Avere fame!
Avere fame quando stiamo per lasciare il piatto pieno e gettare il contenuto avanzato dovremmo riflettere su quanto uno scritto qui sotto. È il racconto che fa Sami Modiano dei giorni trascorsi nel campo di concentramento di Birkenau. Qualcuno di voi potrà obiettare dicendo che sono anni passati, che sono situazioni che non ritorneranno mai più.
E qui vi sbagliate di grosso!
Questa situazione non è lontana da noi.
Vi sono luoghi fuori dalla porta di casa o addirittura, alla porta accanto alla nostra in cui si soffre la fame proprio ora.
Le baraccopoli ci sono anche in Italia, una per tutte quella in provincia di Foggia, in mezzo ai campi di pomodori ai piedi del Monte Gargano, in una zona molto famosa per il turismo estivo e per il turismo religioso.
È solo un esempio, uno su mille che potrei fare. Molti più di.mille, infatti, sono i posti dove manca tutto, cibo, acqua, igiene, salute medicine, proprio tutto.
La fame non è un concetto remoto, uno stato sconosciuto, la fame è ancora oggi in mezzo a noi, attorno a noi, vicinissima.
Quando state ordinando, quando vi state servendo, quando la vosta mente ha più appetito della pancia, pensate a quanto scritto qui sotto.
Il cibo che gettiamo può salvare vite umane. Il cibo non va sprecato.
Abbuffarsi non è bene per nessuno.
Testa, cuore e volontà sempre in funzione.
Vi lascio leggere e riflettere, comprenderete cosa vi può far vedere la fame, come ci cambia ogni prospettiva.
《All’inizio strisciai piano piano lungo le baracche con molta prudenza e mi nascosi dietro l’angolo di una di queste, da lì vedevo il bidone era a pochi metri sul retro della cucina ma non c’era più nessuna parete dietro la quale nascondermi, l’ultimo tratto era tutto alla scoperto. Feci un bel respiro e schizzai verso la cucina a rischio di essere falciato da una scarica di mitra. Sollevai il coperchio, affondai la mano nella bucce, riempii la Gavetta che mi ero portato e poi via di corsa. Il cuore mi batteva a mille ma il più era fatto, tenevo quella gavetta di bucce come se fosse la cosa più preziosa al mondo e mi diressi verso le latrine. Lì sciacquai per bene il mio bottino cercando di togliere tutta la terra e finalmente tornai alla camerata. Gli altri dormivano io mi avvicinai alla stufetta e ci posi sopra la gavetta per cuocere le bucce. Siccome non avevamo le posate, usai un pezzo di legno per macinarli ben bene fino a quando le trasformai di una specie di purea color caffè. Vista con i miei occhi di piccolo affamato quella sbobba era una delizia da grande chef e la mangiai con un gusto che non so descrivere.
Erano buonissime!
Lo Feci qualche altra volta fino a quando mi resi conto che il rischio era troppo alto e non sarei stato sempre così fortunato, se mi avessero scoperto mi sarei beccato venticinque frustate se non cinquanta. Ma quando mangiavo la mia purea le frustate erano l’ultimo dei miei pensieri ero il ragazzino più felice del mondo.》
Dal libro “Per questo ho vissuto” di Sami Modiano, Bur saggi, Rizzoli