Oltre l’orizzonte (da Storie d’Amore che non interessano a nessuno)
Vi siete mai chiesti perché moltissimi credono all’infinito?
Perché molti hanno donato la loro vita per il prossimo, per mettere in pratica la parola di Dio? Come si può nell’arco di una vita non interrogarsi sulla scelta drastica di San Francesco d’Assisi che decise di lasciare tutto per inseguire sorella povertà? Come si fa a non riflettere e restare abbagliati dalla luce emanata da coloro che lasciano la vita di ricchezza per vivere secondo il Vangelo, da poveri tra i poveri, da umili tra gli umili, senza cibo ma saziati dalla parola di Dio?
Come non riflettere su Francesco che definiva «perfetta letizia» l’essere insultato, l’essere scacciato come animale, essere bagnato, stanco e infreddolito e il non essere accolto e riscaldato? Come non tentare di comprendere perché costui chiamava la morte Sorella, il sole Fratello e magnificava e benediceva tutte le creature del mondo? Costui che si lasciava insegnare il silenzio dai sassi, che non giudicava mai nessuno, credete anche voi che fosse impazzito?
Come si può non cercare di capire anche sorella Chiara, frate Leone, Rufino e tutte le donne e gli uomini che hanno seguito Francesco nei secoli successivi?
La stessa Madre Teresa di Calcutta è stata una figlia spirituale di San Francesco. Moltissimi sono in punti in comune tra la missione del Santo poverello di Assisi e della Santa di Calcutta. Entrambi, e tutti i rispettivi discepoli dopo di loro, hanno scelto volontariamente la via della povertà come Gesù. Hanno scelto di stare con i poveri, di prendersi cura degli afflitti, degli assetati, degli abbandonati, dei ripudiati nei tuguri, nei bassifondi delle città e nei lebbrosari. Non amavano la povertà.
Forse è molto più facile rinnegare Cristo invece di cercare di capire, chiudere gli occhi invece di uscire da se stessi, dal proprio mondo per cogliere il dolore e la sofferenza e i bisogni altrui, voltarsi dall’altra parte anziché lasciare per ritrovare e commuoversi difronte alla tenerezza di un bimbo appena nato.
Si, forse sono tutti pazzi, decine, migliaia, milioni di persone, tutti pazzi di Dio.
Uomini e donne, religiosi e laici che cercano di accettare la propria sofferenza per seguire la via indicata da Gesù, che vogliono partecipare alla gioia della nascita di Gesù povero, non meritano forse attenzione?
Non sono illusioni, non sono fantasie. Dietro la ricerca di Dio nella semplicità e nella povertà c’è una sincera scelta di fede nel Creatore e nella Sua Parola e la voglia di sperimentare il Verbo che si è fatto carne per la salvezza del mondo. Son forse tutti stolti e creduloni i milioni di frati francescani, Missionarie della Carità e tutti i missionari di ogni tempo?
O forse hanno veramente conosciuto il Padre Eterno e per questo sopportano con gioia ogni tribolazione? Anche oggi si può essere poveri come Francesco e Chiara, la missione di ogni cristiano e la stessa.
E il nostro amato Papa che, prima volta nella storia della Chiesa, ha scelto il nome «Francesco» pensando espressamente al poverello di Assisi? Non solo il nome, non solo vive umilmente ma, pochi mesi prima della «Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (dal 30/11 al 12/12 2015)», ha pubblicato l’enciclica dal titolo «Laudato sì» riferendosi esplicitamente al «Cantico delle creature» per denunciare il male che l’uomo provoca a «sorella terra», «a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei»1.
Papa Francesco, sempre in «Laudato Sìi», ci ricorda che il mondo ci è stato affidato da Dio e che tutto il creato dipende da noi, dall’uso che ne facciamo. «Laudato si» cantava proprio San Francesco «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba»2.
Cosa vi è del creato più importante della donna e dell’uomo fatti ad immagine e somiglianza di Dio?
Non tutti dobbiamo farci religiosi o sacerdoti ma tutti dobbiamo farci fratelli, sorelle, padri e madri di coloro che accanto a noi piangono, soffrono, sono soli e assetati.
Non è facile, non è una strada scorrevole quella da percorrere, si è costantemente presi a pesci in faccia, insultati, perseguitati, maltrattati anche dalle persone che si stanno aiutando ma noi non lo dobbiamo fare per loro, non lo dobbiamo fare per la nostra gloria, non lo dobbiamo fare per cambiare il mondo ma per dissetare la fame di anime di Dio, perché è nostro Padre a chiedercelo. Usando le parole di Santa Madre Teresa di Calcutta, lo dobbiamo fare per essere ognuno di noi «una goccia di acqua pulita nella quale possa riflettersi l’amore di Dio».
Ricordo a tutti che l’inferno, il purgatorio e il Paradiso esistono, guai a dubitarne. Se non esistessero non potrei credere e amare Dio. Se non esistessero, Dio non mi darebbe la possibilità di scegliere, Dio mi negherebbe la Libertà di decidere.
Come posso accettare e lodare un Dio che non mi lascia libero?
Il Dio amato dai Cristiani mette al primo posto la Libertà.
Se non esistesse l’Inferno andremmo tutti in Paradiso per volontà divina, come degli automi, indipendentemente dalle scelte che facciamo su questa terra. Che senso avrebbe allora agire in un modo piuttosto che in un altro? Che senso avrebbe allora aiutare una, due, cento persone o ucciderne dieci, cento, cento mila? Che senso avrebbe qualunque scelta se poi tutti si va in Paradiso?
Per Dio la libertà è al primo posto. Gesù non ha imposto agli apostoli di seguirlo, non ha obbligato e non obbliga nessuno neanche oggi a «fare la volontà» del Padre nostro. Ha forse obbligato Giuda a tradirlo? Ha forse obbligato i romani a crocifiggerlo?
1Papa Francesco, enciclica Laudato Sii
2Cantico delle creature, S. Francesco d’Assisi
Dal libro Storie d’Amore che non interessano a nessuno, Eugenio Malaspina