, nonostante questo siamo ancora a ragionare dei tempi di Sky, siamo a ragionare di ASI.

“Questa gioventù, io l’ho scritto alle Strade Bianche, anche dopo la Sanremo, questi nuovi campioni che si sono avvicinati, mi danno molta più fiducia che in passato, per come interpretano la professione.

Immaginiamoci lo spettacolo che ci hanno dato alle Strade Bianche van der Poel, Alaphilippe, Van Aert che ha inseguito pur sapendo che non avrebbe potuto più vincere. Due vincitori di Tour de France come Egan Bernal e Pogačar che fanno la corsa, pur sapendo che non la vinceranno, però non si fanno staccare. Un Under21 che sta li e lotta a 70 chilometri dall’arrivo. Questi sono gli elementi di un ciclismo nuovo che mi fanno dire,

il ciclismo ce la può fare“.

Incalzato dal sottoscritto su due nomi noti, Brocci ha detto:

Riccò e Di Luca? Il Ciclismo è stato pieno di Riccò e Di Luca, di cosa vogliamo parlare, della Festina del 1998, di tutti quelli del 1998? Di cosa dobbiamo parlare, di Armstrong e di tutto quel periodo? Sappiamo benissimo che il ciclismo è stato questo“.

Racconta poi del suo impegno con il Giro Bio (Giro d’Italia dilettanti) e l’edizione del 2012. Quell’anno lo vinse l’americano Joseph Dombrowski. Secondo arrivò Fabio Aru (Palazzago), terzo Pierre Paolo Penasa (Zalf Euromobil Fior).

Avevo cercato, con l’esperimento del ciclo Bio, di dimostrare che si poteva fare grande ciclismo in modo pulito. Su 13 mila esami fatti sui ragazzi alla fine del 4° Giro Bio nel 2012 … dimostrarono, scritto in un trafiletto di 4 righe sulla Gazzetta dello Sport, che grazie al ciclo Bio, i dati del sangue dei ragazzi Under23 che facevano ciclismo, erano diventati assolutamente sovrapponibili ai pari età che non facevano ciclismo: questo era un risultato“.

Te lo posso dire Caterina, io c’ero quando si fece partire il primo Giro Bio nel 2009. A vedere tutti gli esami che si fecero a tutti il giovedì, si partiva il venerdì. Dovetti io andare a parlare con loro a dirgli ragazzi mi dispiace ma domani mattina non potete partire. Ma sai quanto ce n’era di sangue mosso, molto mosso, moto ondoso in aumento? Sai quanti ce n’erano? Tanti“.

Termina il passaggio sul doping con questo nota relativa ai cortisonici, agli antiinfiammatori.

A proposito delle esenzioni per l’uso degli anti asmatici, cortisonici, per asma e allergie?

Su 167, quindi 163 che poi partirono effettivamente al primo Giro Bio, sai quanti erano quelli che avevano l’esenzione per l’asma? L’asma colpisce al di sotto del 5% della popolazione mondiale.

Su 163, 145 avevano il sacchettino dei cortisonici prescritti dal medico perché erano asmatici”

La situazione dovrebbe essere cambiata, certo mi vedo costretto ad usare il condizionale, perché solo nella precedente stagione alcuni casi sono emersi di positività a questo o a quel prodotto.

Non mi stupirei se accadesse ancora certo è, ed è giustissimo ribadirlo con le parole di Giancarlo Brocci, che:

“…il ciclismo sia l’unico sport che seriamente fa l’antidopingil ciclismo ci ha provato e ci prova, il ciclismo ce la può fare“.