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Ciclista amatoriale, chi 6?
“Ciclista amatoriale” è una definizione talmente alta che molti ancora non la comprendono.
Amatoriale deriva dalla parola amare, qui si apre una immensa valle per molti sconosciuta.
È difficile comprendere l’amore per la bici quando è continuamente intrecciato al business, al fatturato.
È indubbio che in campioni, anche molto discussi e discutibili, come Mario Cipollini, vi sia passione e amore per questo mezzo, quello che è invece più complicato è comprendere dove comincia e dove finisce il business.
Oltre alle doti fisiche hanno anche tutto il tempo che vogliono per allenarsi. Stare in gruppo gli fa vendere biciclette, abbigliamento, accessori.
Hanno disponibilità di risorse e mezzi pressoché illimitati.
Devono fare cassa, è certo!
L’amatore dop è altro. Non è nemmeno quello che non ama se stesso dopandosi, perché altrimenti gli amici -per finta- lo deridono o lo escludono dal gruppo.
Nemmeno quello che usa altre forme di inganno per avere uno sponsor da 200 euro al mese. C’è ne sono tanti.
Due classifiche? Può essere un’idea, come lo è anche nessuna classifica.
Dovremmo chiederci: perché abbiamo bisogno di una classifica in queste categorie?
Perché dobbiamo comparire in un elenco con tempi e posizione? Ci serve questo per sentirci Amatori?
Se è questo che cerchiamo è veramente Amore il nostro?
Purtroppo siamo immersi nel tritatutto di un sistema che ha come primo obiettivo il denaro, in particolar modo incassandolo vendendo.
Chi più chi meno siamo un po’ tutti influencer, influenzati e influenzabili.
Con la passione per la bici organizzatori, produttori e team pro fanno affari milionari.
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