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Maria maestra della Parola- Don Luigi Maria Epicoco
Riporto un video per me importante, credo lo sia per tutti coloro che aspirano ad essere Cristiani. Ho cercato di trascriverlo, di trasformare l’audio in testo, per renderlo ancor più maggiormente accessibile.
Maria ci insegna come essere Cristiani, in cosa siamo ad immagine e somiglianza di Dio.
È ricco di spunti, di contenuti che ci fanno comprendere come Maria ha amato e come noi possiamo amare come ha fatto lei.
Nonostante gli strumenti informatici sempre più evoluti e il mio intervento manuale per sistemarlo un po’, il testo prodotto non è perfetto ma altamente conforme all’audio qui sotto riportato.
Buon ascolto / Buona lettura
Video
Trascrizione – Maria maestra della Parola
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I due brani del Vangelo, uno ci darà il la per la nostra riflessione ed è il brano della pesca miracolosa che dà inizio alla vicenda Di Pietro e degli altri, al loro discepolato.
Ma in realtà il primo brano che abbiamo letto, credo che sia la descrizione più bella e anche più corretta di che cosa sia il cuore di Maria.
Perché quando pensiamo a Maria, ovviamente la rappresentazione che c’è anche qui in cattedrale, la vediamo trafitta da delle spade e questa cosa può impressionarci, perché la prima cosa che ci viene in mente è che la trafittura di una spada è appunto una ferita di dolore, di sofferenza.
Ma credo che sia troppo poco, o perlomeno troppo parziale pensare che il cuore di Maria sia semplicemente un cuore che soffre, un cuore ferito, un cuore ferito da una sofferenza.
Maria ha un cuore di carne.
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I cuori di carne sentono le cose, sentono le cose belle, sentono anche quelle brutte, cioè si lasciano sempre ferire dalle cose belle, dalle cose brutte, che tradotto significa sentono tutto.
Il contrario del cuore di carne è il cuore di pietra. Vi ricordate? In tutto l’Antico Testamento costantemente Gesù promette al popolo d’Israele di toglierli il cuore di pietra per ridonargli un cuore di carne.
A noi sembra una cosa buona, ma non è un affare.
Perché forse noi non ci accorgiamo che passiamo la maggior parte della nostra vita a cercare di trasformare il nostro cuore di carne in un cuore di pietra, perché se il cuore è di pietra non sente dolore.
Non sente nemmeno la gioia, in fondo non sente nulla e a noi pare un affare, un cuore che non sente nulla, che riesce a prendere distanza dalla realtà, dalle cose che gli accadono intorno. Ci sembra di essere più vincenti se non sentiamo nulla.
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Ma non ci accorgiamo che abbiamo rinunciato alla cosa che ci rende umani. Noi siamo umani proprio perché sentiamo le cose e avvertiamo la vita, la sentiamo in un cuore che palpita. Avvertiamo la gioia e il dolore come cose che ci trafiggono l’anima e che non sempre ci fanno capire effettivamente dove stiamo andando, qual è il senso delle cose che stiamo facendo, perché ci accade qualcosa.
Ma solo un cuore di carne può incontrare l’amore di Dio.
Ecco perché quando ci troviamo davanti a un’immagine di Maria che ostenta un po’ il suo cuore, lo stende davanti a tutti noi.
Ce lo mostra in questa sua capacità di sentire, di poter sentire la vita fino in fondo, che tradotto significa, in termini molto semplici, che Maria ci insegna ad essere umani.
Il Vangelo in fondo è questo che ci domanda, imparare ad essere umani alla maniera di Gesù.
Perché ci sono tanti modi di essere umani. Noi, ad esempio, possiamo imparare ad essere umani e incattivirci pensare che esseri umani significa tirare fuori il peggio di noi. C’è invece una modalità giusta di essere umani ed è quella che ci insegna Gesù.
Maria. Il suo modo di sentire la vita ci insegna un modo di essere umani che appunto è quello di Gesù.
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Ma ecco, ho pensato con voi di fare una piccola riflessione che ci conduca fino al cuore di Maria, fino a questa sua capacità di sentire la vita. Ma per far questo forse è bene dire ad alta voce una cosa che dovrebbe essere ovvia per ciascuno di noi, noi che siamo cristiani, noi che pensiamo, in fondo che la nostra vita è guidata da qualcosa di completamente diverso che dovrebbe essere appunto, la nostra fede.
