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La depressione – Don Luigi Maria Epicoco
Questa catechesi di Don Luigi spiega la depressione in ottica Cristiana.
Facendolo in maniera puntuale ci ricorda cosa significa pregare, cosa significa soprattutto discernere.
Ci insegna a capire da dove arrivano i pensieri, a riconoscere le bugie e le menzogne.
Ci allena a distinguere le emozioni dai sentimenti.
Riporto il video e la trascrizione. Ho cercato di trasformare l’audio in testo per renderlo maggiormente accessibile.
Scoprirete cose nuove solo se in voi arde il desiderio di salvezza.
Nonostante gli strumenti informatici sempre più evoluti e il mio intervento manuale per sistemarlo un po’, il testo prodotto non è perfetto ma altamente conforme all’audio qui sotto riportato.
Buon ascolto / Buona lettura
Video
Trascrizione – La depressione
00:00:06
Ecco, adesso vi dico un modo altro di chiamare il sentimento di vuoto.
È la depressione, la depressione?
Proprio un sentimento di vuoto strutturato dentro di noi. Vuoto di cosa? È vuoto di senso. Io non avverto più il senso di quello che sto vivendo, il senso di quello che sto facendo, il senso di ciò che sto incontrando.
C’è una tecnica infallibile che ci insegnano i santi, soprattutto quando ci caliamo in questa parte di noi così oscura, sapete qual è?
Un profondissimo senso di ironia che noi dovremmo avere con noi stessi.
Il male solitamente ci fa prendere molto sul serio.
E proprio perché ci prendiamo molto sul serio, entriamo in paranoia.
00:01:00 Come un pilota
Non sempre riusciamo ad evitare le tempeste. A volte dobbiamo trovare il coraggio di saper attraversare la tempesta. Cioè se un pilota d’aereo davanti al rischio di una turbolenza frenasse l’aereo, faremo una brutta fine. Dovremmo invece imparare a proprio da un pilota che attraversa quella nuvola, quella turbolenza, la attraversa e governa l’aereo nonostante che l’aereo venga sconquassato, a volte, dai vuoti d’aria.
La stessa cosa capita un po’ dentro la nostra vita.
Scendere dentro sé stessi significa accendere la luce su una zona imbarazzante di noi, ma accendere questa luce significa cominciare a dare un nome alla nostra interiorità, alla stratificazione che la vita ha creato dentro di noi, la prima grande divisione che dobbiamo creare dentro di noi attraverso il discernimento e saper capire la differenza che c’è tra un’emozione e un sentimento.
00:02:01 Emozione e sentimento
Cioè, tra qualcosa che ci colpisce è qualcosa che struttura la nostra vita.
Che cosa incontriamo solitamente dentro di noi?
Tantissime cose, veramente tantissime. Io ne scelgo due, due parole che secondo me fraintendiamo tantissimo. Due parole invece che sono il vero inizio del nostro discernimento, la parola emozione e la parola sentimento.
La prima vera grande divisione che una persona fa col discernimento quando entra dentro sé stesso e saper dividere le emozioni dai sentimenti.
Sono due cose completamente diverse.
L’emozione viene, il termine latino ci aiuta tantissimo, è un movimento, una mozione, qualcosa che ci spinge interiormente.
(La parola emozione deriva dal verbo latino “emovere“, che significa rimuovere, trasportare fuori, scuotere.)
È qualcosa di immediato e l’impatto che noi abbiamo con la realtà.
00:03:00 Emozione
Uno guarda questa catena montuosa straordinaria e si emoziona, sente un senso di stupore nel guardare questa montagna.
Una persona incontra qualcuno che gli sta antipatico e sente repulsione.
Sente un’emozione che lo allontana respingente.
Una persona sente una canzone che gli ricorda qualcuno che non c’è più, sente un’emozione di vuoto, qualcosa che gli ricorda quella mancanza.
Ecco, le emozioni sono tali proprio perché sono delle grandi forze che ci portiamo dentro, ma che hanno una durata molto breve, è semplicemente un movimento positivo, negativo, adesso lo vedremo insieme, che ci portiamo interiormente.
