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Itinerario n. 26 pubblicato su La Voce di Rovigo del 11 ottobre 2021
Siamo in Lombardia e precisamente a Bergamo bassa. L’abitato è suddiviso in due parti distinte, la «Città Bassa» e la «Città Alta» che contiene la maggior parte degli edifici storici. Siamo ai piedi delle prealpi bergamasche, da qui si lascia la pianura e si sale in varie direzioni.
La nostra destinazione di oggi è Selvino, un piccolo paese che ospita poco meno di duemila abitanti situato sull’altipiano di Selvino-Aviatico in posizione dominante sulla valle Seriana (disegnata dal corso del fiume Serio).
Bergamo propone numerosi parcheggi dove lasciare l’auto, sono partito da viale Roma e ho trovato posto nell’area segnata di Piazza della Libertà.
Si inizia a pedalare lungo viale Roma e successivamente per via Torquato Tasso. Se non siete mai stati a Bergamo, gironzolate per le vie del centro ne vale pena, è una bellissima città..
Quando siete sazi di vita urbana, avviatevi verso la valle Seriana e, al Rondò delle Valli imboccate via Cesare Correnti (SP 35) che seguiamo, oltrepassando ben due volte il fiume Serio, sino a raggiungere Nembro. E’ un comune di circa undici mila abitanti posto a 309 metri sul livello del mare. Da qui inizia la nostra salita panoramica sino a Selvino posto a quota 982 metri.
Non è affatto dura, non presenta pendenze spacca gambe, tutt’altro, è lunga circa 10 chilometri con ben 19 tornanti con numerazione decrescente. A me piace molto come tutte quelle dove mentre sali puoi vedere la valle e quantificare la tua ascesa.
Da Piazza Umberto I svoltiamo a sinistra seguendo l’indicazione bianca su sfondo azzurro con scritto Selvino. All’inizio della strada, alla nostra destra c’è subito il primo cartello marroncino che ci racconta le caratteristiche della salita che andiamo a fare: “Nembro-Selvino, la salita dei Campioni Bergamaschi”, così è definito questo percorso.
Gli altri dati riportati sono: 335 metri slm alla partenza, 920 metri slm all’arrivo, lunghezza 10,55 chilometri, dislivello totale 585 metri slm.
Finito di ammirare le scritte, mettiamo un rapporto agile e iniziamo l’ascesa lungo via Vittoria (SP 36). La sede stradale è larga, salvo alcuni punti, il fondo stradale è in buone condizioni.
Dopo poco incontriamo il primo tornante, il numero 19, dedicato a Oliviero Morotti. Si pedala per circa 2 chilometri sempre in salita prima di incontrare il tornante dedicato a Diego Magoni, il numero 18.
Il 17° (Ennio Vanotti), il 16° (Paolo Lanfranchi), il 15° (Attilio Rota) e il 14° dedicato a Giovanni Fidanza sono veramente vicini.
Dal 13° (Marco Pinotti) al 12° (Mirco Gualdi) c’è più di un chilometro di bosco da superare.
Dal 12° al 1°, in circa 5 chilometri abbiamo una serpentina composta da ben 11 tornanti.
Il numero 11 è di Wladimir Belli, il 10 di Valerio Tebaldi, il 9 è dedicato a Claudio Corti, l’8 a Flavio Giupponi, il 7 a Giuseppe Guerini. Rimangono 4,71 chilometri di ascesa ancora da percorrere.
Il 6° è dedicato a due grandi, Gaetano e Gianbattista Baronchelli. Non sono da meno i due “proprietari” del tornante numero 5: Pietro e Vittorio Algeri. A 2,83 chilometri dalla vetta, a quota 753 metri slm, il tornante numero 4 porta i nomi di Antonio e Guglielmo Pesenti. Da qui si vedono le case di Selvino, siamo quasi in cima.
Dopo un breve rettilineo, senza alberi a ricoprirlo, e una serie di curve, incontriamo il tornante numero 3 dedicato a Paolo Savoldelli, soprannominato il “Falco” per le sue qualità di eccelso discesista. Il tornante numero 2, posto a meno di 2 chilometri dall’arrivo è di Ivan Gotti vincitore del Giro d’Italia 1999, quello di Marco Pantani perso perché venne fermato il 5 giugno a Madonna di Campiglio.
Il tornante numero 1 a chi è stato dedicato? Ad uno dei ciclisti più forti di tutti i tempi: Felice Gimondi.
Siamo a circa 2 chilometri dalla piazza del paese, le pendenze calano vistosamente, il verde lascia spazio alle abitazioni.
La nostra salita è conclusa! Da qui ne partono altre, noi giriamo la bici e torniamo al punto di partenza nel centro di Bergamo. Fate bene attenzione a ciò che si scorge in discesa, molte cose si sono perse in precedenza, sia per la fatica sia per il diverso angolo di visuale.
Non mi stuferò mai di dirvi di fare sempre massima attenzione, di rispettare scrupolosamente quanto previsto dal codice della strada, di indossare il casco, occhiali protettivi e utilizzare le luci anteriore e posteriore. In discesa non lasciatevi prendere la mano, se si lascia correre la bici è facile superare i sessanta chilometri orari. La strada è di tutti pertanto attenzione ai pericoli.
Anche questa volta abbiamo terminato il nostro giretto in bici di circa 42 chilometri e 600 metri di ascesa, pendenza media 5,5%. Soddisfatti?
Ps. il percorso è puramente indicativo ed è descritto in base all’esperienza personale e ai dati rilevati dagli strumenti cartografici prodotti da terzi (Ciclocomputer, mappe Google, Garmin Connect).