Che cos’è la Parola di Dio?
Cioè, in che senso la Parola di Dio può cambiare la nostra vita?
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Conoscere Sally per la prima volta?
Ce l’ha raccontato molto bene questo brano del Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato, in cui Gesù per la prima volta incontra questi discepoli, che in realtà sono reduci da una notte in cui non hanno pescato molto.
Ora immaginate questo, la nostra visuale della vita è fatta più o meno in questo modo, noi ci facciamo un’idea della vita sommando tutte le nostre esperienze e quindi se ci succedono più cose brutte ci convinciamo che la vita è una cosa brutta.
Se nella vita le cose cominciano a andar male, cominciamo a pensare male di noi stessi, male di quello che ci accade, male del mondo intorno a noi. La logica che usiamo è quello di dedurre che la vita è sempre la somma di tutte le esperienze che ci capita.
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Questa visuale si chiama visuale mondana ed è una visuale che è consegnata solo e soltanto alla nostra esperienza.
Che cosa fa la Parola di Dio? La Parola di Dio ci insegna a guardare le cose da un altro punto di vista, che non è più semplicemente quello della nostra esperienza, cioè di quello che ci è capitato, ma ci invita a guardare le cose da un altro punto di vista che è fuori dalla nostra logica, che è fuori dalla nostra visuale, che in un certo senso ci appare a volte anche contro la nostra logica, contro i nostri ragionamenti.
Ma a quel punto di vista che alla fine ci salva. E penso che sia descritto così bene in questo brano che abbiamo appena ascoltato. Semplicemente perché Pietro, l’unica cosa che può fare quella sera, è constatare il suo fallimento. Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla. E Gesù sta chiedendo qualcosa che non è logico per un pescatore esperto.
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Cioè gettare le reti a quell’ora del giorno, andare a pescare in un momento in cui non si pesca.
Nell’orario in cui bisognava pescare hanno tirato le reti e non hanno pescato nulla. Ecco il fallimento. Inizia il giorno, non bisogna pescare più. Ma quest’uomo ti dice, invece getta le reti.
E cosa Fa Pietro, si fida?
Si fida di buttare le reti anche quando la sua esperienza, la sua visuale, gli dice invece che è sbagliato farlo in quel momento.
Sapete che cosa ha come conseguenza il fatto che quelle reti si riempiono di pesci?
Credo che sia una lezione immensa per ciascuno di noi.
Noi siamo cristiani, non quando ci limitiamo semplicemente a riflettere su quello che ci è successo nella vita, a sommare tutte le esperienze e a dedurre qualcosa di buono o di brutto.
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Noi siamo cristiani quando, nonostante tutto quello che è successo dentro la nostra vita, noi guardiamo gli eventi non con i nostri occhi, non con i nostri ragionamenti, ma così come ci insegna Gesù.
Così come ci insegna il Vangelo.
In questo senso la nostra ignoranza del Vangelo molto spesso non ci aiuta a salvarci?
Non ci aiuta a sperimentare la salvezza, la Parola di Dio può salvarti la vita perché può darti quella visuale che finalmente ti tira fuori dal tuo fallimento, dalla tua notte, dalla tua perdita, da ciò che tu pensi di non avere più, dalla tua disperazione.
Io mi domando però se noi siamo capaci di fare questo.
Cioè se siamo capaci di ascoltare una Parola altra, che ci spinga a delle decisioni diverse.
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Voglio essere molto concreto. Se nella vita ti sei convinto di non valere nulla e tu vivi la tua vita convinto di non valere nulla, come puoi incontrare la salvezza? Quando il Vangelo, ad esempio, ti dice, non è vero che non vali nulla, tu vali tutto. Vali talmente tanto che io, dice Gesù, sono stato disposto a morire per te.
Guarda un po’ quanto tu sei prezioso o quanto tu sei preziosa.
Cosa accade quando tu senti questa Parola? Che non dovresti più pensare a te come uno sfigato?
Non dovresti più pensare alla tua vita come una vita perduta.
Ma cominciare a guardare te stesso, a te stessa a partire dall’amore di questo Dio che è morto in croce per dirti che ti ama.
