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Gino Bartali – Una bici contro il fascismo, di Alberto Toscano

Gino Bartali - Una bici contro il fascismo, di Alberto Toscano
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Con la prefazione di Gianni Mura, questo libro di Alberto Toscano narra la storia di un campione dello sport che ha saputo trasformare in azioni emblematiche il suo credo e il suo talento.

Gino Bartali, classe 1914, ha vissuto un’epoca segnata da due guerre mondiali. Durante la prima era un bambino, mentre gli anni della seconda hanno segnato per sempre la sua vita e la sua carriera di ciclista.

La bicicletta era incisa nel DNA di Ginetaccio e a quei tempi poteva essere uno spartiacque tra cibo e fame.

Nel testo si mettono a fuoco soprattutto gli anni della grande guerra e il ruolo del campione nel salvataggio di numerosi ebrei.

Il garzone di bottega aveva un idolo, il friulano Ottavio Bottecchia. Bartali e Bottecchia avevano molti punti in comune tra cui il talento e l’avversità verso il regime fascista.

Mentre il piccolo Gino cresceva, Bottecchia vinceva il Tour de France del 1924, indossando la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa.

Un altro punto in comune tra i due erano le umili origini: Bottecchia era soprannominato “il muratore del Friuli”, proveniva da una famiglia povera; Bartali era figlio di braccianti e operai.

Entrambi avevano uno stimolo in più per vincere, la fame.

A volte Bartali, per lo stesso motivo perdeva. Scendeva a patti con gli altri corridori e, per giungere secondo, incassava il premio suo e del vincitore. Ottavio trionfa anche al Tour del 1925 e, con gli incassi, avvia la sua piccola fabbrica di biciclette.

Sia Bartali che Bottecchia sono animati da un grande spirito democratico e antifascista.

Nessuno dei due vuole essere strumentalizzato dal regime di Mussolini.

Bottecchia, muore a soli 32 anni durante un allenamento: viene detto che la causa fu un malore.

Il tempo portò in tutt’altra direzione, ovvero, a configurare l’ipotesi di omicidio per motivi politici.

《la cultura dell’odio diventa la cultura ufficiale dello stato italiano

La medaglia che Mussolini dava agli eroi sportivi la ricevette anche Gino Bartali ma la gettò in Arno. Si raccontano gli anni in cui Bartali vinse il suo primo Tour de France (1938) e si promulgarono le cosiddette “leggi razziali”. Gli anni in cui l’Italia di Mussolini “pugnala alla schiena la Francia” per accodarsi al volere di Hitler.

Fu un periodo in cui gli atleti dovevano rappresentare l forza ariana, l’identità nazionale – razzista – ma Bartali, fervente e vero Cattolico, non alzò mai il braccio nel saluto romano al Duce, non solo, ad ogni vittoria si faceva il segno della croce e ringraziava la Madonna.

Alberto Toscano approfondisce il periodo della dichiarazione di guerra iniziata con l’attacco alla Polonia da parte della Germania.

Narra la visita di Hitler in Italia (Napoli, Roma, Firenze) e della contrarietà di Pio XI che fece chiudere i musei vaticani e si trasferì a Castel Gandolfo nei giorni in cui il “tedesco” visitava la capitale.

《Il papa è partito per Castel Gandolfo. L’aria dei Castelli Romani gli fa molto bene alla salute》scriveva L’Osservatore romano.

Toscano racconta i fatti anche attraverso i titoli e gli articoli dei giornali francesi di allora.

《gli ebrei d’Italia non debbono temere la persecuzione. Saranno semplicemente separati dal resto della nazione》proclamava Benito Mussolini.

Gino Bartali - Una bici contro il fascismo, di Alberto Toscano

Disse Gino: 《Per un cattolico come me l’idea stessa della guerra era una bestialità》.

Una doppia bestialità poiché ci si mise contro la Francia, paese amico in cui Bartali correva, vinceva e in cui aveva tantissimi amici, tifosi e che contava 888000 italiani emigrati.

Uno spaccato di storia mondiale in cui l’Italia si trasformò in parte ma, grazie a uomini come Gino, come il Cardinale dalla Costa, il Vescovo Nicolini e frati come Padre Ruffino Niccacci e moltissime persone di gran cuore, non si perse la nostra identità.

Un bel libro.

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