Sorprendente novità, l’Amore che trasforma – Don Luigi Maria Epicoco 2024 🇮🇹

L'Aquila Collemaggio
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L’amore che trasforma – Don Luigi Maria Epicoco

Riporto un video per me importante, credo lo sia per tutti coloro che aspirano ad essere Cristiani. Ho cercato di trascriverlo, di trasformare l’audio in testo, per renderlo ancor più maggiormente accessibile.

È ricco di spunti, di contenuti che ci fanno comprendere come Maria ha amato e come noi possiamo amare come ha fatto lei.

Buon ascolto / Buona lettura

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Video

Trascrizione – Amare come Maria

Abbiamo ascoltato nella pagina del Vangelo dell’Eucaristia che abbiamo appena celebrato, una domanda, una domanda molto seria. Certo, il Vangelo ci dice che hanno rivolto questa domanda a Gesù per metterlo alla prova. Ma in fondo la domanda che rivolgono a Gesù per metterla alla prova è una domanda utile per la vita di ciascuno di noi.

In un mondo dove noi non sappiamo molto spesso qual è la cosa giusta da fare, cosa dovremmo fare? Come si vive bene?
Allora uno dice, ma per vivere bene devi andare a messa la domenica? Devo pregare, devo comportarmi bene, devo essere una persona onesta? Sono tutte cose giuste, tutte.
Ma tra tutte queste cose giuste ce n’è una più importante di tutte? Questa è la domanda che stanno rivolgendo a Gesù. E cioè tra tutti i comandamenti, tra tutte le cose buone che una persona può fare dentro la propria vita, ce n’è una più importante?
E Gesù risponde in questa maniera, dice sì. Il più grande comandamento è amare, dice Gesù. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stesso dice.

Da questi due comandamenti dipende tutto, tutta la legge, tutta la vita, dipende tutta la gioia della nostra esistenza. Dipende tutta la nostra fede. Ora Io credo che ognuno di noi debba partire da questa parola di Gesù che dice che la cosa più importante di questa vita è amare.
Vedremo tra poco declineremo, così come fa Gesù questo amore, cioè cercheremo di capire che cosa significa amare Dio e che cosa significa amare gli altri.
Che cosa significa amare noi stessi? Perché in teoria per noi questa è una cosa chiara, ma in pratica che cosa dovremmo fare per dire effettivamente stiamo male? Ma prima di rispondere a questa domanda e diventare profondamente pratici, c’è una cosa che mi capita di ripetere spesso.
E mi ripeto.

Perché? Innanzitutto, lo voglio chiarire a me stesso, ma perché vorrei che fosse chiaro anche nel cuore di tutte le persone che ascolto. Siamo delle creature fatte a immagine e somiglianza di Dioi. Il fatto che somigliano a Dio, che cosa significa? Che tutti siamo messi nelle condizioni di fare miracoli? Siamo capaci di fare grandi miracoli?

Che tutti siamo perfetti, assolutamente no. Ci accorgiamo di essere imperfetti. Allora che cosa significa assomigliare a Dio? È la somiglianza che ci portiamo con Dio quando effettivamente noi assomigliamo realmente a Dio.
In un momento particolare della nostra vita, ogni volta che noi amiamo, il fatto che amiamo ci fa somigliare a Dio.
Allora capite che se vogliamo mostrare Dio al mondo, la cosa che noi dobbiamo imparare a fare è imparare ad amare.
E come vedremo tra un istante, vedete, l’amore non è una cosa che tu rinchiudi in una parentesi di tempo o di impegno della tua vita. Ma è qualcosa che ha a che fare con tutta la nostra vita.

Ad esempio, ci sono delle persone che si svegliano la mattina e vanno a lavorare e vanno a lavorare onestamente facendo il proprio lavoro. Ma è completamente diverso quando tu ami il tuo lavoro. Ci sono delle persone che ogni giorno accudiscono, qualcuno, preparano da mangiare, puliscono casa. Sono utili nell’esistenza di qualcuno, ma è completamente diverso quando una persona prepara con amore il cibo, pulisce con amore la propria casa, tiene in ordine con amore le persone che gli sono affidate.
Ora, vedete che certe volte noi ci accontentiamo semplicemente di fare le cose, di farle onestamente, di farle in una maniera giusta, ma l’unica cosa che noi dovremmo imparare a fare è Amare quello che facciamo, amare un istante della nostra vita, amare qualunque cosa ci capita dentro la vita.
Se a un certo punto io mi ammalo, la cosa che mi viene in mente è rassegnarmi davanti a quella malattia e sopportare quella malattia.
Vedete, se io comincio a vivere la malattia con amore allora cambia completamente. E se sono colpito da un lutto, posso subire la mancanza di qualcuno oppure posso amare a partire da quella ferita da quell’assenza?

