Sono passati esattamente 10 anni dalla tragedia, evitabile, che portò alla morte 32 persone. Era una nave da sogno, la Concordia, dedicata alle crociere turistiche nel Mediterraneo.
Partita da Civitavecchia alle 18.57, dopo 8 giorni di navigazione (Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Cagliari, Palermo, Civitavecchia e ancora Savona), doveva raggiungere Savona, ultima tappa della splendida vacanza.
«Amm’a fa l’inchino al Giglio», disse il comandante Schettino ai suoi sottoposti. Fu modificata la rotta per avvicinarsi il più possibile all’isola del Giglio perché c’era da fare l’inchino. Alle ore 21.04 la nave cambia rotta e si dirige verso l’isola. Alle 21.19 la nave si trovava a 6 miglia nautiche (un miglio sono 1852 metri) dall’isola.
Alle 21.45 la nave collide con gli scogli delle Scole, a urtare per prima è la barra antirollio (un’aletta stabilizzante sul fianco dello scafo).
Otto metri sotto la linea di galleggiamento (parte immersa dello scafo), si aprì uno squarcio di circa 70 metri.
Alle 22.54 e 10 secondi, il comandante Schettino da l’ordine di abbandonare la Costa Concordia.
Sulla nave erano imbarcati 3.208 passeggeri più 1.023 membri dell’equipaggio:
18 persone morirono cadendo nella zona allagata del ponte 4 o sparendo nel vano degli ascensori;
13 persone si gettarono in mare o caddero dai ponti, sul lato destro, morendo annegate risucchiate dal gorgo prodotto dal rovesciamento della nave;
1 passeggera affogò nella zona di poppa del ponte 3.
Dei 32 i deceduti, il corpo di un marinaio fu trovato dopo più di 2 anni (3 novembre 2014), sotto i mobili di una cabina del ponte 8.
La nave era stata trainata sino al porto di Genova per essere smantellata (operazione terminata nel 2017). Fu mentre si svolgevano queste operazioni che si trovò il disperso.
Francesco Schettino fu condannato a 16 anni di reclusione per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono della nave.