Che ha vissuto tutta la sua vita per dimostrarti il suo amore, per raccontarti che Dio non è semplicemente uno che t’ha creato, ma un padre che ha cura di te e che tutte le volte che cadi ti rimette in piedi, e che la sua misericordia è infinita e che ha dato ciò che di più prezioso poteva darti, questo Dio, suo figlio.
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Ora, se quello che vi ho appena annunciato rimane una storia bella chiusa qua dentro, questo non ci salva, se questa Parola invece la applichiamo alla nostra vita, come possiamo continuare a vivere da disperati sapendo che uno ci ama così?
Come siamo autorizzati a pensar male di noi stessi quando c’è stato qualcuno che ci ha amato in questo modo? Cioè dobbiamo cambiare prospettiva, cambiare visuale. Sapete? C’è un nome specifico nella teologia che descrive questo cambiamento e la Parola conversione.
Io lo so che quando noi pensiamo alla conversione, pensiamo a una persona che prima peccava e poi non pecca più. Noi abbiamo soltanto un’idea di conversione. Che la conversione morale. La conversione non è innanzitutto una questione di morale, è una questione di punti di vista.
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Allora capite che ascoltare la Parola significa lasciare che la nostra vita venga guardata da un altro punto di vista, venga guardata da un’altra prospettiva e a partire da quella prospettiva, prendere delle decisioni.
Pietro, ad esempio, poteva non assecondare Gesù, invece lo asseconda, getta le reti.
Ancora, davanti a quel miracolo poteva vendere quei pesci, fare affari e chiudere la sua vicenda con Gesù. Invece no, lascia tutto e lo segue. Vedete, noi ci accorgiamo d’aver incontrato il Vangelo quando il Vangelo ci spinge a prendere delle decisioni grandi, quando ci spinge a dei cambiamenti, quando ci spinge a mettere in discussione quello che fino al giorno prima invece facevamo con abitudine.
Il Vangelo ci aiuta a cambiare. Ecco che la salvezza allora diventa qualcosa che stravolge la nostra vita, non un qualcosa di teorico, non qualcosa che rimane chiuso dentro la nostra testa, ma qualcosa che cambia la nostra vita, perché ci dà l’opportunità di entrare in una vita diversa, in un modo di vivere diverso.
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Ma noi sappiamo Che Pietro è anche quello che ha rinnegato Gesù. Pietro è anche quello delle domande sbagliate. Pietro è anche quell’uomo che deve imparare, giorno dopo giorno, a capire che cosa significa prendere sul serio questa Parola.
Vi ricordate in quella meravigliosa dichiarazione di fede che Gesù provoca proprio nella bocca Di Pietro, quando domanda, Chi sono io per voi? E Pietro risponde, Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente.
Cioè, tutti siamo d’accordo Che Pietro ha risposto nella maniera giusta. Nella sua bocca c’è la verità, ma basta andare avanti di un paio di versetti in quel racconto, quando Gesù, sentendosi rasserenato, cioè almeno uno dei 12, gli ha risposto correttamente, che finalmente ha detto ad alta voce qual è la sua identità. Pietro, Gesù scopre le carte.
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Racconta che sta andando a Gerusalemme perché in realtà sarà ucciso, verrà crocifisso e poi risorgerà.
Ma Quando Pietro sente parlare di questa storia della Croce, della sofferenza, della passione, non vi dico nemmeno della risurrezione. Apro e chiudo una parentesi, se vi leggete il Vangelo di Matteo, vi accorgerete che quando Gesù viene deposto dentro il sepolcro, nessuno dei suoi discepoli si ricorda che Gesù aveva detto che sarebbe risorto.
Sapete chi si ricorda di questo? I suoi nemici? I soldati, chi l’ha crocifisso.
Vanno da Pilato a dire, guarda che costui aveva parlato di resurrezione, mettiamo delle guardie perché non rubino il corpo e poi raccontino la storia che è risolto. È interessante che sono i nemici a ricordarsi della resurrezione. I suoi amici non se lo ricordano.
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Bene, Pietro davanti all’idea alla logica della Croce, della passione di Cristo, si sente autorizzato a prendere Gesù da parte e a dire questi discorsi, non farli più.
Vi ricordate la durezza con cui Gesù risponde a Pietro in quel momento? Vade retro Satana, torna dietro di me?
Satana, tu mi sei di scandalo perché dice Gesù, Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Ecco, vedete, fratelli? Questa è la differenza.