Insomma, è un amore che cambia completamente i connotati. È l’amore che cambia completamente la qualità della nostra esistenza. Non per accontentarsi semplicemente di fare le cose, di farle per dovere, di farle onestamente, di farle bene.
No, un cristiano è davvero cristiano solo quando ama quello che fa e quando fa le cose con amore.
Si capisce subito quando una persona è semplicemente brava, onesta e quando una persona invece ama quello che sta facendo. Perché tu ti accorgi che c’è una marcia in più, c’è un significato, un sapore in più nelle cose.

Soprattutto perché, vedete, quando noi non amiamo, a un certo punto la vita ha la capacità di assorbire le nostre energie, ci stanchiamo. Certe volte perdiamo le motivazioni, non sappiamo come andare avanti, semplicemente perché siamo umani e l’unica cosa che ricarica la nostra vita è l’amore, lasciarci amare ed amare ricarica la nostra vita, la nostra esistenza.

Allora tutto l’impegno del nostro battesimo è troppo poco quando lo trasformiamo semplicemente in cose da fare, gli impegni da prenderci, i doveri…
No, noi compiamo davvero il nostro battesimo quando andiamo a letto la sera e prima di dormire ci domandiamo, oggi io ho amato? Ho amato quello che è successo, ho amato me stesso, ho amato gli altri, ho amato Dio.

Chi ci insegna l’amore? Perché nessuno di noi può improvvisarsi in questa cosa? Ecco il motivo per cui noi leggiamo il Vangelo, ecco per cui Gesù è venuto nel mondo, Gesù è venuto nel mondo anzitutto per dirci che noi siamo amati, che siamo noi l’oggetto di Dio. Che se Dio ama qualcuno, non noi quindi, tutto cambia dentro la vita quando tu sai di non essere semplicemente qualcosa di creato.

Devo essere uno in mezzo agli altri. Tutto cambia nella vita quando tu sai di essere amato. Ecco la buona notizia del Vangelo, Gesù viene nel mondo per dire a ciascuno di noi, qualunque cosa stia accadendo dentro la tua vita, ricordati che tu sei figlio, che Dio è tuo padre e che tu sei amato.
Appunto per insegnarci anche un’altra cosa.

Ricordate quello che ci racconta il Vangelo di Giovanni a poche ore dalla morte di Gesù? Ci troviamo nel cenacolo, Gesù prima di sedersi a tavola, si mette in piedi, si toglie le vesti, si cinge i fianchi con un grembiule, si mette in ginocchio e comincia a lavare i piedi ai suoi discepoli.
E tutti rimangono stupiti, meravigliati da quel gesto, un maestro che compie il gesto di uno schiavo.

Gesù spiega il significato di tutto questo. Come Io ho amato voi, anche voi dovete amarvi gli uni gli altri. Quindi attenzione, perché certe volte noi diciamo, come vorrei sentirmi amato da Dio, come vorrei che l’amore di Dio entrasse dentro la mia vita, come vorrei che questo amore cambiasse, rivoluzionasse tutta la nostra vita.
Sì, è vero, fratelli, questa è una cosa che tutti noi desideriamo, che tutti noi dovremmo godere dentro questa nostra esistenza, nell’amore di Dio. Ma poi c’è un altro piccolo tassello, Dio non c’ha semplicemente amati, ci ha chiesto di amarci, anche cioè, di amare noi a nostra volta.

Ma c’è qualcuno che questa parola l’ha vissuta dentro la propria vita, c’è qualcuno che questo comandamento di Gesù dell’amore l’ha vissuto in pienezza, senza sbavature, senza sbagliare.

Ha vissuto questo per tutta la sua vita, senza segni straordinari, ma trasformando la normalità, la ferialità, la quotidianità della sua vita nella realizzazione di questa richiesta, lasciati amare e ama.

Sì, sapete chi è? È Maria.
Non ha passato tutta la sua vita compiendo questo comandamento? si è lasciata amare da Dio e ha passato tutta la sua vita ad amare.
Allora io vorrei capovolgere quello che Gesù dice nel Vangelo, nel senso, vorrei partire dalla fine.
Gesù dice che il più grande comandamento consiste nell’amare Dio, poi dice, nell’amare il prossimo come se stessi.
Vorrei partire proprio da quest’ultima cosa, come il primo scalino, come il primo aiuto e vedrete che è molto importante partire da questo scalino, cioè l’amore a sé stessi.

Noi non ci pensiamo quasi mai, ma molto spesso noi non riusciamo a fare un’esperienza dell’amore di Dio perché noi non ci amiamo. Il primo alleato che Dio ha per far arrivare il Suo amore dentro la nostra vita chi è? Sono io. Ma se io non faccio la mia parte, se io non mi amo l’amore di Dio è come se si scontrasse contro il muro, contro una barriera, contro un cancello che non gli permette di passare.
Passiamo la vita continuando a colpevolizzarci e a dire, ma dovrei amare di più Dio? Dovrei amare più il prossimo? Non ho fratelli, la prima persona che noi dobbiamo amare siamo noi stessi.

