Itinerario n. 21 pubblicato su La Voce di Rovigo del 06 settembre 2021
Il geologo Mario Tozzi, nel suo libro “L’Italia intatta” (Mondadori) lo definisce “il fiume più naturale dell’intero continente europeo”, stiamo parlando del Tagliamento.
E’ il più grande corso d’acqua
del Friuli Venezia Giulia con i suoi 170 km di lunghezza ed un bacino di quasi 3000 km quadrati. Non agitatevi, non lo percorreremo tutto.
Le sue acque, di colore verde/azzurro quasi turchese, regalano forti e indimenticabili emozioni a chi, con cuore vivo e mente lucida e attenta, percorre le vie e i sentieri posti lungo le sue sponde e attraversa i suoi ponti.
Nasce nei pressi del Passo della Mauria e sfocia in mare tra Bibione (Veneto) e Lignano Sabbiadoro (Friuli Venezia Giulia).
Più ci si avvicina al mare più la mano umana l’ha racchiuso tra argini e briglie murate.
Nella maggior parte del suo corso, il letto su cui scorre è come natura ha voluto.
La nostra pedalata parte da Casarsa della Delizia, paese natale della madre di Pier Paolo Pasolini e dove anche lui ha vissuto per diverso tempo come durante la seconda guerra mondiale.
“Luoghi… senza ignoto, senza tempo perduto”, così definì queste terre il famoso poeta, scrittore e regista.
Siamo in piazza, parcheggiamo l’auto e ci cambiamo.
Il sole c’è ma pallido, la temperatura tocca appena i 5 gradi e siamo nell’ora di punta. Mangio mezzo toast, controllo tutta l’attrezzatura e mi incammino.
Percorsi pochi chilometri incontro e supero il Ponte della Delizia, giunto sulla sponda sinistra del fiume Tagliamento, a Ponte Tagliamento, alla mia destra scorgo il monumento a memoria dell’Avanzata Austroungarica.
Lascio la SS13 per seguire le indicazioni verso Gemona del Friuli.
Siamo in pianura, le montagne sono alte e ben visibili intorno a noi ma lontane. A mano a mano che risaliamo il fiume, le cime si fanno sempre più vicine e il paesaggio cambia velocemente.
Il fondo stradale è buono, ogni tanto incontro piste ciclabili. Tutto parla della grande guerra: i nomi delle vie, i cippi a lato strada, gli edifici dell’epoca, i monumenti ai caduti, le basi militari dismesse.
Giungo e supero il paese di Dignano e proseguo verso nord.
Ad un tratto la storia cambia, la grande guerra lascia spazio a sua maestà il prosciutto San Daniele.
Da entrambi i lati trovo stabilimenti di produzione del prosciutto, spacci aziendali e locali dove lo si può degustare assieme ad ottimi vini friulani.
E’ il piccolo e caratteristico borgo di San Daniele a dare il nome a questo prelibato prodotto friulano.
In località Majano svoltiamo a sinistra ed attraversiamo il fiume per raggiungere Cornino e l’omonima Riserva Naturale Regionale istituita attorno al piccolo e fantastico laghetto (Lago di Cornino).
Siamo immersi nella natura: sulla sinistra la montagna con la sua vegetazione; a destra il largo corso del fiume con i suoi sassi affioranti e ghiaioni a secco.
Superato Peonis e le sue api (vi è una nota produzione di miele) incontriamo la statua dedicata a Bottecchia.
in quel punto Ottavio Bottecchia, fu trovato agonizzante il 3 giugno 1927. Morì 15 giorni dopo in ospedale a Gemona del Friuli.
giungiamo a Trasaghis che superiamo sempre pedalando lungo la sponda destra del Tagliamento.
Il paesaggio è incantevole anche se il sole è già dietro le montagne.
Ora è la volta del piccolo Comune di Bordano dove ha sede la Casa delle farfalle e da dove, percorrendo una stretta strada (vi passa una sola macchina alla volta), giungiamo a Pioverno.
Esattamente sul lato opposto vi è Venzone, la nostra destinazione per quest’oggi.
Riattraversiamo il fiume e ci ritroviamo davanti alle mura antiche del borgo.
Il borgo è stato perfettamente ricostruito dopo il terribile evento sismico del 1976 che lo distrusse quasi interamente.
Era il 6 maggio quando una scossa di 6,4° della scala Richter fece tremare ogni cosa e mise in ginocchio tutta la regione.
Furono 1000 le vittime e, la vicina Gemona del Friuli, divenne la città simbolo di un territorio messo in ginocchio.
La Protezione Civile non era ancora nata. Tutta l’emergenza fu gestita dell’Esercito, dei Vigili del Fuoco e delle forze dell’ordine. I forti cittadini friulani si rimboccarono subito le maniche e, nell’arco di un decennio, completarono la ricostruzione di quei luoghi.
Venzone è di nuovo in piedi, bello più che mai, ogni cosa è stata ricostruita dove e come era. Quello che non è stato rimesso in piedi rimane a testimonianza di ciò che accadde, valorizzato come è giusto che sia.
Ho solo sfiorato questo splendido territorio ma quanto basta per ripropormi di ritornarci al più presto e per più giorni.
C’è molto da esplorare, ci sono molte strade e sentieri da percorrere in bici e a piedi, cime da scalare e acqua turchese da ammirare e in cui bagnarsi.
A presto splendido Friuli, a presto bel Tagliamento, oramai nulla ci potrà separare.
E voi che non ci siete stati, è giunto il momento di partire
Ottavio Bottecchia
Nato a San Martino di Colle Umberto (TV) visse e morì in Friuli a Gemona il 15 giugno del 1927. Fu soprannominato il muratore del friuli poiché, prima di diventare ciclista professionista, faceva proprio il muratore. Fu il primo italiano a vincere un Tour de France, era il 1924. In quell’anno indossò la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Lo vinse anche l’anno successivo.