La domanda vera che dobbiamo farci questa sera è se noi pensiamo secondo Dio o secondo gli uomini, se la nostra vita la stiamo pensando secondo Dio o secondo gli uomini. E quando ci domandiamo che cosa significa pensarla secondo Dio, dovremmo dire che la Parola ci insegna a pensare secondo Dio. Senza la Parola noi non riusciremmo a capire questa mentalità. Questo modo nuovo di guardare le cose.
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Ora ho voluto usare l’esempio Di Pietro, ma potrei usare l’esempio di tantissimi altri discepoli che ad intermittenza a volte ascoltano, a volte non ascoltano la Parola di Gesù, a volte la mettono in pratica, a volte la nascondono, a volte la loro forza, altre volte invece diventa la loro paura.
Ma c’è invece una persona, una creatura, che invece ha sempre preso sul serio questa Parola in tutte le stagioni della sua vita.
Questa creatura si chiama Maria.
Maria è colei che più di tutti gli altri ci insegna come si sta davanti alla Parola. Maria è colei che ci mostra fisicamente, con la sua storia, con la sua esistenza. Che cosa significa mettere in pratica la Parola nella maniera corretta.
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Vi accorgerete tra un istante che quello che fa Maria in realtà non è facile.
Ma è quello che accade molto spesso, anche dentro le nostre vite, dentro le nostre esistenze. Questa donna ci insegna come si fa concretamente a seguire la Parola di Dio nelle cose concrete della nostra vita.
Prima scena, prima caratteristica che ci mostra il Vangelo, l’annunciazione dell’Angelo a Maria.
Maria aveva una sua vita, delle sue relazioni, dei suoi sogni. Anche lei, promessa sposa di Giuseppe, aveva certamente immaginato qualcosa della sua vita, della sua esistenza e a un certo punto Dio irrompe nella vita di Maria come un imprevisto, come qualcuno che mette in discussione quello che tu ti eri immaginato.
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Ecco, vorrei per un istante scendere dall’alto di questa immagine e andare concretamente nella vita di ogni giorno.
Sapete, noi possiamo immaginarci tante cose nelle nostre giornate, nelle nostre scelte. Immaginate quando una persona decide di fare una famiglia, è ovvio che si immagina qualcosa o mette al mondo un figlio, si immagina qualcosa della vita di quel figlio o decide di fare il prete, si immagina qualcosa di quell’essere prete o decide di andare in una scuola, si immagina quegli anni che vivrai al liceo o all’università?
Insomma, siamo sempre portati a immaginarci qualcosa della nostra vita.
Ma in realtà capita sempre qualcosa che cambia il nostro immaginario, qualcosa di bello o qualcosa di brutto.
Ad esempio, innamorarsi di una persona è qualcosa di bello, ma è una variabile che cambia le tue aspettative. Tu non ti aspettavi che quella persona poteva diventare così decisiva dentro la tua vita, invece lo è diventato.
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Oppure una sofferenza, la perdita di qualcuno, un dolore, qualcosa che ci è successo di brutto, cambia in maniera inaspettata quello che tu ti eri immaginato.
Che cosa si fa in quel momento? Maria ci insegna esattamente come si sta quando la vita ti riserva un imprevisto.
L’Angelo Gabriele rappresenta questo nella sua vita, è un imprevisto. È un imprevisto che la turba. Che bello che il Vangelo non nasconda questa cosa. Maria dice a quel saluto rimase turbata.
Nessuno di noi prende sorridendo gli imprevisti della vita, tutti noi molto spesso, inizialmente siamo sconvolti da quello che può succederci e che mette in discussione le cose che imbroglia le carte, la matassa.
A questa ragazza, davanti a questo imprevisto, anche se non comprende fino in fondo che cosa le sta accadendo e dove il Signore effettivamente la sta portando, vedete che cosa fa? Dice eccomi.
È una lezione immensa.
Il rapporto che Maria ha con la Parola di Dio non è un rapporto di capire tutto sempre, di tenere sempre tutto sotto controllo, di far coincidere i propri pensieri, le proprie aspettative con i pensieri e le aspettative di Dio, Maria, davanti alle cose concrete che gli succedono nella vita, invece di lamentarsi, di scappare, di fuggire, di rinchiudersi, di dare la colpa a qualcuno, questa ragazza dice: Eccomi, sono qui. Che tradotto significa affronto.