Perché se io non mi amo, attenzione, se io non mi amo come Gesù mi ama, perché noi sì possiamo amarci ma di un amore sbagliato. Possiamo amarci e diventare egoisti. Possiamo amarci fino al punto da disinteressarci degli altri, amare fino al punto da non avere bisogno degli altri, amare perché pensiamo solo a noi stessi.
Ma quello è amore? È veleno, una persona che vive così è all’inferno e non lo sa.
Perché è una persona che si è tagliata fuori dalla vita in questo modo, chiudendosi, nell’egoismo, non accorgendosi degli altri, questa persona è all’inferno e non lo sa?

Vi ricordate quando Gesù racconta la parabola del ricco epulone?
È seduto a tavola e mangia, mangia felice, ha i soldi e quindi può permettersi di mangiare, di stare lì, di brindare. Sotto un tavolo c’è un povero, Lazzaro, ma lui non se ne accorge di quel povero. È talmente concentrato su sé stesso, sul proprio cibo, sul proprio benessere, sul proprio buonismo, che quell’uomo è diventato cieco.
Non lo vede Lazzaro, la cosa drammatica di quel racconto sapete qual è? Solo i cani si accorgono di Lazzaro, dice Gesù, che i cani gli leccavano le ferite, le persone che si sono sedute attorno a quel tavolo, nessuno si accorge di Lazzaro.

Questo è un dramma.

Il ricco epulone è già all’inferno, ma non lo sa, se ne accorge quando muore, perché quando muore si accorge che è all’inferno. Allora sì che comincia a dire ho bisogno, allora sì dice ad Abramo, manda Lazzaro per farmi una goccia d’acqua, per farmi dissetare. In quel momento si accorge.
Non è più possibile cambiare le carte in tavola. Allora quando io dico che dobbiamo imparare ad amarci, non sto dicendo che dobbiamo imparare ad essere egoisti, non sto dicendo che dobbiamo amarci nel senso che dobbiamo disinteressarci degli altri.

Dobbiamo imparare ad amarci come Gesù ci ama e la prima cosa che dovremmo fare è avere uno sguardo di benedizione nei nostri confronti.
Quanta gente si disprezza? Quanta gente non riesce a sentire uno sguardo diverso su di sé?
Molti di noi hanno un giudizio negativo su sé stessi. Non dicono ad alta voce che li rende insicuri, hanno paura che gli altri li giudichino che si accorgano che non sono delle belle persone, che non sono all’altezza di tutto questo.

Il disprezzo che molto spesso noi abbiamo nei confronti di noi stessi impedisce alla grazia di Dio di entrare dentro la nostra vita. Ma soprattutto, vedete, quando una persona non si ama, attenti a quello che sto per dirvi, non riesce a stare con sé stessa.

Ad esempio, noi non riusciamo a stare in silenzio. Perché? Perché quando tu stai in silenzio sei a contatto con te stesso e se tu non ti vuoi bene, non ti piace la verità hai bisogno sempre di distrarti, di guardare i social, di sentire delle cose, di metterti a telefonare a parlare con qualcuno.
Tu non sei capace di interiorità perché non ti ami? Perché non ti piace rientrare dentro te stesso. Perché se ti guardi dentro non trovi tesori, ma trovi immondizia, trovi bugie, trovi contraddizioni. Questo è un problema, perché la prima maniera che ha Dio, non solo di amarci ma di parlarci, siamo noi.
Il primo luogo dove Dio si manifesta è il mio cuore. Se io non sono capace di interiorità, capite che non posso ascoltare Dio? Devo sempre fidarmi di quello che gli altri dicono di Dio, ma non posso mai veramente ascoltare Dio dentro la mia vita.

Vedete invece che cosa accade alla Vergine Maria? Quando cominciamo a sfogliare il Vangelo di Luca, proprio dall’inizio del Vangelo di Luca, troviamo il racconto dell’Annunciazione dell’Angelo a Maria.
Tutti conosciamo questo brano di Luca no? L’angelo Gabriele fu mandato a Nazareth da questa donna a parlare con questa donna. Secondo voi perché Dio riesce a parlare con questa donna? Perché Maria riesce a sentire le parole dell’angelo?

Perché Maria è capace di interiorità, Maria sa stare con sé stessa. Maria sa stare dentro di sé. Però diciamo, in un mondo che ci fa vivere sempre fuori di noi non ci accorgiamo che la nostra vita cambierebbe tantissimo se noi imparassimo un po’ di interiorità. Una capacità di pregare, cioè di tornare in noi, di mettersi in ascolto della voce di Dio dentro di noi.

Forse non succederà. Qui basta entrare in una chiesa e vedere una comunità pregare per accorgerti che la maggior parte delle persone, anche quello che frequentano una comunità, una chiesa, un santuario hanno difficoltà ad avere interiorità.
Hanno difficoltà a stare un po’ in silenzio, hanno difficoltà a mettersi in ascolto della parola di Dio, a mettersi in ascolto di cui Dio ti sta parlando, loro dentro di loro.

