É una domenica mattina di metà gennaio quando mi appresto a partire per questo bellissimo itinerario.
Ho trovato alloggio presso il Betty’s Bed and Breakfast – Bar Bahita Ristorante di Gabicce Monte, un piccolo b&b con poche camere ben curate vista mare, titolari giovani, gentilissimi e una cucina veramente da premiare.
Siamo arrivati il sabato sera e abbiamo cenato con un antipasto delicato e gustoso, un primo di tagliatelle fatte in casa alle vongole ed un contorno.
La mattina seguente, già alle ore 08.00, vi era un fiume di ciclisti che salivano da Gabicce Mare con mezzi muscolari ed elettrici, con MTB, Corsa o Gravel. Il piazzale a terrazza sul mare, nonché parcheggio, prospicente l’hotel mi si è rivelato un punto di ritrovo di decine e decine di bike lovers.
Siamo su una bellissima strada panoramica che collega Cattolica e Gabicce mare con Pesaro lungo la quale, oltre alla via asfaltata, si possono trovare diversi sentieri che scendono al mare o che si inerpicano, perfetti per gli amanti del fuoristrada.
Sin che consumiamo la buona colazione, attraverso la vetrata a livello strada, continuiamo ad osservare la processione di bikers che salgono e che scendono quasi ininterrottamente.
Salgo in camera, mi preparo, trasferisco il tracciato programmato sul Garmin, portiamo le valigie in auto e ci avviamo.
La Gabicce – Pesaro – Gabicce l’ho già fatta più volte, pertanto per oggi ho pianificato un itinerario ben diverso.
Da Gabicce Monte, raggiungiamo Santarcangelo di Romagna, lasciando il lungo mare e addentrandoci tra le colline dell’appennino Emiliano Romagnolo al confine con la Repubblica di San Marino.
Scattiamo una foto sul terrazzo panoramico e ci avviamo in discesa verso Gabicce mare e Cattolica.
Descrizione itinerario
Puntiamo verso San Giovanni in Marignano percorrendo strade alternative, poco frequentate e più adatte alle due ruote a pedali.
Destinazione successiva è Morciano di Romagna, attraversiamo il centro e proseguiamo sulla SP 18 in direzione Osteria nuova (il tratto è sempre in leggera salita). Qui lasciamo la provinciale e svoltiamo a destra in via Trebbio e saliamo in maniera più decisa su un tratto a tornanti che ci porta in località Croce.
Proseguiamo ora in discesa lungo la SP 31 e ci fermiamo un attimo per fotografare dall’alto, il lago di Montecolombo con il suo veliero nel mezzo.
Non cambiamo strada sino al paese di Coriano che moltissimi conoscono grazie al compianto Marco Simoncelli (Cattolica, 20 gennaio 1987 – Sepang, 23 ottobre 2011), il fortissimo campione di Moto GP deceduto durante il gran premio di Sepang.
Alla rotatoria “Autofabbri”, prendiamo la 3° uscita di via G. Garibaldi e poi svoltiamo a destra in via Vittorio Giovagnoli, direzione Ospedaletto.
Abbiamo un bel tratto di discesa ma non rilassatevi troppo perché poco dopo incontriamo un dosso molto tosto, si supera il 10% di pendenza, anche il 14%.
Proseguiamo sulla SP 50 sino all’incrocio con via Saponi che troviamo alla nostra destra e che imbocchiamo.
Poco dopo svoltiamo ancora a destra in SP 41 e proseguiamo sino al paese di Ospedaletto. Da qui seguiamo le indicazioni per Cerasolo che dista circa 4 chilometri.
All’uscita di Ospedaletto inizia un altro strappo importante, si sale velocemente sino a San Patrignano dove ha sede la famosa comunità per il recupero dei ragazzi tossicodipendenti fondata da Vincenzo Muccioli.
Poco prima di arrivare in centro a Cerasolo, svoltiamo a destra in via Rigardara sino a raggiungere la strada SS72 (San Marino – Rimini). Ne percorriamo un brevissimo tratto in direzione Rimini e al primo semaforo, svoltiamo a sinistra in via Consolare Rimini-San Marino.
Qui imbocchiamo una strada stretta e in discesa, attraversiamo un piccolo ponte in cemento, stretto e senza alcuna protezione laterale e facciamo grip con i nostri copertoni su un tratto sterrato in salita breve ma tosta.
Svoltiamo a sinistra sulla SP 49 e poco dopo a destra in via Solara, piccola strada a senso unico con limite di velocità di 30 km/h e in salita. Poco dopo sbuchiamo in via Santa Aquilina, dove svoltiamo a sinistra e subito dopo a destra in via San Martino in Venti.
Incontriamo una “S” in salita tosta, veramente tosta.
Successivamente un lungo rettilineo in salita con pendenze sempre più importanti. Il cartello indica 10% ma il Garmin arriva ad indicare, verso la parte finale, ben 15%.
Ci si mantiene sulla SP 49 pedalando su un continuo saliscendi veramente affascinante.
Le asperità sono quasi terminate, un po’ mi dispiace anche, poiché ho fatto fatica ma la gamba gira bene e mi sono gustato ogni sforzo.