Le emozioni non sono mai né buone né cattive. Le emozioni sono sempre neutre.
00:04:03 Le emozioni sono sempre neutre
Cioè non bisogna catalogarle come buone o cattive, perché noi le cataloghiamo come buone o cattive per quello che facciamo dopo con quelle emozioni, ma in sé e per sé le emozioni non sono né buone né cattive, perché non ce le diamo da soli.
È l’impatto che noi abbiamo con la realtà che crea dentro di noi le emozioni.
Ma noi confondiamo le emozioni con i sentimenti. I sentimenti non sono le emozioni.
I sentimenti innanzitutto hanno una durata stabile, cioè anche quando non c’è più l’oggetto che ci ha procurato un’emozione, i sentimenti rimangono.
Faccio un esempio classico, ci sono dei momenti che tu sei a casa e hai una forte emozione di ammazzare tuo marito.
Ma questo non tocca niente del sentimento di bene che tu hai nei suoi confronti, è che hai quei cinque minuti in cui: “già adesso lo strozzo”.
00:05:02 Sentimento
Ma il sentimento è qualcosa di più stabile e di più duraturo, perché il sentimento è l’interpretazione che noi diamo a quello che viviamo.
È il pensiero che c’è dietro le cose che vediamo.
Uno sviluppa un sentimento quando si aggrappa a un’interpretazione della realtà che dura nel tempo. L’interpretazione di una persona a cui tu vuoi bene. Ecco, questa lettura di quel dato di fatto è una cosa che dura nel tempo, anche quando quella persona a volte diventa antipatica, anche quando quella persona a volte contraddice questo sentimento, anche quando quella persona non c’è più al lavoro.
Il bene, il sentimento del bene che mi unisce a quella persona dura nel tempo ed esiste, al di là anche della presenza fisica di quella persona. La prima grande divisione che dobbiamo creare dentro di noi attraverso il discernimento è saper capire la differenza che c’è tra un’emozione e un sentimento, cioè tra qualcosa che ci colpisce e qualcosa che struttura la nostra vita.
00:06:14 Angoscia
Perché serve far questo? Perché per capire la volontà di Dio noi dobbiamo intercettare il pensiero di fondo che guida la nostra vita. Noi tocchiamo i sentimenti perché vogliamo arrivare a capire qual è il pensiero che muove quel sentimento.
Cioè non serve semplicemente gestire un sentimento, se volete gestire un sentimento potete prendere dei psicofarmaci, non vi fanno provare più delle cose.
Io sento costantemente, strutturalmente un’angoscia. Prendo uno psicofarmaco che non mi fa sentire più quell’angoscia, ma se tu vuoi risolvere il problema di quell’angoscia devi domandarti perché tu stai provando quell’angoscia?
Qual è il pensiero che muove quell’angoscia quel sentimento di angoscia? Ecco, quando tu vai lì scopri che in fondo tutta la vita è manovrata da alcuni pensieri decisivi.
Da alcune interpretazioni decisive della vita.
E qui siamo arrivati al dunque, amici miei, perché questi pensieri possono venire da almeno tre fonti.
Questi pensieri che strutturano la nostra vita possono venire da Dio, possono venire dal male, possono venire dalla nostra storia come conseguenza della nostra storia.
Noi sappiamo fare discernimento nel capire se il pensiero che sta strutturando la nostra vita, se il pensiero che è alla base dei nostri sentimenti sta venendo da Dio, dal male o dalla nostra storia? Guardate che tutto cambia!
Se tu sai che quel pensiero che sta animando la tua vita viene dal male ti viene spontaneo dire, no, io devo agire.
Dice Sant’Ignazio, devo agire contro tutto questo. Devo distruggere un pensiero del genere.
Se sai che quel pensiero viene da Dio, lo assecondi.
00:08:07 Da Dio, dal male, dalla nostra storia
Se sai che viene dalla tua storia non entri in paranoia, ne hai cura, lo prendi sul serio, ma non fino al punto da far diventare quella cosa un’ipnosi per te.