Dice il padre, io mi metto in silenzio, ma come mi metto in silenzio subito mi salgono le preoccupazioni. Io mi metto in silenzio ma subito sento disagio. Me ne vorrei scappare, non riesco a stare perché mi tornano in mente le cose brutte che mi sono successe, mi torna in mente il mio passato, mi viene l’ansia per quello che deve accadere domani dentro la mia vita.

Non siamo capaci di stare dentro di noi perché noi non sappiamo amarci?

Molti di voi hanno dei figli e questa cosa voi la capite subito: se un bambino lo devi educare a fare qualcosa, non impara quel qualcosa da un momento all’altro. Alcune cose lentamente entrano dentro la sua vita, come un’abitudine buona.

Ma devo dirgli tutti i giorni devi lavarti i denti, questa cosa diventerà un’abitudine buona per lui. Non basta dirglielo una volta devi perderci tempo con quei bambini e man mano che tu perdi tempo con lui, lo educhi ed educandolo, quel bambino non si laverà più i denti perché lo dice papà o la mamma, ma perché è diventata una cosa sua, è diventato capace lui di aver cura di sé.

Una domanda è: quando noi cominciamo ad esercitarci ad avere un’interiorità? Guardate che se veniamo qui, se festeggiamo la Madonna e non chiediamo alla Madonna innanzitutto la grazia di dire Aiutami ad amarmi, insegnami come si fa, che cosa significa volersi bene, perdere tempo con sé stessi, avere uno sguardo diverso su di sé? Di qual è l’interiorità, a stare dentro il cuore, perché è lì che Dio parla.

Una cosa che mi fa sempre tanto soffrire, soprattutto quando parlo con dei giovani.

Ogni tanto mi capita di ascoltare delle persone che stanno vivendo dei momenti difficili dentro la propria vita e mi raccontano i loro problemi, i loro drammi.
Poi a un certo punto io così dal nulla mi faccio questa domanda, dico, sì, ma tu cosa desideri? Cosa desideri dalla tua vita? La maggior parte di queste persone sapete cosa fa?

Rimane un po’ in silenzio e poi mi dice. Non lo so. Non lo so.

Significa che tu non ti sei messo in ascolto di quello che Dio ti ha messo nel cuore gli parli attraverso i desideri più profondi che tu hai, non i capricci, i desideri.
Che cosa vuoi veramente? Che cos’è che c’è dentro il tuo cuore? Li sta parlando Dio.
Allora è ovvio che tu stai male perché tu hai sbagliato il punto di partenza, tu non devi partire dai problemi, devi partire da te. Non devi partire dal risolvere le questioni intorno a te, devi domandarti:

Ah, ma io ho avuto una scuola che non ha funzionato. Ho avuto una parrocchia che non era una parrocchia, una famiglia tutta scassata.
Sì, è vero, tutte queste cose potevano essere cose negative.
Devi ripartire dalla cosa più importante, impara a volerti bene tu.

Perché se tu impari questo amore, cominci a capire Dio.
Ecco perché noi guardiamo Maria.

Prima di guardarla nelle vesti in festa, … nei i nostri santuari, a messa , portata sulle spalle nelle nostre processioni.
È stata una donna che ha passato la sua vita amando e la prima cosa che lei ha amata è stata sé stessa. Per questo il Signore ha rivolto lo sguardo su questa donna, quando una persona si vuole bene, vedete? Accoglie anche la propria povertà.

Perché tutti noi abbiamo dei limiti, io ho dei limiti. Ho delle cose che non so fare. Io non so fare tutto, io sono imperfetto, ho delle cose che non funzionano. …
Maria canta nel Magnificat, difende, questa cosa: ha guardato all’umiltà della sua serva, ha guardato la sua povertà, ha guardato la sua naturalità, ha guardato il fatto che io sono una creatura ho dei limiti, ha guardato me.

Quante volte noi passiamo tutta la nostra vita in lotta con i nostri limiti noi non accettiamo i nostri limiti, non accettiamo di essere fatti in questo modo. Quante volte mi sento gente che chi mi dice padre, io non mi piaccio, non mi piace il mio corpo, non mi piace la mia storia, non mi piace il mio carattere.
E se tu continui a non piacerti, non riesci nemmeno a sentire Dio. Come vedete i fratelli, prima di cambiare il mondo, noi dobbiamo partire dal comandamento dell’amore e il comandamento dell’amore parte dallo scalino numero uno.

Amiamo noi stessi come Gesù ci ha amati. Ecco, allora ti arriva.
Secondo tipo di amore, quello che forse noi capiamo di più perché ci viene più facile.
L’amore agli altri. Anche in questo caso, vedete, ci sono tanti.

Quando noi pensiamo alla moralità? Perché in fondo noi chiamiamo amore certe volte semplicemente il nostro impegno a dare qualcosa di buono nella vita degli altri. Perché vorremmo il contraccambio, perché vorremmo ricevere noi da loro.

