Perché così tanti danni fisici? Cadute che lasciano il segno

Perché così tanti danni fisici? Cadute che lasciano il segno
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Se osserviamo le cadute degli ultimi anni, si registra una percentuale altissima di danni rilevanti e conseguenti ritiri dalla corsa e lunghi tempi di recupero.

Mi sto chiedendo e lo chiedo anche a voi, quale può essere la causa?

Forse l’alta velocità oggi raggiunta? Il mezzo meccanico sempre più performante? La pericolosità dei percorsi e della viabilità in generale? C’è da ragionarci su e ora lo facciamo.

Analizziamo quanto è accaduto all’ultimo Giro d’Italia.

Nella 2° tappa della corsa rosa si ritira Krists NEILANDS (Israel), frattura della clavicola.

Nella 5° tappa si ritirano Pavel SIVAKOV (Ineos Grenadiers) (frattura della clavicola), François BIDARD (AG2R Citroën) (frattura della clavicola) e Mikel LANDA (Bahrain Victorious) per frattura della clavicola e 3 costole.

Nella 6° tappa non parte Joe DOMBROWSKI (UAE Emirates) a causa di una commozione cerebrale, conseguenza di una caduta del giorno prima. Lo stesso giorno si ritira Manuel BELLETTI (Eolo Kometa) per le conseguenze di una caduta.

Il giorno dopo, 7° tappa, cade e si ritira Domenico Pozzovivo, che sbatte l’arto già ben compromesso in un incidente stradale.

Nella 9° tappa cadono e si ritirano sia  Jasper DE BUYST (Lotto Soudal) che Matej MOHORIC (Bahrain Victorious) protagonista di un volo impressionante che tutti ben ricordiamo (trauma cranico).

Nell’11° tappa Jonathan CAICEDO (Education Nippo) abbandona la corsa a causa di una commozione cerebrale rimediata dopo una caduta.

La 12° tappa è stata traumatica per Alessandro DE MARCHI (Israel), cade e si procura un trauma toracico e la frattura della clavicola e di una vertebra. Mette piede a terra anche Gino MÄDER (Bahrain Victorious) per una caduta avvenuta il giorno precedente.

Nella 14° tappa si ritira Nicolas EDET (Cofidis), frattura dell’omero per lui.

Nella 15° tappa cade e si ritira Emanuel BUCHMANN (Bora Hansgrohe), ha rimediato una commozione cerebrale. Stessa sorte per Ruben GUERREIRO (Education Nippo), Jos VAN EMDEN (Jumbo Visma) (contusione polmonare e rottura di 5 costole) e Natnael BERHANE (Cofidis) (frattura della clavicola).

Per problemi al ginocchio, nella 16°, non ripartono Thomas DE GENDT (Lotto Soudal), Sébastien REICHENBACH (Groupama-FDJ) e nella 17° tappa Victor CAMPENAERTS (Qhubeka Assos).

Nella 18° tappa cadono e si ritirano Nick SCHULTZ (BikeExchange), frattura del quinto metatarso della mano sinistra; Remco EVENEPOEL (Deceuninck Quick Step), lacerazioni cutanee e contusioni del secondo metacarpo della mano sinistra, dell’articolazione sacroiliaca, della rotula e dell’ottava costola, oltre ad una borsite olecranica bilaterale. Abbandona anche Giulio CICCONE (Trek Segafredo) per una contusione alla zona lombare e alla mano sinistra e un po’ di febbre dopo la caduta del giorno prima;

Nella 19° tappa non riparte Gianluca BRAMBILLA (Trek Segafredo) a causa di un profondo taglio alla rotula in seguito ad una caduta.

Senza andare troppo indietro nel tempo già osservando questi dati possiamo capire che chi cade si fa male e anche molto.

L’ultimo italiano a saggiare l’asfalto è stato il fortissimo Jacopo MOSCA che, nella prova a cronometro dell’ultimo campionato italiano, cade rovinosamente e si frattura costole, clavicola e subisce un pneumotorace oltre a un leggero, per fortuna, trauma cranico.

Ricordiamo anche l’infortunio in allenamento di Vincenzo Nibali, frattura del polso, che ne ha compromesso la prestazione al Giro. E Froome al Delfinato di un paio di anni fa che cade nella ricognizione e si frattura braccio, femore e tanto altro?

Come mai quindi le cadute sembrano fare più danni di qualche anno fa, stando alle percentuali?

Che dipenda anche dal fatto che c’è poca “ciccia” sotto la pelle soprattutto dalla cintura in su?

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