Allora guardate che finché noi non capiamo la fonte dei nostri pensieri, da dove viene se da Dio, dal male o semplicemente dalla cronaca della nostra storia, non riusciamo a capire, cristianamente parlando, che cosa è bene e che cos’è male. Ecco perché può sembrare strano, ma ciò che serve per fare discernimento non è tracking autogeno, non è fermarsi a fare dello yoga.
Per fare discernimento il luogo decisivo del discernimento personale e familiare è la preghiera.
La preghiera è il luogo decisivo del discernimento.
00:09:10 Preghiera
Noi siamo abituati alla preghiera come formula, alla preghiera in cui siamo noi protagonisti.
La preghiera di cui io vi sto parlando è una preghiera diversa.
È la preghiera di imparare il silenzio è la preghiera di mettersi in ascolto, è la preghiera di accorgersi delle cose.
Una persona che ha imparato a pregare è una persona che ha sviluppato una grandissima capacità di ascolto.
Una persona che riesce a guardare le cose, a osservarle, che riesce a toccarle nella loro sostanza. Che lascia che le cose dicano, l’abbiamo ascoltato all’inizio, nel nostro momento iniziale di preghiera.
La vita spirituale è accorgersi di quello che lo Spirito sta facendo dentro di noi.
Non dire delle cose noi allo Spirito ma capire che cosa sta lo Spirito facendo dentro di noi.
Quando tu ti accorgi di quello che sta facendo lo Spirito dentro di te, tu stai veramente pregando.
Pregare è la capacità di ascoltare e di accorgersi, non è riempire. Noi usiamo le parole per esorcizzare il silenzio.
Invece dovremmo usare nella preghiera le parole per entrare nel silenzio, per entrare in un ascolto profondo.
La preghiera non è una nostra performance, la performance delle grandi meditazioni, delle grandi frasi a effetto, delle grandi formule, la preghiera non è una performance.
La preghiera è accorgersi di qualcosa che accade dentro di noi.
E cominciare a dire, questo viene dal male, questo viene dal bene da Lui, questo viene dalle ferite della mia storia.
Io riesco a fare questa differenza?
00:11:00 È tutto mescolato
Quanto sarebbe bello se potessimo dire bianco, nero, arancione?
E così! Invece è sempre tutto mescolato dentro di noi, cioè non troviamo mai niente di netto.
Mai niente di netto.
Il discernimento è una faccenda molto più complessa di quanto noi lo immaginiamo.
Cioè come si fa ad entrare dentro sé stessi, a rendersi conto che lo Spirito arriva fino a un certo punto?
Il male mica è scemo, mica si presenta a noi come male.
È ovvio che si manifesta come un bene, ma tu riesci a capire la differenza tra il male travestito da bene e il bene che è bene?
Questo è il nostro vero problema.
Vi consiglio una lettura che certamente magari avete fatto almeno una volta nella vostra vita, dovete leggere questo libro.
O rileggere.
Sono le Lettere di Berlicche di Clive Staples Lewis.
È un romanzo scritto da Lewis straordinariamente simpatico e serissimo, perché Lewis immagina un colloquio tra due diavoli.
Lo zio e il nipote e tutte e due dialogano sulle strategie di come devono fregare la persona che è coinvolta nelle loro tentazioni.
È guardare il mondo dalla parte del male e capire come ragiona il male.
Tu leggi quelle pagine e dici: sono io? Si, sei tu.
Agisce così il male dentro la nostra vita.
Noi sappiamo fare questo tipo di discernimento, sappiamo smascherare il male, sappiamo accorgerci di come agisce e quanto spesso invece agisce travestendosi da bene?
Riusciamo a capire che quello che ci fa soffrire magari viene dalla nostra storia, e che non dobbiamo prendercela per forza col demonio.
Questa è un’altra storia particolare, eh?
00:13:00 Il male
Non è che tutto il male viene dal demonio?
