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Epicoco, Beatitudini
Le Beatitudine raccontate da Don Luigi Maria Epicoco come non le avete mai sentite.
Ho cercato di trasformare l’audio in testo per renderlo maggiormente accessibile.
Scoprirete cose nuove solo se in voi arde il desiderio di salvezza.
Nonostante gli strumenti informatici sempre più evoluti e il mio intervento manuale per sistemarlo un po’, il testo prodotto non è perfetto ma altamente conforme all’audio qui sotto riportato.
Buon ascolto / Buona lettura

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Trascrizione
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Dobbiamo vivere con una legge che ci permetta di godere della vita e allo stesso tempo non rovinare la vita.
Allora la domanda che sorge spontanea è questa, qual è questa regola, cioè come dobbiamo, attorno a che cosa dobbiamo costruire la nostra vita affinché questa vita ci porti lontano e non frani intorno a noi?
Poi il Vangelo risponde a questa domanda in maniera puntuale, sono proprio le parole delle beatitudini.
Dovete immaginare che l’evangelista Matteo, se leggete tutto il Vangelo di Matteo ha un intento, di mostrare Gesù come il nuovo Mosè, così come nell’Antico Testamento Mosè, vi ricordate? Scende dalla montagna e da i 10 comandamenti.
Qui Gesù si trova su una montagna, detta questi nuovi comandamenti che non sono in contraddizione, ma sono il compimento della legge. Non sono venuta ad abolire, ma dare pieno compimento, che è un po’ come dire, c’è qualcuno che ci ha detto che dobbiamo andare dritti, che dobbiamo andare verso quella strada, ma poi arriva Gesù e dice, adesso ti spiego il vero motivo per cui tu devi andare dritto.
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Voi sapete che quando una persona ti chiede di fare qualcosa, tu, magari anche a controvoglia la fai quella cosa, ma quando qualcuno ti spiega il significato profondo, la verità profonda di quello che ti viene chiesto tu poi la fai con un cuore completamente nuovo Completamente diverso. Tutto il Vangelo è il tentativo di spiegarci il cuore della realtà, il cuore della vita.
Quindi, così come l’Evangelista Matteo cerca di spiegare a dei giudei che sono vissuti, che hanno vissuto tutta loro vita dentro la grande legge di Mosè, che Gesù non è venuto a cancellare la loro storia passata ma ad allargarla, ad illuminarla, a portarla al pieno compimento, così è anche per ciascuno di noi, questa sera, che rileggiamo questa pagina del Vangelo.
Una mappa, come ciò che ci porta lontano come ciò che realizza un po’ la nostra vita. Questa è la scena generale: Gesù ha preso il posto di Mosè sulla montagna e ci sta dicendo come dovremmo vivere la nostra vita. La cosa interessante lo sapete qual è? È che in tutto il Vangelo noi troviamo un unico personaggio che incarna tutte le Beatitudini e questo personaggio è lui.
00:02:34 Gesù che vive tutte le beatitudini
Cioè è Gesù che vive tutte le beatitudini. Gli altri, e lo vedremo tra un istante, sono quelli che fanno fatica a vivere le beatitudini, anche quelli che noi oggi mettiamo nelle nostre chiese come santi.
Vi accorgerete che nel Vangelo fanno fatica a mettere in pratica nella loro esistenza le beatitudini? E commenteremo brevemente alcune scene del Vangelo che ci mostrano proprio la contraddizione tra quello che dice Gesù e quello che fanno i suoi discepoli e quello che fanno le persone, pure noi.
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Come si comportano alcuni personaggi delle parabole che Gesù racconta?
Questo è molto importante. Perché? Perché man mano che noi vediamo questo contrasto, ci rendiamo conto che la mentalità che sta portando Gesù è completamente diversa dalla mentalità del mondo. Ora, anche se noi, a volte in maniera un po’ presuntuosa, diciamo, ma noi non siamo del mondo, noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo. Il che è assolutamente vero, non pensate che siccome noi non siamo del mondo, non siamo influenzati invece dal mondo.
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E ci ricordiamo che siamo del Signore, che siamo di passaggio, qui non c’è bisogno di avere la fede per accorgersi che siamo tutti di passaggio.
Ma in questo passaggio della nostra vita, molto spesso siamo immersi in un modo di vivere, in un modo di pensare la nostra esistenza che molto spesso non ha nulla a che fare con quello che ci ha insegnato Gesù.
La teologia chiama modo di pensare la mentalità mondana, cioè la mentalità del mondo.
Quando pensate al male al diavolo, vi prego, cancellate dalla vostra testa tutte le cose teatrali del demonio, quelle sono distrazioni.
