Fabio Aru quest’anno veste la maglia della Qhubeka Assos, il team l’ha assunto quando è stato messo alla porta dalla UAE Emirates.
Ha deciso di accettare, pare, si dice, un compenso di circa 80 mila euro l’anno pur di militare in una World tour. Parrebbe che delle professional gli avessero proposto contratti più ricchi.
Dopo una bella fetta di stagione 2021 andata, ad aprile Aru ha annunciato la sua non partecipazione al Giro d’Italia.
La squadra era partita puntando su di lui, dicevano che rappresentava una vera scommessa dopo alcuni anni di crisi profonda.
Ha partecipato ad alcune gare in Europa con scarsi risultati, sino al ritiro al Campionato italiano di Imola del 20 giugno.
Oggi il team rende noto che Fabio Aru non sarà nemmeno al Tour de France, come non capirli?
In uno stato di forma psicofisica del genere cosa avrebbe potuto fare nella dura corsa a tappe francese?
Verrebbe naturale ipotizzare un nuovo ritiro, ce l’avrebbe fatta a scalare due volte il Montventoux?
La scommessa iniziale del Team Qhubeka Assos è persa? L’Aru di oggi è irriconoscibile e il quarto anno questo, in cui del campione che era non c’è più traccia.
C’è chi critica chi lo critica, ma sono veramente da criticare costoro! (Gioco di parole voluto)
Chi offende va punito sempre, sia ben chiaro.
Anche grazie agli sportivi, il suo fatturato nel tempo è lievitato sino a superare i 2 milioni in un anno e a volte, senza correre.
Ora dire che “non va” non è una critica è un dato di fatto. O non corre o si ritira o arriva in coda al gruppo, cosa altro si dovrebbe dire?
Sarà Carlos Barbero a prendere il posto di Aru nel team composto da Simon Clarke, Michael Gogl, Victor Campenaerts, Max Walscheid, Sean Bennet, Nicholas Dlamini, Sergio Henao Montoia.
La scelta della Qhubeka Assos è più che comprensibile, perché tenere Aru e lasciare a casa un atleta in forma e utile al gruppo? Il ciclista sardo ha avuto la possibilità di dimostrare di meritare la convocazione ma ha fallito.
La stagione per lui è finita? La carriera da ciclista è al termine?
Potrebbe anche essere, certo è che ha di che vivere.
Forza!