Una buona porzione di male si, ma c’è del male invece che è stato seminato da cose che ci sono accadute che ha bisogno di guarigione.
C’è un male da cui dobbiamo essere liberati e un male da cui dobbiamo guarire.
Il male da cui dobbiamo essere liberati è il male che viene dal male. Il male da cui dobbiamo essere guariti è il male che viene dalla nostra storia.
Quindi vi prego, a volte c’è bisogno di dialogare profondamente con qualcuno e questo lenisce e cura alcune ferite, non c’è per forza bisogno di esorcismo.
C’è un grande esorcismo che è proprio il mettersi a parlare, a tirar fuori le cose.
Gesù guarisce molto spesso nel Vangelo, persone sorde e mute, cioè che hanno malata la comunicazione.
Libera dal demonio muto, quello che non ti fa dire quello che ti porti dentro.
Molto spesso avviene anche una guarigione in quel consegnare se stessi, e ditemi se il luogo delle relazioni molto spesso, anzi molto spesso dovrebbe essere il luogo della guarigione, il luogo della guarigione di questo male.
Ma come facciamo a capire come si fa a fare discernimento se questo viene da uno Spirito buono, uno Spirito cattivo, dalla cronaca della nostra storia? Come si fa a capire la differenza tra un pensiero che viene da Dio, dal male o da noi stessi? Come si fa?
Gesù ci viene incontro.
Come si fa a riconoscere se un albero è buono o è cattivo?
Dice, non dalle foglie ma dai frutti riconoscerete l’albero.
E che cosa sono i frutti? I frutti non sono i risultati.
00:15:03 I frutti
I frutti sono la qualità di qualcosa. Allora i frutti buoni Ignazio li chiama la consolazione. I frutti cattivi, Ignazio li chiama la desolazione.
Che cos’è la consolazione? E il fatto che tu avverti che un bene è un bene, lo avverti dentro di te, perché avverti gioia, pace, benevolenza, mitezza, dominio, tutti i frutti che racconta Paolo. La desolazione invece ti fa sentire tristezza, angoscia, senso di colpa, giudizio, buio, pene.
Allora qui dovrebbe sembrarci abbastanza facile. Se io sento pace, gioia a pagamento e questo è un frutto di consolazione, quindi dovremmo dire che alla base c’è un bene. Se io invece sento tristezza, angoscia, rancore, odio, divisione, questa cosa viene dal male.
Ma è sempre così? No.
Perché ciascuno di noi, vedete, si trova davanti a una vita che è complessa, cioè non è una vita lineare. Allora succede, ad esempio, che tu stai passando un momento della tua vita dove apparentemente hai tutto, hai la salute, hai una famiglia, hai un lavoro, ma sei profondamente egoista.
Sei completamente allontanato da Dio, ad esempio da un significato di fondo, sei concentrato su te stesso. Nella vita tu riesci e quindi hai molte soddisfazioni. Sei molto sazio, però dentro di te si fa spazio invece un’angoscia, una tristezza, allora quella angoscia, quella tristezza è lo Spirito che sta spingendo dentro di noi.
00:16:59 Desolazione
A volte il Signore, per poterci far svegliare da quello che stiamo vivendo, ci manda esattamente una desolazione, cioè un modo che ci dice, guarda che tu sei sazio ma non sei felice, guarda che tu hai tutto ma ti manca tutto, guarda che tu se ti guardi intorno, dici: ho tutto sotto controllo, ma sono insoddisfatto.
Allora quell’angoscia cheti sale dentro non è un’angoscia negativa, è l’angoscia che ti salva la vita, è l’angoscia che a un certo punto ti fa svegliare e l’angoscia che ti fa dire, ma per che cosa sto vivendo? Cioè perché stai vivendo tu?
Ditemi, perché cosa stiamo vivendo? Stiamo vivendo per accumulare?
Ma tu pensi che quella roba lì alla fine ti renderà felice, che ti porterai appresso quella roba lì?
Che cosa è che rimane davvero?
Che cos’è che conta, che cos’è che conta dentro la nostra vita?