Ora, essere cristiani per noi significa vivere così.
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Smettere di lamentarci, smettere di domandarci infiniti perché? E affrontare quello che ci succede. Affrontarlo perché se succede significa che in qualche maniera il Signore ci sta dicendo qualcosa, ci sta rivolgendo la Parola attraverso quegli eventi. Allora leggere questa pagina del Vangelo ci insegna come stare davanti alla vita quando la vita ti riserva un imprevisto.
Il nostro modo cristiano è dire, eccomi, affronto.
Invece la prospettiva umana è soltanto quella, invece di essere turbati, di rinchiudersi, di domandarsi il perché, di scappare magari, io vi ricordo che i discepoli quando videro l’amara parata all’arresto di Gesù, non dissero, eccoci, arrestate pure noi.
Il Vangelo dice, fuggirono tutti.
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E la cosa più umana che ci viene da fare davanti a una cosa difficile, voler scomparire, nasconderci.
Ma noi siamo cristiani quando diciamo, eccomi anche davanti alle cose che non vorremmo.
Siamo cristiani quando diciamo eccomi davanti alle cose che non capiamo è facile, non lo è per nulla.
Però Maria ci insegna che questo è possibile.
C’è un segreto, però.
Perché Maria riesce a dire eccomi e molti altri invece scappano via?
Dice il Vangelo, ce lo rivelano le parole dell’Angelo Gabriele, che Maria è la piena di grazia.
Dentro il suo cuore c’è la grazia di Dio, dentro il suo cuore, c’è lo Spirito Santo.
Comprendete allora che quando qualcuno ci dice che noi cristiani dovremmo coltivare la vita spirituale non significa imparare nuove preghiere, imparare nuove formule. Avere una vita spirituale significa lasciarsi riempire dallo spirito.
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Una persona che ha una vita spirituale coltiva dentro di sé la grazia di Dio
Ed è quella grazia di Dio che ti dà il coraggio di dire eccomi.
Vedete fratelli. Questa grazia di Dio noi cristiani la incontriamo nei sacramenti, la incontriamo nella fedeltà alla preghiera, la incontriamo tutte le volte che ci doniamo agli altri, quindi nella carità la incontriamo nelle cose che succedono dentro la nostra vita a cui noi ci mettiamo a disposizione. Questa grazia di Dio entra e ci riempie il cuore in diversi modi.
Senza questa grazia di Dio nessuno di noi potrebbe dire eccomi.
Maria può dire eccomi perché è la piena di grazia, noi se non siamo pieni di questa grazia potremmo teorizzare che se ci succede una cosa brutta diremo eccomi, ma quando verrà quella cosa brutta fuggiremo.
Allora capite che la prima educazione che la Parola da attraverso Maria è che la vita va accolta sempre come un eccomi.
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Seconda scena, seconda caratteristica.
Il magnificat.
Che cosa ci insegna questa scena del Vangelo? Ricordate che subito dopo l’annuncio, Maria si mette in cammino verso la casa di Elisabetta per servire Elisabetta, per mettersi a disposizione di questa, di questa sua parente. Cosa accade? Che in casa di Elisabetta Maria canta il suo magnificat, quello che non è riuscita a dire davanti all’angelo Gabriele.
Maria riesce a dirlo davanti alla cugina Elisabetta, che cosa rappresenta il magnificat?
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Il Magnificat è rileggere tutta la propria vita, anzi tutta la storia.
Attraverso un significato nuovo.
Benedire la propria vita.
Maria canta tutta la storia di Israele e la propria vita perché ha capito che quello che le sta succedendo non è una maledizione, è una benedizione.
Io mi domando se noi sappiamo rileggere la nostra vita con benedizione.
Se sappiamo guardare che persino nei momenti più bui della nostra vita il Signore non era assente, anzi era più vicino, operava ancora più potentemente dentro la nostra vita, se ogni tanto noi abbiamo la grazia di saper guardare indietro e rileggere in maniera significativa tutta la nostra storia.
Vedete, fratelli, senza la Parola di Dio noi non avremmo nessun strumento per rileggere in maniera significativa la nostra storia.
E questo significa, in maniera molto concreta che non saremmo capaci di gratitudine, perché la gratitudine è la capacità di accorgersi di tutto il bene c’è.
