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Passo Staulanza 1773 mt, salita impossibile… quasi!

Passo Staulanza
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Ci sono salite che ti rendono la vita dura, tanto dura che a volte devi scendere dalla bici e rinunciare.

Non sono per forza salite con pendenze impossibili, ma per una concomitanza di fattori diventano muri insormontabili.

Una salita con queste caratteristiche per me è quella che porta al Passo Staulanza da Longarone.

La provai qualche anno fa ma non mi volle, arrivai poco dopo Dont e dovetti mollare e tornare indietro.

Ci sono passato in auto in occasione della tappa del Giro d’Italia con arrivo su Passo Fedaia. La strada che da Belluno porta ad Alleghe era bloccata già dal giorno prima, facendo questo giro sono arrivato a Caprile, dove inizia la salita al passo, senza intoppi.

Rivissi i momenti della sconfitta e pensai che un giorno l’avrei ritentata. Ho deciso di farla ieri e la giornata non è iniziata certo nei migliori dei modi.

Fisico a terra, stanchezza e altri problemi, mi dicevano di lasciar perdere. Come tante altre volte mi son cambiato e son partito lo stesso. Non è raro che sensazioni negative si trasformino in buone prestazioni e viceversa, giornate in cui ti senti tonico diventino pessime. Sin che non si inzia non si finisce, se non parti non potrai mai arrivare, QUESTO è CERTO!

Gambe legnose e fatica dal primo metro ma ho continuato. Devo rinunciare ancora? Non posso proprio farla questa ascesa? Ne ho fatte di molto più dure, perché questa non mi vuole? Me lo son chiesto ogni centimetro sino a quando la mente riusciva a concentrarsi.

Giunto a Dont con gran fatica, e sudatissimo, mi son chiesto: che faccio? Mi fermo qui ancora una volta o vado avanti? E’ una giornata no, ancora una no!

Faccio qualche altro metro e poi si vedrà! Faccio sempre così, mi concedo qualche altro metro, un metro dopo l’altro senza pensare a tutto quello che c’è da fare.

Così facendo mi son trovato ai piedi dei tornanti che portano alla piana dove si erge il Rifugio Palafavera. Gambe cotte, pendenze importanti, umore basso, mi dicevo: non manca tanto e se non ci arrivo questa volta non so se ci torno ancora. Tra le varie voci che sentivo, le più forti mi urlavano, sali in auto, rinuncia.

In questa occasione avevo l’auto al seguito con mia moglie, spesso faccio brevi giri per poi trascorrere momenti importanti in famiglia. La mia pedalata sarebbe terminata in vetta. Lei mi diceva sempre che mancava poco, al di la della bugia spesso palese, era chiaro il suo intento.

E’ bello avere un sostegno morale, è importante avere un auto al seguito per ogni necessità ma è anche una forte tentazione, si! ti dice costantemente: molla, sali.

Tornante dopo tornante sono arrivato in località Palafavera dove spiana leggermente per un centinaio di metri circa, la via verso la cima. Qui ho fatto un paio di minuti di sosta, in attesa dell’auto. Ho riempito la borraccia di acqua e sali e sono ripartito. Le gambe a pezzi, doloranti, non so perché.

Le pendenze crescono notevolmente, mi trovo ad affrontare altri 4 tornanti, ben accetti poiché permettono un minimo di scarico, cosa che non puoi fare sui rettilinei in ascesa.

Oramai non mi chiedo più se lasciare o no, ora penso solo a pedalare sapendo che veramente non manca molto.

Il monte Pelmo è li che mi osserva dall’alto, lui grande e possente eppur fragile, ed io debole, stanco eppur forte.

In un curvone a sinistra scorgo Malga Staulanza, un bell’incontro davvero, quel nome mi fa capire che ci siamo quasi.

Mancano solo un lungo rettilineo in salita, un tornante ed il rettilineo finale che termina davanti al Rifugio Passo Staulanza. Qui la strada inizia a scendere verso Selva di Cadore e Colle Santa Lucia sino a raggiungere Caprile.

Sono arrivato! Si, sono sul passo e la mia ammiraglia è dietro di me. Qui finisce l’ascesa di oggi. L’ho portata a casa, quanta fatica, perché mi chiedo ancora, certe ascesa mi rendono la vita durissima? Ripeto, ne ho fatte di molto più dure.

Da Longarone a Passo Staulanza sono 32 chilometri quasi interamente in ascesa. Nei primi 10 si alternano sali scendi, che permettono di scaldare la gamba e recuperare e poi si sale sempre con pendenze via, via crescenti.

Ci sono altre due salite che mi hanno sbarrato la strada sino ad oggi, una è proprio da queste parti: il passo Giau da Selva di Cadore.

L’ho tentata un paio di anni fa, con una giornata troppo calda per essere a queste altitudini. Partito da Rocca Pietore, ho affrontato il Colle Santa Lucia e ho forato. Cambiata la camera d’aria, sono ripartito e a 3 chilometri dalla vetta ho alzato bandiera bianca. In cima, a 2236 metri, quell’anno vi erano 28 gradi,

Questa ve la racconterò un’altra volta, magari dopo averla ritentata e conquistata. Sul Giau ci sono arrivato dal lato opposto, salendo da Cortina, ma quella è un’altra cosa.

Passo Staulanza

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