00:18:00 L’angoscia che ti salva la vita
Allora una persona che ha tutto può sentire che manca della cosa più importante, questa angoscia che si fa spazio dentro di lui è l’angoscia che gli salva la vita. La vita spirituale per lui è la tristezza che gli rovina la sazietà.
Grazie a quella tristezza, quella desolazione, lui può svegliarsi. Allora il pensiero che lo rende triste in realtà è un pensiero che gli sta salvando la vita, è Dio che gli sta mandando quella desolazione.
Ma quando uno comincia a diventare un po’ affine a quello che si porta dentro, riesce subito a rendersi conto se quella tristezza è una tristezza che gli sta facendo fare un esame di coscienza o una tristezza invece che ti vuole rovinare le cose belle.
C’è una tristezza che viene dalla nostra storia o una tristezza invece che è Dio che ci sta parlando, di quella tristezza te ne accorgi, perché quando è Dio, Dio non umilia mai. Magari soffri, ma è una sofferenza che aumenta il desiderio di vivere.
00:19:07 C’è tristezza e tristezza
Quando invece aumenta il desiderio di morte, ci sono tanti modi per desiderare la morte, chiudersi.
Ecco, quella non è una tristezza che viene da Dio, non è una tristezza che ci dice il bene.
È uguale la gioia.
Allora, c’è una tristezza che ci aiuta a fare un esame di coscienza. Quella tristezza ti fa male ma tu ti accorgi che grazie a quella tristezza torni di nuovo a desiderare la vita, a dire io non voglio più essere questa persona, voglio essere un’altra persona, voglio essere libero puoi essere più grande.
Quando invece tu provi una tristezza che ti inchioda, che invece di far aumentare dentro di te il desiderio di vivere diversamente.
Guardate la tristezza che prende il figlio minore della parabola del figliol prodigo quando dice: quanti salariati in casa di mio padre hanno da mangiare? Io sto invidiando i maiali.
00:20:11 Discernimento, Pietro e Giuda
È una, è un discernimento che lui fa sulla realtà.
Vedete invece il discernimento sbagliato nella notte della passione, il discernimento positivo Di Pietro che dice, Ho sbagliato, mi ha guardato e mi sono sentito così umiliato da quello sguardo. Gesù non voleva umiliarlo, però piange, si pente.
Giuda invece rimane ostaggio di quella tristezza e si toglie la vita. Allora la medesima tristezza in uno lo fa convertire, nell’altro lo fa suicidare.
Allora quando tu ti accorgi che quello che stai provando sta allargando la tua vita, sappi che viene da Dio, quando invece inchioda la tua vita in qualcosa e ti fa crescere un desiderio di morte non viene da Dio, devi agire contro, dice: ma mi sta dicendo una cosa vera.
Sì, ma te la sta dicendo il demonio, quella cosa vera.
Non so se sapete. Il demonio ci dice sempre cose vere.
Guardate che il demonio non dice bugie, dice menzogne, che è una cosa diversa. Le bugie sono storie inventate.
Il demonio invece ci dice sempre la verità, ma ce lo dice come menzogna, cioè fornendoci la chiave di lettura sbagliata di quella cosa.
Il problema è che tu non puoi dire, no non è così. Ha ragione, quello che ti sta dicendo il demonio, è vero.
È la chiave di lettura che ti sta fornendo che è distorta.
Quindi attenti, non partite dal presupposto, eh ma questa tristezza mi sta dicendo che io non valgo niente ed effettivamente se guardo la mia vita non valgo niente.
Eh sì, sarò vero, ma che verità è quella, è la verità dell’accusatore, non la verità dello Spirito.
00:22:02 Il male ci dice la verità come menzogna
Noi sappiamo fare questa differenza, ad esempio, sappiamo nella nostra preghiera sperimentare che cos’è che allarga e che cos’è che restringe la vita?
Ecco, sappiate quest’altra cosa.
Il male ci dice sempre la verità, ma ce la dice come menzogna, cioè fornendoci la chiave di lettura sbagliata.