Allora, invece di amare, semplicemente stiamo implorando di avere uno scambio io amo te, tu ami me? La vita non sempre è questo non sempre noi abbiamo il contraccambio dell’amore.

Peggio ancora, pensiamo di non essere capaci di amare, perché quando vogliamo seriamente bene a qualcuno, vorremmo sempre proteggere quel qualcuno, risolvere i problemi di quel qualcuno. Ma secondo voi noi siamo in grado di risolvere tutti i problemi delle persone che amiamo? Secondo voi noi abbiamo la capacità di poter proteggere da tutti i mali le persone che amiamo?

Secondo me non siamo sempre all’altezza di ciò che gli altri desiderano dentro il proprio Cuore attraverso il nostro amore.
Tu puoi dare tanto amore ai tuoi figli, però non gli puoi dare tutto perché non sei Dio. Tu puoi proteggere le persone che ami dai mali che incontrano nella vita, ma non li puoi proteggere da tutto. Prima o poi dovranno scontrarsi con delle cose brutte, dovranno loro mettersi in gioco. Quante volte noi vorremmo avere la capacità di fare miracoli. Ma non per noi stessi, perché vorremmo l’impossibile per le persone che amiamo. Non si tratta di stupidaggini, di capricci. Certe volte si tratta di desiderare cose serie. Non stai bene? E io vorrei avere il potere di guarirti. Tu sei infelice e io vorrei avere il potere di toglierti quell’infelicità. Tu stai vivendo un dramma e io vorrei avere il potere di toglierti il peso di quel dramma, ma non sempre siamo capaci di far questo.

Allora vedete, quando noi amiamo in questo modo, molto spesso soffriamo tantissimo perché ci accorgiamo che il nostro amore non basta.
Ma noi guardiamo Maria e cominciamo a capire che cosa significa veramente amare il prossimo. Esempio ce lo dà sempre il Vangelo di Luca quando, subito dopo il Vangelo dell’Annunciazione, l’evangelista ci dice che Maria si mise in cammino verso la casa della cugina Elisabetta.

Ora, pensate un po’ a questo, che cosa succede in quella casa? Succede un miracolo? Maria, non lo so, guarisce qualcuno? Moltiplica pane e pesci? No, Maria, che cosa fa in quella casa?

Non hanno il vino e lo trasforma? Prende del latte, lo trasforma in vino? No, non c’è nessun miracolo, non c’è nessuna cosa eclatante. Questa donna sa che la cugina non sta bene, che ha bisogno, che cosa fa?

Va da lei e sta con lei, condivide con lei, questo è l’amore, l’amore è condividere la vita degli altri e condividere la loro gioia e condividere in nuovo dolore. Ridi con chi ride, Piangi con chi piange, questo è l’amore al prossimo.

Per poter dire a qualcuno, non ti posso proteggere da tutto, ma qualunque cosa accadrà nella tua vita, io ci sarò.

Questo è un amore.

Maria ha fatto questo nella sua vita. Pensate che cosa succede alle nozze di Cana, che condivide la gioia di questo matrimonio. E poi a un certo punto si rende conto che in questo matrimonio si sta per sfiorare una tragedia, è finita una gioia, è finito il vino.

Chi è che fa il miracolo? Maria?
Maria non fa nessun miracolo. E Gesù a fare i miracoli.
Questa donna è lì e si accorge di quel dolore e lo racconta Gesù. Si accorge che manca qualcosa e lo chiede a suo figlio. Ora solo Maria ha un potere di raccontare a Gesù le disgrazie degli altri, solo Maria ha il potere di andare da Gesù a dirgli, non hanno più vino?
Non abbiamo tutti questo potere, non abbiamo tutti il potere di andare davanti al Signore a dire mio figlio è infelice, fa qualcosa per mio figlio?

Questo è l’amore, è sapere che io non posso dare tutto, ma io posso condividere, io posso chiedere, io posso intercedere.
E Maria dove ha imparato questo? Tutta la vita di Gesù è una testimonianza di questa condivisione. A me piace tanto quando devo spiegare alcuni brani del Vangelo soprattutto i brani dove ci sono i miracoli, cercare di aiutare ciascuno di noi, quando leggiamo quei brani, a non lasciarci distrarre dai miracoli.

A un certo punto, dice il Vangelo, condussero a Gesù un uomo affinché lo guarisse, ora io so, tutti in questo momento state pensando: ah sì, il miracolo del cieco.
Gesù che guarisce il cieco, è vero, però c’è una cosa che noi ci dimentichiamo, leggiamo troppo velocemente quella storia, perché la prima cosa che fa Gesù quando incontra questo cieco lo sapete cosa dice il Vangelo?
Allora Gesù lo prese per mano e lo condusse fuori dal villaggio.
Che cos’è questa cosa?