Lo scopo reale del demonio è farci vivere secondo la mentalità del mondo e farci rifiutare la mentalità del Vangelo.
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Ma quando noi diciamo in che cosa consiste la mentalità del Vangelo? In quello che noi ascoltiamo nelle beatitudini…
A me interessa questa sera ripercorrere velocemente con voi le beatitudini per darvi un’immagine generale di quello che sta facendo Gesù, proponendo un’alternativa, ma soprattutto la mia più grande preoccupazione è cercare di mostrarvi come quello che dice Gesù non sono discorsi campati in aria, ma sono discorsi che hanno una ricaduta esistenziale molto profonda.
Che significa? Significa che se tu vivi, come ti dice Gesù c’è un cambiamento totale della tua vita, della tua esistenza. Non è una questione di ragionamenti e di testa. Questo, vedete, è molto importante perché certe volte noi pensiamo che alcune cose del Vangelo le possiamo capire se siamo molto istruiti, se abbiamo fatto scuole alte, se non lo so, abbiamo approfondito delle cose, se sappiamo fare chissà quali ragionamenti complicati.
00:05:48 Il Vangelo lo capiscono le persone che sanno vivere
Il Vangelo lo capiscono le persone che sanno vivere, non le persone che hanno 10 titoli.
Perché certe volte tu puoi avere tanti titoli ma non sai vivere, cioè non sai che cos’è l’esistenza, non sai che cosa sono le cose concrete.
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E Gesù parla alla vita delle persone, non ai titoli delle persone. Siccome qui credo che siamo tutti vivi, sappiamo che il signore sta parlando alla vita di ciascuno di noi e dobbiamo sempre cogliere quel nesso che collega la parola di Gesù alla nostra esistenza concreta.
00:06:27 Beati i poveri in spirito
La prima beatitudine è molto interessante, è anche molto fraintesa, perché Gesù dice Beati i poveri spirito. Allora chi sono i poveri spirito? E qui gli esegeti, ma anche tanti santi, ciascuno di noi ha appiccicato su questa beatitudine tante immagini, tante aspettative che molto spesso posso sembrare molto lontano dalla realtà.
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Di certo Gesù sta facendo un elogio grandissimo dell’umiltà. I poveri spirito sono gli umili. Ma chi sono i poveri in generale?
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I poveri sono quelli che non hanno qualcosa. A differenza dei ricchi, allora, i poveri sono quelli a cui manca qualcosa. E Gesù dice, Beati quelli che sanno che gli manca qualcosa.
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Perché a quelli che gli manca qualcosa, io posso dare quello che gli serve.
A quelli che pensano di non avere bisogno di nulla, io non posso dargli nulla.
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Voi sapete che noi passiamo la nostra vita a maledire le nostre mancanze. Noi vorremmo essere amati di più. È una mancanza? No, è una mancanza di amore. Essere capiti di più è una mancanza di comprensione, essere valorizzati di più è una mancanza di stima. Tutte queste cose noi le viviamo come se fossero patologie della vita.
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E Gesù dice a te che fai l’esperienza che ti manca qualcosa, io sono venuto per te e sono venuto esattamente per mettermi in contatto con questa tua mancanza e per dirti che non è una cosa brutta.
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Sperimentare una mancanza?
Perché sapete chi? Quelli che sperimentano la mancanza, gli esseri umani.
Tutte le volte che noi siamo in contatto con le nostre mancanze, significa che noi ci stiamo comportando come creature.
Quando non siamo più in contatto con le nostre mancanze noi praticamente stiamo giocando a fare Dio, abbiamo dei miti di onnipotenza di autosufficienza, non abbiamo bisogno di nessuno.
Allora tutta la nostra esistenza è un tentare di rimanere sempre in contatto con le nostre mancanze, ma attenzione, non per vivere come dei frustrati, Eh?
Ma per vivere con i piedi per terra. Perché se io so che mi manca qualcosa, sono molto concreto a partire proprio da quella mancanza. Ma se io presumo di avere qualcosa, non ho più i piedi per terra.
Come chiamiamo noi le persone che presumono di avere qualcosa, i presuntuosi.
E chi sono i presuntuosi, quelli che cercano di emanciparsi quanto più possibile dal resto, dagli altri. Io non ho bisogno della tua opinione. So io che cosa è giusto. Io non ho bisogno di te, ho io le mie forze.
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Allora questa presunzione, che ci fa un po’ giocare a fare Dio, molto spesso produce intorno a noi una cosa terribile che è la solitudine.