Fino a quel momento non tenere accorto.
Se prima di questo incontro il vescovo non mi avesse portato fuori da questa cattedrale ad ammirare la facciata di questa cattedrale, mi sarei perso una parte bellissima di questo monumento.
Immaginate che la Parola di Dio fa più o meno la stessa cosa?
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Ti prende per mano e ti porta a guardare la stessa cosa, tu ci ti trovi dentro questa chiesa, ma non riesci ancora a vedere un lato bellissimo di questa chiesa finché qualcuno non ti conduce a guardarlo.
Maria è colei che si fa afferrare dalla Parola di Dio fino al punto da cantare la gratitudine, da cantare il suo magnificat, da dire una cosa vertiginosa. E forse a qualcuno di voi è già successo nella vita, Signore, grazie anche per quella croce.
Grazie anche per quella cosa difficile che è successa.
Perché attraverso quella croce, quella cosa difficile ho capito e ho conosciuto qualcosa di molto più grande.
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Questa gratitudine non viene dai nostri ragionamenti, è un dono che ci insegna la Parola di Dio e Maria è la prima che ci mostra in maniera chiara come la Parola può sprigionare da ciascuno di noi gratitudine.
Non so se vi hanno detto che prima o poi moriremo tutti. Non so se siete a conoscenza di questa cosa. La cosa bella alla fine della nostra vita non è quanto abbiamo vissuto, ma se alla fine della vita, vi vedo sconvolti, forse nessuno vi aveva avvisato, non volevo fare lo spoiler, ma succederà, tra 100 anni, ma succederà. Quando finiremo il viaggio della nostra vita l’unica cosa che dovremmo domandarci è questo:
se siamo grati? Se alla fine di tutto diciamo: nonostante tutto quello che è successo, grazie. Grazie di questa vita, grazie di quello che abbiamo vissuto.
Che dono meraviglioso la gratitudine.
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Non basta semplicemente dire eccomi, abbiamo bisogno anche di saper dire grazie.
Maria ci insegna come la Parola sprigiona il grazie da ciascuno di noi.
Terza scena, questa volta ci troviamo alle nozze di Cana.
È un matrimonio, è la prima volta che Gesù farà un miracolo. Tutti ricordate questo miracolo dell’acqua tramutata in vino? Ma è una cosa bellissima, perché questo miracolo è provocato da Maria. Maria è la causa di questo miracolo, perché non è che si mette in mezzo, è lei che intrallazza.
E lei che dice al figlio non hanno più vino, è lei che dice i servi, fate quello che che vi dirà.
È una cosa molto bella questa, questa scena, perché ci insegna che la Parola ci aiuta ad essere audaci, cioè ad essere coraggiosi, a farci rischiare, a farci fare qualcosa.
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Se Maria non avesse fatto qualcosa durante quel matrimonio, quella festa sarebbe stata rovinata.
Non basta accorgersi che non hanno più vino, bisogna fare qualcosa.
Volete che ve lo traduca?
Non basta dire: eh, questo mondo è senza speranza eh la guerra è una cosa brutta eh le nostre chiese si svuotano, eh i ragazzi hanno questi problemi eh le famiglie sono…
Possiamo tutti accorgerci che non hanno più vivo. La domanda è, tu cosa stai facendo? Tu in prima persona? Tu?
Innanzitutto, credi nella potenza della preghiera e dell’intercessione?
Secondaria cosa, sei capace di saper andare anche oltre le parole che ti dice Gesù, perché di fatto Gesù sembra non dare nessuna disponibilità a sua madre.
Donna che ha a che fare con te non è ancora giunta alla mia ora, dice Gesù. E Maria, come se avesse ricevuto, sì, d’accordo, ti aiuto, va avanti.
Con un’audacia.
Che straordinaria.
Certe volte bisogna essere molto coraggiosi per cambiare le cose.
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I grandi santi che hanno lasciato un segno nella storia sono stati quelli che hanno avuto il coraggio di Maria.
Qualche giorno fa è morto fratel Biaggio.
Quest’uomo che a Palermo ha lasciato una testimonianza di carità immensa, forse un Santo di altri tempi, Originalissimo. Un po’ pazzo come lo sono tutti gli innamorati di Cristo.
