Giro d’Italia?

Giro d'Italia?
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Rispetto l’opinione di chi, ogni volta che il Giro d’Italia parte dall’estero, esprime risentimento e critiche.

In questo contesto cerco di analizzare i fatti senza criticare nessuno, sia ben chiaro.

Detto questo è difficile fare in modo che ogni anno il Giro d’Italia passi per tutte le Regioni. Le partenze dall’estero, o sconfinamenti, ci sono anche al Le tour de france.

Non approvo né condanno, ma ricordo che il ciclismo è un’industria che fattura diverse decine milioni di euro l’anno. Se offrono cifre da capogiro per avere la partenza della corsa è comprensibile una partenza straniera. Senza soldi le corse non si fanno.

Le corse, poi, sono vetrine espositive per produttori di biciclette e attrezzature varie. Sono uno strumento per vendere prodotti di ogni genere. Gli organizzatori devono tener conto delle esigenze degli sponsor senza i quali non si fa la corsa. Noi tifosi siamo la fortuna del movimento sportivo. Ripeto analizzo i fatti, non critico nessuno.

W il ciclismo.

Senza di noi sportivi, senza i media – anche spesso criticabili – il movimento non sarebbe tale, siamo la spina dorsale di tutto il sistema.

Ad esempio, la #Ineos che costa più di 30 milioni l’anno, deve fruttare di più al magnate che la finanzia. Quel nome c’è per vendere fuoristrada #Granadier.

La bicicletta

Una filiera che vale ben 9 miliardi di euro quella della bicicletta, che consta circa 2900 aziende che danno lavoro a 17 mila addetti, lo dice rapporto di Banca Ifis,

Nel corso del 2020 si registra un 90% di produttori che hanno confermato o aumentato gli investimenti.

La motrice del sistema sono le bici elettriche con un aumento delle vendite pari al 44%.

In Italia si contano più di 10 milioni di appassionati, di cui 4 milioni praticano ciclismo sportivo e cicloturismo.

Sono ben 2 milioni le biciclette vendute nel 2020 e potrebbero essere state molte di più se la produzione riuscisse a rimanere al passo con la richiesta.

Gli amanti della bicicletta spendono sino a 4,6 miliardi di euro l’anno. La previsione futura stima di poter arrivare sino a 20 miliardi l’anno.

Il mercato aveva registrato un calo delle vendite dalla fine degli anni 90 sino al 2017. Nel 2018, grazie alle politiche ecologiste, le vendite sono cresciute del 20%. Molte le e-bike vendute negli ultimi anni.

Le aziende del comparto “bicicletta” si suddividono, secondo Banca Ifis, come segue:

  1. produttori di macchine industriali per la produzione di biciclette (5%);
  2. produttori di biciclette e componentistica (21%);
  3. distributori all’ingrosso, commercianti al dettaglio e noleggiatori (74%).

Quelli al punto 3 sono principalmente nel nord Italia così distribuiti:

  1. 22% in Lombardia;
  2. 19% in Veneto;
  3. 14% in Piemonte;
  4. 10% in Emilia-Romagna.

Quasi la metà delle vendite riguardano il mercato estero (43% pari a 633 milioni di euro). Il 52 % di ciò che si esporta rimane in Europa.

Le materie prime arrivano dall’estero ed è la Cina, cosa che non ci sorprende affatto, il principale paese fornitore.

E’ proprio la dipendenza dall’estero ad aver aumentato, nel 2020 i tempi di attesa che superano anche i 300 giorni.

Solo il 25% della componentistica viene prodotta in Italia, quota che si vuole aumentare proprio per essere meno vincolati alle politiche estere.

Il mercato dell’e-Bike, negli ultimi 5 anni è passato da poco più di 50.000 pezzi annui ai 280.000 del 2020, il 14% del totale venduto.

Sarebbe andata ancora meglio avendo avuto più bici disponibili. Anche una politica molto discutibile, che ha incentivato l’acquisto di monopattini quasi tutti di importazione, ha contenuto il fatturato.

Un produttore italiano, Enrico Gastaldello (CEO e responsabile vendite di Wilier Triestina +44% di fatturato) afferma infatti:

È indubbiamente molto confortante il notevole incremento di fatturato dell’industria della bicicletta, stato d’animo che confermiamo e sottolineiamo anche noi. L’aumento così inaspettatamente pronunciato ha provocato delle difficoltà che si scontano anche in questo momento. Nel corso degli anni avevamo previsto un certo trend di crescita, al quale avevamo adeguato la nostra struttura produttiva e distributiva. Anche per il 2020 avevamo previsto una crescita del volume del fatturato, ma le conseguenze di ciò che è accaduto e l’improvvisa consapevolezza che un cambio del modello di vita fosse la migliore risposta allo scenario epidemiologico, hanno creato un picco di domanda che tra l’altro, anche pagando lo scotto economico della sorpresa e dell’impreparazione contingente, siamo riusciti a soddisfare solo in parte. Nel senso che la pressione formidabile sulle materie prime e, di conseguenza, sulla produzione dei componenti ha impedito una rapida risposta all’aumento delle richieste, che si è tradotta, in pratica, nell’impossibilità di far trovare rapidamente le nostre biciclette nei punti vendita.” da The Wilier Journal del 13 gennaio 2021.

Stando ai dati 2020 pubblicati da Reportaziende.it, il primo posto come fatturato spetta alla F.I.V. FABBRICA ITALIANA VELOCIPEDI EDOARDO BIANCHI SOCIETA’ PER AZIONI:

La classifica Top5:

  1. F.I.V. € 70.756.329;
  2. DENVER SRL € 68.037.212;
  3. CICLI PINARELLO € 61.047.686;
  4. ATALA € 55.606.428;
  5. WILIER TRIESTINA € 45.077.985.

Quanto costa un Team?

In media 12 milioni di euro l’anno, è Il Sole24 ore a dircelo.

Jim Ratcliffe, che ha rilevato il Team Sky che oggi si chiama Ineos Granadier, sborsa più di 31 milioni di sterline l’anno (circa 36 milioni di euro).

Qualche altro numero:

  1. 1,73 milioni di bici tradizionali (+14%);
  2. 280 mila eBike (+44%);
  3. 10,7 milioni di appassionati (circa il 21% dell’intera popolazione);
  4. 4 milioni di praticanti sportivi amatoriali e di cicloturismo che si concentrano in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto;
  5. 71% uomini, residenti al Nord (57%).