Prendere per mano qualcuno, camminare mano nella mano con qualcuno. Non c’è ancora il miracolo, fratelli, non c’è ancora la rivoluzione e il cambiamento della vita di questa persona. Ma il primo miracolo che Gesù fa a questo cieco e che lo prende per mano, condivide con lui un pezzo di strada, condivido con lui un pezzo di quel buio.
Non abbiamo tutti il potere questo a qualcuno?

Vengo a darti una mano. Che significa vengo a darti un aiuto, non sei solo, ci sono io con te. Invece noi assistiamo che quando soffriamo spariscono tutti. E quando siamo nella gioia, quelli che ci stanno abbiamo il dubbio che siano anche invidiosi.
E quindi ci sentiamo soli quando stiamo male e soli quando va tutto bene.

Che tristezza, no?

Siamo incapaci di questo amore, incapaci di saper soffrire con le persone che soffrono e attenzione, incapaci di saper gioire con chi gioisce.
Ma perché quella sì me no? perché a quella famiglia sì, a noi no? Perché quello? Tutti questi atteggiamenti ci allontanano dall’amore. Invidia? Gelosia? E cosa ci chiede il Signore? l’amore al prossimo. Dice che noi dobbiamo imparare ad amare il prossimo come noi stessi, allora se tu hai imparato a dare la mano a te stesso, se tu riesci a darti una mano. allora puoi anche imparare a darla agli altri.

Devo farvi un esempio molto concreto. Immaginate che una persona non sta bene fisicamente, nel senso che ha degli acciacchi, non sta bene, allora va dal medico. Il medico gli dice, Guarda, devi darti una regolata, perché se non cambi il tuo stile di vita, il problema diventa serio. Per prima cosa questa persona deve cominciare a dire che devo volermi bene e per volermi bene devo cercare di togliere tutto quello che non mi fa bene, mangiare meglio, dormire di più, vivere una vita meno stressante.
Queste cose sono un modo attraverso cui noi ci vogliamo bene è il nostro possibile. Ora, una persona che riesce a fare questo con sé non riesci a fare anche con gli altri, cioè diventa benedizione per gli altri.

E come sarebbe bello se ognuno di noi comprendesse che qualcosa che ci domanda il Signore è l’amore al prossimo, non come un amore che risolve tutto, non come un amore che ha la risposta a tutto, non come un amore che cambia il mondo semplicemente perché sempre all’altezza di una situazione, ma perché è l’amore del nostro possibile.
L’amore di saper condividere, l’amore di saper stare nella vita degli altri.
Io non voglio deludere nessuno, Eh! Ma noi abbiamo assistito in 2000 anni di storia del Cristianesimo, di storia della Chiesa, a tante grazie che la Madonna ha fatto nella.

Se questa chiesa, se questo santuario si trova qui è perché è legato a una storia di grazia e in quante parti del mondo ci sono santuari e chiese che testimoniano la presenza, il passaggio, le grazie di questa donna.

Però dovrebbe anche farci molto riflettere che nel Vangelo Maria non fa nessun miracolo di quelli che in 2000 anni invece noi siamo stati abituati a vedere, perché le grazie che fa Maria nel Vangelo sono grazie che possiamo fare tutti noi.

Mi piace pensare che il Vangelo ci racconti che Maria non fa miracoli straordinari nel Vangelo perché nessuno di noi dica non posso farli. Tutti possiamo fare quello che ha fatto questa donna. Tutti possiamo metterci in ascolto del Signore, tutti possiamo dire al Signore, eccomi, tutti possiamo condividere il dolore e la gioia degli altri.

Maria è un esempio per noi.

Il Vangelo non la dipinge come irraggiungibile, la mette accanto a noi per dire, così si fa, così si vive. Ora che razza di devoti siamo di Maria, se non impariamo questa lezione base? È troppo poco venire qui e prenderci le grazie. La prima cosa dobbiamo prenderci di questa donna è l’esempio della sua vita e dire anche io voglio vivere così.

Poi c’è il terzo amore, che è più importante, che Gesù mette al primo posto, dice Dio: Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze.
E vorrei dirvi questo solo quando amiamo Dio, cioè soltanto quando Dio ha il primo posto, tutte le cose sono al loro posto. Capito perché è importante mettere Dio al primo posto? Perché se lui è al primo posto tutte le cose sono a posto. Ma se non è al primo posto tutte le cose non sono a posto.

Allora non si tratta di togliere il posto a qualcuno, di togliere il posto a mia moglie, a mio marito, ai miei figli, a mio padre, al lavoro allee mie passioni alla gioia.

Non si tratta di togliere il posto a qualcuno per darlo a Dio. È esattamente il contrario, è dare a Lui il primo posto perché tutte queste cose possano essere al loro posto. Capite che se una persona prende, non lo so, un gioco del gratta e vinci e lo mette al primo posto, diventa più importante dei propri figli, della propria famiglia e della propria serenità? Capite che c’è qualcosa che non funziona? Sì, perché la ludopatia ha preso il posto di Dio. È ovvio che tutto il resto non funziona.