Sappiate anche questo, che solo Dio può agire sulla nostra anima. Solo Dio.
Il male no!
L’unica maniera che ha di agire sulla nostra vita è mediante i pensieri.
Cioè suscita dentro di noi delle chiavi di lettura sbagliate, l’unico modo che può toccare e fare il male.
Quindi vi prego, vigilate tantissimo su ciò che pensate.
Non inginocchiatevi davanti al primo pensiero che vi passa per la testa, perché a volte non sono pensieri buoni, non sono pensieri di vita, di vita eterna, sono pensieri di morte invece.
00:23:07 A cosa serve il discernimento
L’ultima cosa che volevo dirvi è questa.
A che cosa serve il discernimento? A scoprire la risposta?
Il famoso fatalismo è pensare che da qualche parte ci sia un libro dove è contenuto tutto il copione della nostra vita.
Tu ti sposerai, avrai tre figli, sarai prete, andrai a parlare a Fossano quel giorno, tutto scritto in un libro, ma guardate che non è vero niente, la nostra vita non è scritta da nessuna parte.
Discernere non significa scoprire la risposta, ma costruire la risposta.
Cioè il discernimento serve a suscitare dentro di noi la risposta, ma non c’è una risposta preconfezionata da qualche parte.
00:24:00 Ritornare da Lui
Che cosa mi chiede il Signore? Cosa chiede a ciascuno di noi?
Ritornare a casa ritornare da Lui.
Ma come tornarci lo decidiamo noi, insieme con Lui.
Io, ad esempio, a un certo punto ho pensato che un modo buono, visto come sono fatto, di amarlo e di amare bene nella mia vita potesse essere in qualche modo il sacerdozio. Ho scelto il sacerdozio, l’ho scelto.
Non è scritto da nessuna parte, avrei potuto sposarmi e avere dei figli non avrebbe cambiato niente perché io sono chiamato a farmi Santo, non prete.
Sono chiamato a farmi Santo, non a mettere al mondo dei figli.
La chiamata alla Santità, lo so che è poco rassicurante, è più rassicurante dire è scritto.
Quello che abbiamo deciso a un certo punto l’abbiamo deciso davanti a Lui. Ecco, abbiamo costruito questa risposta con Lui davanti a Lui.
È Lui che, come devo dire, avete presente quando, non lo so, un bambino sta imparando a scrivere? È ovvio che se tu vuoi risolvere immediatamente il problema dei compiti, dici, siediti un attimo, dammi la penna, scrivo io, portalo alla maestra, abbiamo finito i compiti, ma non è una buona cosa questa?
Cioè è ovvio che 2+2 fa 4. Io lo so fare e ci metto mezzo secondo, mio figlio ci mette mezz’ora a dire 2 mele +2 mele è uguale a… comincia a fare 1234. Sì, ma se stanno quattro di qua possono stare.
Cominciano a fare tanti ragionamenti.
Ecco, Dio fa così con noi.
Perde tempo con noi nel discernimento affinché noi diamo la risposta, non che ci mettiamo a scoprire, ma costruire.
E mentre costruiamo, scopriamo davvero, cioè che cos’è la volontà di Dio? È rispondere, questa è la volontà di Dio.
00:26:01 la menzogna del demonio
Che cosa mi stai domandando, Signore?
Di scoprire come si fa a rispondere davvero a quello che tu mi metti davanti?
È tutto così unico, così ripetibile, così consegnato alla nostra libertà e alla grazia di Dio.
È più rassicurante pensare che noi non siamo liberi, che c’è qualcuno che ha deciso già al posto nostro. O peggio ancora, sentite la menzogna del demonio.
La menzogna del demonio è questa: che noi siamo soli con la nostra libertà.
E che proprio perché siamo soli siamo paralizzati, non riusciamo mai a fare niente perché ci sentiamo soli.
Allora se io riesco a decidere e a fare qualcosa nella mia vita è perché so di non essere solo è perché so di essere davanti a qualcuno che mi ama e so che il discernimento e sentire che Lui c’è è sentire la sua presenza e davanti a questa sua presenza costruire una risposta.