Raggiungo il ponte sul fiume Marecchia dove mi fermo per scattare qualche foto. Oggi è stato impossibile farlo in movimento in quanto la giornata è stata particolarmente ventilata. Eolo ha soffiato o contrario o lateralmente per tutto il tragitto. Il vento arrivava dall’entroterra, mentre sul mare vi era calma piatta.
Siamo alle porte di Santarcangelo di Romagna, purtroppo siamo a fine itinerario.
Dopo una bella pedalata di circa 50 chilometri, con delle rampe corte ma molto impegnative (tra il 7% e il 15% di pendenza), in un territorio difficile, affascinante e tutto da gustare, proseguiamo con la tappa conclusiva che prevede “i piè sotto la tola” presso un ristorante storico, emblema di questa terra e della città di Tonino Guerra, il cui nome è La Sangiovesa.
Nasce più di trenta anni fa nel cuore di Santarcangelo di Romagna, un antico borgo a metà fra il mare Adriatico e le colline del Montefeltro. Santarcangelo è un paesino d’altri tempi, sorto su una piccola altura, molto caratteristico e famoso a livello internazionale.
Conosco questo paese sin dalla nascita poiché vi venne a vivere una zia da parte di padre dopo aver sposato un giovane romagnolo.
Clelia, questo il suo nome, ha avuto anche l’onore di “tenermi a battesimo” – scherzo, l’onore è tutto mio. Clelia, dicevo, è una persona a cui sono particolarmente legato ancor di più oggi che è l’ultima vivente di 6 fratelli, il più grande dei quali era mio papà.
Frequento questo luogo da almeno 40anni e vi posso garantire che mi ha sempre affascinato.
Ha dato i natali: al poeta, pittore, sceneggiatore Tonino Guerra (Santarcangelo di Romagna, 16 marzo 1920 – Santarcangelo di Romagna, 21 marzo 2012); a Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 19 gennaio 1601 – Vienna, 1663), uno dei pittori più affascinanti del ‘600 italiano; a Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli, proclamato Papa con il nome di Clemente XIV (Santarcangelo di Romagna, 31 ottobre 1705 – Roma, 22 settembre 1774); a Teresa Franchini (Torre Pedrera, 19 settembre 1877 – Santarcangelo di Romagna, 11 agosto 1972), attrice e insegnate di recitazione.
Santarcangelo ha dato i natali anche al Conte Antonio Nadiani (Santarcangelo di Romagna, Rimini, 1906 – Ravenna 1986), nel cui palazzo oggi vi è proprio la Sangiovesa.
La Sangiovesa è un’Osteria ricca di storia, che riscalda il Palazzo nobiliare Nadiani del 1700 circa.
In tanti anni non ci avevo mai messo piede! Ieri ho varcato quella soglia per gentile richiesta di mia moglie Caterina.
Oggi è di proprietà del dott. Manlio Maggioli che, insieme a Tonino Guerra, gli ha dato nuova vita.
Si mangia stupendamente, rispecchia le aspettative visti anche i riconoscimenti affissi alla porta di ingresso. Oltre al cibo di qualità, cotto in maniera perfetta, è tutto l’ambiente che va considerato. Il “coperto” si aggira sui 3 euro, ma è un “coperto” d’arte e storia, poesia e fascino.
É tutto da ammirare, è suggerito un passaggio in ogni sala anche se può sembrare strano agli altri commensali. Recatevi pure alla Toilette e buttate l’occhio qua e la, ai banchi della cucina, ai quadri appesi, ad ogni scritta. Davanti vi troverete una “Spina” per i vini, guardate a terra, in quel punto vi è una grata che da la possibilità di ammirare un pozzo veramente interessante.
Santarcangelo è ricca di grotte sotterranee, un tempo erano usate anche come cantine, vedi la Grotta delle Colombaie, considerato il luogo più misterioso della Sangiovesa.
Appena fuori il ristorante, consiglio una bella passeggiata per digerire ed ammirare le altre bellezze del borgo. Non potete non notare l’arco Ganganelli nell’omonima piazza. Realizzato, in onore del futuro Papa Clemente XIV, dall’architetto imolese Cosimo Morelli. I lavori iniziarono nel 1772 e terminarono 5 anni più tardi nel 1777.
Fino al 1989 sotto l’Arco passava la via Emilia.
É tradizione appendere, il giorno di San Martino, l’11 novembre, un imponente trofeo di corna bovine.
É la giornata dedicata ai “becchi” ovvero cornuti, la leggenda racconta che se le corna si muovo al passaggio sotto l’arco, allora è il caso di dubitare della fedeltà del partner.
Un altra curiosità la riserva l’antico serbatoio idrico tutt’ora funzionante, con la sua scala inversa che sta ad indicare il livello di acqua contenuta.
Ora vi lascio, guardare una bella carrellata di foto, io mi assento, mi si raffredda il cibo, alla prossima pedalata.
Ah! dimenticavo, leggete “I Paragoni di Pidio“, ne restano solo 4 delle tante perle del malinconico calzolaio che la sua città ricorda con questa ceramica artistica.