Se tu vivi un rapporto possessivo con i tuoi figli, tutto il resto non funziona. Hai rovinato pure la vita ai figli. Insomma, si tratta di capire che soltanto Dio è Dio, che soltanto lui deve avere il primo posto. Ma noi non siamo abituati a fare questo e soprattutto le nostre ultime generazioni non hanno più nemmeno un’educazione a comprendere che bisogna imparare a strutturare la nostra vita attorno a Dio. Perché andiamo a messa la domenica? Perché almeno un giorno alla settimana lo diamo al Signore.

Perché impariamo a pregare, perché prima di mangiare facciamo un segno di croce, perché alla fine della giornata diciamo una preghiera di ringraziamento? Sono cose che noi non facciamo più capite? Le abbiamo abolite dalla nostra vita.
Era un’abitudine buona che noi non abbiamo più.

Testimonia che Dio non è più al primo posto. Quindi mettere noi al primo posto significa mettersi in prima fila nella processione della Madonna, questo significa mettere prima noi al primo posto.

Quando una persona si accorge che sta mettendo Dio al primo posto? Quando avverte che la sua vita ha un senso. Quando tu ti accorgi che la vita ha un senso e che persino il tuo dolore ha un senso. Allora tu, messo Dio al primo posto, e tutto il resto serve fondamentalmente per questo.
È come si fa a mettere Dio al primo posto? Che cosa significa mettere Dio in quel posto in cui tutto assume un significato?

Cerco di spiegarlo così.
Prima vi ho detto, proprio all’inizio di questa nostra riflessione, che fa grande differenza nella propria vita è imparare a fare le cose con amore. Quando tu lavori con amore, la qualità del tuo lavoro è diversa. Quando tu prepari un pranzo con amore, la qualità di quel pranzo è diversa. Quando tu fai un servizio con amore, la qualità di quel servizio è completamente diversa.

La domanda è: come faccio a fare con amore il mio lavoro? Come faccio a fare con amore i miei servizi domestici? Come faccio a fare con amore tutte le cose che la vita mi mette? Sapete, come quando le cose che fai, tu le fai per amore di qualcuno. Per chi lavori? …Allora fai con amore quel lavoro, perché lo stai facendo con amore di qualcuno.

Perché fai con amore il pranzo? Perché lo stai facendo per amore di qualcuno. Questo ti permette di farlo con amore, perché lo stai facendo per amore. Ora. E cosa ha fatto Gesù? Gesù è venuto nella storia, si è incarnato, è entrato nella storia perché ciascuno di noi potesse vivere la propria vita vivendola per amore suo. Allora quando io mi sveglio la mattina è per l’amore del Signore. Ma quando io mi sveglio la mattina per l’amore del Signore sopporto quella giornata, quando tutto quello che avviene nella mia vita accade nella mia vita, lo faccio per amore Suo tutto assume un senso. Ma se io cancello Gesù dalla mia vita, ho cancellato il per amore, uno dice no, ma io lo vivo per amore dei miei. È vero?

Però succederanno dei giorni in cui i tuoi figli ti faranno dire, ma chi me la fa fare a voler bene a questi?
E non si meritano niente. E ci sono dei giorni che vai a lavoro e invece di dire ma che ci vado al lavoro dice: mah guarda non sopporto più di venire qua a sentire sti colleghi, a dover battagliare sempre su queste cose. La voglia di fare quel lavoro con amore.
Fratelli, che cosa vi sto suggerendo? E se le cose le facciamo soltanto per amore di qualcuno o di una circostanza, basta che quel qualcuno e quella circostanza cambiano e noi abbiamo smesso di farlo per amore.

Poter avere cura di una comunità che mi vuole bene, allora io sì che vivo per amore il mio sacerdozio. Ma se malauguratamente sono in una comunità, in una parrocchia dove incontro problemi, dove le persone si lamentano, dove io posso spiegare chiaramente tutte le cose e quando ho finito di spiegarle subito lui alza la mano e dice sì, però noi la processione l’abbiamo sempre fatta così, quindi non hanno capito niente di tutte le spiegazioni del mondo.
Allora? Come fai a dire continuare a fare il prete per amore. Perché tu non lo fai perché la gente se lo merita, o perché i tuoi figli se lo meritano, o perché tuo marito o tua moglie se lo meritano il pranzo con la cura, o perché se lo meritano i tuoi colleghi, il tuo datore di lavoro, i tuoi.
Non la fai per questo, tu la fai per amore di Gesù, per amore di Gesù.

Noi abbiamo smesso di vivere così. Abbiamo smesso di vivere le cose per amore Suo. Ecco perché siamo infelici. Perché ci siamo dimenticati che Dio ci ha donato in centro, ci ha donato una pietra su cui fondare la nostra vita e noi ce ne siamo dimenticati.
Abbiamo fondato la nostra vita su cose. Ora, quando si svegliava la mattina Maria, perché cosa viveva? Per Gesù? … È per lui che faceva le cose, è per lui che va a finire sotto la croce. Questa donna per amore di suo figlio si trova in quella sofferenza, capite? Ma è lì “Stabat Mater”, sotto la croce sta la madre. Non se ne va. Perché lei vive per amore adesso.

