peculato, abuso d’ufficio, truffa aggravata, appropriazione indebita, ricettazione e violazioni delle disposizioni sulla disciplina delle attività sportive e della lotta contro il doping.
Con quanto sto per riportare alla vostra attenzione desidero mettere a fuoco il malaffare che vi è attorno ad una azione dopante.
In molte storie non vi è mai una sola persona coinvolta, minimo sono due: chi vende e chi assume.
Frequentemente sono molte di più, esiste quasi sempre un sistema criminoso composto da una rete di persone ognuna con un ruolo ben preciso ma tutte con uno scopo identico: guadagnare molto.
A febbraio 2013, scoppia un caso a Pistoia (leggi l’articolo AdnKronoss), vengono “denunciate all’autorità giudiziaria 22 persone ritenute a vario titolo responsabili dei reati di peculato, abuso d’ufficio, truffa aggravata, appropriazione indebita, ricettazione e violazioni delle disposizioni sulla disciplina delle attività sportive e della lotta contro il doping“.
Bell’elenco di reati vero? Non c’è che dire. Non una o due, ben 22 persone!
Nel 2016 sono 8 le informazioni di garanzia emesse nei confronti di altrettanti titolari di farmacie del pistoiese (leggi l’articolo Valdinievoleoggi): “sono indagati per il delitto di peculato … si appropriavano in ragione del proprio ufficio di numerose confezioni di specialità farmaceutiche di varia natura, anche di tipo “dopanti”, cagionando un danno erariale complessivo pari ad € 50.589,38“.
Fatto simile è avvenuto nel 2020 (leggi l’articolo IlGiorno.it). Un 27enne di Desio residente in Svizzera pare abbia messo in piedi un vero e proprio sistema per ottenere farmaci dopanti a costo zero. Sembra facesse pressioni su un 53enne, dipendente amministrativo di un poliambulatorio, affinché quest’ultimo si procurasse il timbro di un medico “ospedaliero” per rendere credibili le “ricette rosse” da presentare in farmacia per farsi dare quante più confezioni possibile di “Humatrope“ e similari (medicinali a base di somatropina, meglio nota come “ormone della crescita” o GH).
Tornando in Toscana, precisamente a Lucca, leggiamo che nel 2018 a Raimondas Rumsas jr. arriva una squalifica di 4 anni (la squalifica terminerà il 22 ottobre di quest’anno). Il giovane dilettante, in un controllo fuori gara effettuato il 4 settembre 2017 a Capannori, in Toscana, fu trovato positivo al GRHP-6, un ormone della crescita (leggi l’articolo Gazzetta dello Sport).
La storia di questo ragazzo vede una famiglia con precedenti, infatti, Raimondas Rumsas padre, terzo al Tour de France 2002, fu coinvolto in vicende di doping e di traffico di medicinali off limits. Proprio nel 2002 la moglie venne fermata con un grosso numero di farmaci dopanti, entrambi nel 2006 vennero condannati a 4 mesi, pena sospesa. I farmaci, dissero, servivano per curare la suocera.
Nel 2003 Rumsas viene trovato positivo all’EPO durante il Giro d’Italia. Non finisce qui, nel 2005 viene arrestato per aver importato medicinali proibiti.
C’è un altro dato importante, forse non c’entra nulla, ma Linas anch’esso ciclista, fratello di Rumsas Jr. morì, come riporta la Gazzetta dello Sport, “in seguito a un attacco cardiaco in circostanze mai del tutto chiarite, a causa di un malore improvviso“.
Concludiamo questa riflessione con alcuni spunti offerti da uno dei due ciclisti professionisti radiati, Danilo Di Luca (l’altro e Lance Armstrong). Prima di tutto Di Luca non si è mai pentito, nel suo libro “Bestie da vittoria” scrive a riguardo: “Se non mi fossi dopato non avrei mai vinto. Non mi pento di niente. Ho mentito, ho tradito, ho fatto quello che dovevo fare per arrivare primo“. In un altro punto dice: “Nel ciclismo tutti sanno la verità, ma la verità è inaccettabile. Quando i direttori sportivi dicono “non so niente”, mentono. L’ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie” (leggi l’articolo Gazzetta dello Sport). Sono parole di Di Luca, non mie, ma leggendole e meditandole ci si possono vedere delle potenziali verità.
Quelle che ho riportato sono solo alcune delle storie di fatti criminosi che hanno come scopo l’arricchirsi e che vedono il doping come mezzo per raggiungere quel fine.
Cosa emerge da questi racconti? Come detto all’inizio, tutto e possibile certamente, ma apparirebbe quantomeno complicato il far tutto da soli, altrettanto difficile apparirebbe l’essere i soli a sapere.
E’ umanamente comprensibile il desiderio di non voler entrare in certe storie. E’ altrettanto vero che non occorre agire, fare qualche cosa attivamente, anche il rimanere impassibili, fingere di ignorare, non voler sentire o sapere può rendere realizzabili certi disegni criminosi. Che la si chiami indifferenza, omertà, favoreggiamento poco cambia nella sostanza.
Facciamo un ultimo banalissimo esempio:
vi è un prodotto dopante che si vuole assumere?
Vi sono presumibilmente solo due vie, quella lecita e quella illecita. La lecita vede un medico che lo prescrive per curare malattie diagnosticate. L’illecita, vede i sistemi più disparati che prevedono il commettere una serie di reati, abbiamo visto diversi esempi poco fa.
Ne vale la pena?