Questo è il discernimento.
00:27:01 Costruire giorno per giorno
Se uno lo fa singolarmente lo fa come famiglia. Che cosa significa, penso a questi amici di cui vi parlavo ieri, continuare a vivere dopo aver perso un figlio?
Capite che si naviga a vista?
Scegliere il passo successivo da fare è una scelta e non sta scritto da nessuna parte quella roba lì.
È una cosa che tu costruisci giorno per giorno, facendo i conti con quello che ti manca, quello che soffri, ma anche un Dio che ti ama, un Dio che è lì, un Dio che dice, fidati, affidati.
Ecco, in questo incontro tra la sua grazia e la nostra libertà vengono fuori le decisioni.
A che cosa serve fare discernimento, a decidere.
A che cosa serve pregare? A decidere. Uno che prega ed esce dalla preghiera senza una decisione, non ha pregato.
00:28:00 La teologia di Macgyver
Perché a questo serve la vita cristiana, a decidere qualcosa.
Io spero, possa il Signore donare a voi, donare a ciascuno di noi, la grazia di un discernimento, la grazia di saper accendere la luce in questa zona così buia che ci portiamo dentro, dove troveremo tutti gli ingredienti necessari a tirar fuori dei capolavori.
So che adesso, credo anche in tutta la giornata, che non ho lavorato molto per il buon nome della teologia in generale.
Ma è una cosa che io ripeto spesso, perché? Boh.
Più o meno con qualcuno siamo dei coetanei, ma è la fascia. Penso che capite, l’esempio che sto per farvi per me rende molto l’idea.
Io la chiamo la teologia di Macgyver.
Vi ricordate Macgyver questo personaggio che, non lo so, da un chewing gum con una penna e un orologio tirava fuori una bomba? Non sappiamo come faceva questa cosa, piegavo da due fili e apriva… è geniale come con quello che c’era tirava fuori qualcosa.
Questo siamo noi, chiamati alla teologia di Macgyver, siamo chiamati, cioè a fare i capolavori con quello che c’è.
A volte la nostra vita non ha tutto quello che dovrebbe esserci, non abbiamo le cose belle e pronte. Abbiamo cose, molte, molto contraddittorie tra di loro, allora il discernimento è quella genialità attraverso cui sappiamo accostare cose contraddittorie e tirar fuori soluzioni intese come decisioni, decisioni che contano.
È brutto lasciarvi con Macgyver, però pensate a lui quando pensate all’atteggiamento che dovremmo avere davanti al caos della nostra cantina.
Può essere un caos la nostra cantina o può essere invece una grande opportunità?
Ci sono cose nascoste che vanno scoperte, accostamenti nascosti che vanno scoperti, relazioni nascoste che vanno tirate fuori.
Vi accorgerete che accendere la luce dentro di noi non è così male, certe volte troviamo anche una via di uscita, grazie.
Don Luigi Maria Epicoco
Don Luigi Maria Epicoco è un presbitero, teologo e scrittore italiano. Sacerdote dell’arcidiocesi dell’Aquila, scrittore di libri e articoli scientifici di carattere filosofico e teologico.
Ha una cattedra in filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR Fides et ratio dell’Aquila. Direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all’Aquila e parroco della parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano, dove ha vissuto la tragica vicenda del terremoto occupandosi in prima linea della ricostruzione per l’arcidiocesi.
Comunicatore in diverse trasmissioni sia in radio sia in televisione in particolare Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2, Rai Radio 2. Nel web è attivo nei social e in diversi blog. Nel 2016 ha curato il commento al Vangelo della rivista Credere Edizioni San Paolo. Membro Cavaliere della Luce. Ha costituito una fraternità con gli studenti universitari che segue. Da novembre 2017 è nato il progetto editoriale di un nuovo messalino edito da Edizioni San Paolo a cura di don Luigi Maria Epicoco. (https://www.cercoiltuovolto.it/tag/don-luigi-maria-epicoco/)