Questa è la è la forza di noi cristiani. Qualunque cosa nella nostra vita la possiamo vivere non perché la capiamo sempre. Ho capito il senso di questo dolore, adesso sì che lo vivo, no! Ci sono dei dolori che noi non capiamo. È l’unica maniera che abbiamo di viverli come un senso, è viverli per amore di Gesù e dire, Signore, io non lo capisco, perché mi hai messo in questa situazione ma io vivrò questa cosa per amore tu.
È lì che troviamo la forza. Ma quando ci dimentichiamo tutto questo, noi non riusciamo ad andare più avanti. Non riusciamo a sperimentare più nessun significato. Non sentiamo più il sapore della nostra esistenza. Dirò di più, non assomigliamo più a Dio semplicemente perché lo abbiamo dimenticato. Uno che dice Io credo in Dio. L’ho chiuso in chiesa. Io credo in Dio, ma lo tiriamo fuori soltanto durante i festeggiamenti della Madonna. Io credo in Dio, ma in un minuto, durante la giornata di mezza preghiera, non ho capito che credere in Dio così, non ci salva.
L’unica cosa che ci salva è vivere per lui, per amore suo e non dobbiamo vergognarci. Perché è arrivato il momento in cui dobbiamo avere il coraggio di essere cristiani così. E di dire, siamo sì peccatori, siamo fragili, abbiamo delle vite che molto spesso se uno le guarda da fuori e dice, ma tutte le sfortune a te capitano? Sì, magari sì, c’è un sacco di cose che non vanno. Però ho una grande grazia, anche le cose brutte me le posso vivere per amore di Gesù. Allora sono Salve, allora sono piene di significato.

Maria quando è sotto la croce, vede morire il Figlio. E che dice, tranquilli, la storia non finisce qua, ci sarà la resurrezione, poi ci sarà la Chiesa. No, è semplicemente una mamma che assiste alla morte di suo figlio. La sensazione che ha questa donna è di morire sotto quella croce, vedendo morire il proprio figlio. E voi guardate, non mi spavento, né mi scandalizzo quando una persona che ha vissuto dei dolori simili mi dice: dopo che è successo questo a me non va più di vivere, non mi va più di andare avanti.

Non mi sembra che più niente valga la pena. Ora ecco che la Madonna ci insegna che in quel momento, quando tutto sembra perduto, noi continuiamo a vivere per amore di Gesù. Allora assistiamo alla Pasqua, allora assistiamo a una storia che inizia, allora ci accorgiamo che le cose cambiano, tutto sembra finito e poi miracolosamente le cose rifioriscono.

Cari fratelli, care sorelle. Questi sono giorni di festa. Ma questa festa ha senso solo e soltanto se alla fine di questi giorni prendiamo la decisione di assomigliare un po’ di più alla Madonna. E c’è una cosa su cui possiamo assomigliarle, Lei è Immacolata, cioè preservata dal peccato, non io. Noi siamo peccatori, quindi in questo non possiamo assomigliarle.
Lei è la tutta pura. Noi no.
Siamo fragili, siamo creature.

C’è una cosa però in cui possiamo assomigliarle: Lei ha sempre amato, anche noi possiamo sempre amare. Questa è quell’immagine di somiglianza che di Dio, che Maria si porta addosso e che ciascuno di noi si porta addosso.
Possiamo questi giorni di festa farci venire il desiderio di vivere così? Allora sì che sarà festa. Perché porteremo Maria non solo in processione. La porteremo ovunque, ovunque saremo noi qualcosa di Maria continuerà a risplendere. E credo che questo sia una devozione più grande di qualsiasi altra festa.
Grazie.

Don Luigi Maria Epicoco

Don Luigi Maria Epicoco è un presbitero, teologo e scrittore italiano. Sacerdote dell’arcidiocesi dell’Aquila, scrittore di libri e articoli scientifici di carattere filosofico e teologico. Ha una cattedra in filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR Fides et ratio dell’Aquila. Direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all’Aquila e parroco della parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano, dove ha vissuto la tragica vicenda del terremoto occupandosi in prima linea della ricostruzione per l’arcidiocesi. Comunicatore in diverse trasmissioni sia in radio sia in televisione in particolare Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2, Rai Radio 2. Nel web è attivo nei social e in diversi blog. Nel 2016 ha curato il commento al Vangelo della rivista Credere Edizioni San Paolo. Membro Cavaliere della Luce. Ha costituito una fraternità con gli studenti universitari che segue. Da novembre 2017 è nato il progetto editoriale di un nuovo messalino edito da Edizioni San Paolo a cura di don Luigi Maria Epicoco. (https://www.cercoiltuovolto.it/tag/don-luigi-maria-epicoco/)

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Un messaggio agli educatori – Don Luigi Maria Epicoco