Che cosa ha fatto quest’uomo? Non si è limitato semplicemente a pregare lui, a denunciare lui, a constatare com’era il mondo. Ha fatto qualcosa, ha fatto il suo Possibile, ha intrallazzato tutta la sua vita affinché la carità diventasse qualcosa di concreto.
Affinché la società si accorgesse dell’ingiustizia strutturale di cui è fatta.
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Io mi domando se noi siamo capaci solo di analisi?
O come Maria, siamo capaci di fare la nostra parte, di saperci mettere in mezzo, di sporcarci le mani.
Anche in questo caso c’è una Parola teologica un po’ più fine di quello che vi ho detto.
È intercedere.
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Chi intercede è chi si mette in mezzo, chi si sporca le mani.
Maria ci insegna che l’incontro con la Parola ti aiuta a diventare coraggioso, a saper fare la tua parte, a saper rendere concreto un miracolo.
Quarta scena, siamo sotto la croce.
Maria non dice nulla.
È sotto la croce del figlio, a vivere la cosa più tremenda che possa vivere una persona, una madre, soprattutto la sofferenza per la morte di un figlio.
In quel momento, quando tutto sembra finito, quando tutta la storia di Gesù sembra ormai agli ultimi istanti, ai titoli di coda, noi sappiamo che Gesù in quel momento dona a questa donna qualcosa di immenso.
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Vi ricordate questo dialogo brevissimo di Gesù che si rivolge a sua madre e dice, donna, ecco tuo figlio guardando l’apostolo Giovanni e poi guarda Giovanni e dice, Ecco tua madre.
E il Vangelo conclude dicendo: da quel momento la prese in casa sua.
Sapete cosa ha fatto Gesù in quel momento?
Ha dato a Maria un’altra vocazione.
Gli ha dato un’altra chiamata. Da quel momento non sarebbe stata più soltanto la madre sua, sarebbe diventata la madre di tutti noi.
Per vocazione Maria è nostra madre per vocazione.
Ecco perché le nostre chiese, le nostre città pullulano di devozione mariana, perché noi avvertiamo fin dentro il nostro cuore la maternità di questa donna che manna per vocazione.
Tutti abbiamo una vocazione.
Molto spesso il Signore rivela la nostra vocazione quando ci sembra di aver perduto tutto.
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Rivela la nostra vocazione non quando le cose vanno secondo le nostre prospettive. Ci fa capire il valore vero della nostra chiamata, del nostro destino, quando tu pensi che non c’è più niente da fare, quando non scommetteresti più nemmeno un centesimo su te stesso o su te stessa.
Tutti abbiamo una vocazione.
Tutti abbiamo una chiamata e non abbiamo una chiamata soltanto quando siamo giovani e la vita va per il verso giusto. Abbiamo una chiamata anche quando siamo anziani, quando non possiamo andare da nessuna parte, quando il nostro corpo non ci risponde più. Abbiamo una vocazione, quando siamo malati, abbiamo una vocazione quando siamo traditi, abbiamo una vocazione sempre, in ogni circostanza della nostra vita. Dio ci sta chiamando a qualcosa cioè ci sta mettendo addosso un significato più grande.
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Nulla e mai per caso, tutto è sempre guidato dalla Provvidenza.
Allora se io in questo momento ho 15 anni mi devo domandare.
Qual è la mia chiamata in questo momento?
E quando ne ho 20 qual è la mia chiamata? E quando ne ho 50 qual è la mia chiamata? E quando ne ho 100 qual è la mia chiamata, cosa mi sta domandando il Signore?
Avete mai riflettuto che nell’unica preghiera che Gesù ci insegna nel Vangelo, che è il Padre Nostro, una delle parti più difficili da pronunciare di questa preghiera è questa formula: Sia fatta la volontà.
Qual è la volontà di Dio nella mia vita? Abbiamo sempre paura di dire questa formula, perché pensiamo che la volontà di Dio sia contro di noi. La volontà di Dio, invece, è quello che noi vorremmo davvero, ma non lo sappiamo.
È quello che vorremmo davvero, ma non abbiamo il coraggio di farlo, è quello che vorremmo davvero. Ma nessuno ce l’ha spiegato.
Questa è la volontà di Dio.
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Maria davanti alla Parola del figlio morente ci insegna che cos’è una vocazione?
Invece di disperarsi, capisce che è diventata di nuovo madre, è diventata madre di tutti noi.
E poi un’ultima scena, e questa volta dobbiamo affacciarci negli atti degli apostoli.
Dopo la passione, morte, resurrezione di Cristo, in realtà i discepoli non se la passavano bene, erano devastati da quegli eventi, da quelle giornate, da quel periodo. Un po’ come quando succede a noi, che dobbiamo riprenderci da qualcosa di brutto, non è facile riprenderci. Ci sentiamo spezzati, frammentati, ci sentiamo a pezzi. E Maria, all’inizio degli atti degli apostoli, appare esattamente come quella donna che tiene insieme le persone, tiene insieme i discepoli.
Che sono a pezzi, li tiene insieme.
Erano assidui dice il testo degli atti e concordi nella preghiera.
Con Maria, la madre di Gesù.
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E l’ultima cosa che ci insegna la Parola attraverso Maria, chi si lascia raggiungere dalla Parola è sempre un costruttore di comunione.
Che si lascia raggiungere dalla Parola, non divide, unisce.
Sapete di chi è il mestiere di dividere? Del diavolo.
Il diavolo divide.
Lo spirito unisce.
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Maria ci insegna come si tengono insieme le cose, non come si dividono, è una bella domanda per ciascuno di noi.
Noi solitamente dividiamo o teniamo insieme.
Il nostro modo di parlare nelle nostre famiglie divide o unisce? Il nostro modo di essere chiesa divide o unisce? Il nostro modo di stare al lavoro divide o unisce?
Che bella domanda, no?
La Parola ci insegna a tenere insieme, non a dividere, a dire la verità, ma non per giudicare, per salvare.
Ad amare non escludendo qualcuno, ma accogliendo tutti.
Che dono immenso.
Maria, donna di comunione, donna che ci insegna la comunione.
Allora mi verrebbe quasi da dire che ciascuna di queste spade, in realtà rappresenta ciascuno di questi sentire che abbiamo visto questa sera.
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È la spada del eccomi, la spada del Magnificat, la spada dell’audacia delle nozze di Cana, la spada della vocazione sotto la croce, la spada della comunione.
Il cuore che funziona di Maria sa stare davanti alle cose anche quando non le comprende.
Sai esprimere la gratitudine perché sa rileggere la storia in una maniera nuova.
Ha il coraggio di sporcarsi le mani, come alle nozze di Cana, riceve costantemente la volontà di Dio, soprattutto quando le cose non convengono più.
Costruisce ponti e non divide nessuno, come accadeva nel cenacolo dopo la passione, morte e risurrezione di Cristo, ecco.
Portare a casa quel cuore, quindi, non significa portare a casa delle sofferenze, ma significa portare a casa finalmente un cuore che funziona nella maniera giusta.
Auguro a me e a ciascuno di voi che Maria possa farci questo dono in questo in questi giorni in preparazione alla sua festa.
Che la festa celebrata quest’anno possa donare a ciascuno di noi un cuore che assomiglia al suo, un cuore formato dall’incontro con la Parola.
In questo senso tutti dovremmo rinnamorarci del Vangelo, tutti dovremmo assomigliare un po’ a Maria.
Don Luigi Maria Epicoco
Don Luigi Maria Epicoco è un presbitero, teologo e scrittore italiano. Sacerdote dell’arcidiocesi dell’Aquila, scrittore di libri e articoli scientifici di carattere filosofico e teologico. Ha una cattedra in filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR Fides et ratio dell’Aquila. Direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all’Aquila e parroco della parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano, dove ha vissuto la tragica vicenda del terremoto occupandosi in prima linea della ricostruzione per l’arcidiocesi. Comunicatore in diverse trasmissioni sia in radio sia in televisione in particolare Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2, Rai Radio 2. Nel web è attivo nei social e in diversi blog. Nel 2016 ha curato il commento al Vangelo della rivista Credere Edizioni San Paolo. Membro Cavaliere della Luce. Ha costituito una fraternità con gli studenti universitari che segue. Da novembre 2017 è nato il progetto editoriale di un nuovo messalino edito da Edizioni San Paolo a cura di don Luigi Maria Epicoco. (https://www.cercoiltuovolto.it/tag/don-luigi-maria-epicoco/)
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Vangeli citati in premessa
Luca 5:1-11
1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Giovanni 21:1-14
1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4 Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.