Nella solitudine dei presuntuosi per un po’ tutto funziona e ti sembra di avere tutto sotto controllo, ma poi arriva un momento in cui ti accorgi che la vita è sempre sproporzionata rispetto alle tue capacità, la tua intelligenza alle tue cose e quindi ti accorgi in maniera traumatica che sbagliavi ad essere presuntuoso e che invece l’affare più importante è essere umili.
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Proviamo a tradurlo in maniera molto concreta, quando una persona è umile? Quando si lascia aiutare, quando una persona è presuntuosa? Quando non si lascia aiutare.
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Nella storia di Gesù c’è un personaggio che noi purtroppo abbiamo abusato, perché l’abbiamo collocato semplicemente in un momento preciso della vita di Gesù e ci siamo dimenticati che in realtà tutte le cose brutte che diciamo nei confronti di questo personaggio in realtà le stiamo dicendo nei confronti di noi stessi.
Perché se c’è tra i discepoli di Gesù un discepolo che ci assomiglia più di tutti, sappiate che è Giuda.
E però Giuda è brutto e cattivo perché è il traditore no? Ma guardate, Giuda sta portando avanti dentro la sua vita una cosa che assomiglia molto alla nostra. Quando incontra Gesù ha su Gesù delle aspettative straordinarie, dice: Il Messia.
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Volete che ve lo porto nella nostra vita? Se Io credo in Lui sto a posto.
Sono sicuro che la mia salute andrà tutto bene, la mia famiglia sarà perfetta, non mi succederà niente di male. Dio realizzerà i miei sogni, le cose andranno in un certo modo e poi, malauguratamente, le cose che tu ti sei immaginato, che hai desiderato non accadono. Cosa succede?
Rimani male.
Allora in quel momento, vedete, noi possiamo comportarci come Giuda. Perché? Perché Gesù ci ha delusi, non ha fatto quello che noi volevamo quanto desiderato che succedesse questa cosa dentro la mia vita, che è una cosa buona, ma non è successa. Allora basta.
Non voglio avere più niente a che fare con questo Dio, come fa Dio ad essere buono se non mi ha dato questa cosa buona che io volevo nella mia vita?
Allora, anche per giunta a un certo punto, le cose si complicano quando si rende conto che Gesù non sarà mai un condottiero militare come lui ce l’ha in mente, non sarà un liberatore politico, non toglierà di mezzo l’oppressione dei romani.
Lui ci rimane male perché si, questo Messia non gli serve, perché lui questo Messia deve liberarli dall’oppressione dei romani.
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E Gesù invece sembra non essere preoccupato per niente dai romani che rimangono nella scena della sua vita sì come dei personaggi principali, perché poi saranno il braccio armato che lo farà fuori. Ma non ha un’importanza vera dentro la sua vita, è come se fosse qualcosa che Gesù sa che prima o poi finirà tant’è vero che poi finirà l’Impero Romano.
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Gesù no, l’insegnamento di Gesù no.
00:12:54 I poveri spirito sono quelli che vivono la propria vita fidandosi di qualcuno
Allora cosa significa? Beati poveri spirito sono quelli che vivono la propria vita fidandosi di qualcuno, affidandosi a qualcuno, lasciandosi aiutare da qualcuno. Il contrario di questa beatitudine, invece, è pensare di non avere bisogno di nessuno e presumere di non avere bisogno di nessuno e nel momento più decisivo della propria vita, invece di convertirsi, voi che arriva il giorno in cui Giuda tocca il fondo, no?
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Quasi contemporaneamente, non nello stesso minuto, ma più o meno nelle stesse ore un’esperienza simile la farà Anche Pietro. Anche Pietro toccherà il forno. Pietro rinnegherà. Gesù non lo conosco.
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Però vedete, l’esito è completamente diverso, Perché Pietro tocca il Fondo e cambia.
Giuda tocca il fondo e non sopporta, non riesce a venir fuori da quella situazione e si uccide.
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Ora riflettete bene, la mancanza di pace dentro la nostra vita, cioè il fatto che noi non siamo felici, non avvertiamo pace da che cosa viene? Viene molto spesso dal fatto che a un certo punto ci rendiamo conto di tenere più sotto controllo la nostra.
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Ora che cosa vorremmo da Dio? Che Dio ci desse di nuovo il controllo di tutto, le redini di tutto. E Gesù invece ti dice, Tu non hai bisogno di avere tutto sotto controllo, tu hai bisogno di fidarti di me.
Hai bisogno di affidarti a me, hai bisogno di lasciarti aiutare da me.
Ora se vivi con questa fiducia e con questo abbandono respiri ma se tu ti dimentichi di questa fiducia e questo abbandono tu sei costantemente nel panico.
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Sei costantemente sotto stress, sei costantemente nella posizione di uno che è disperato, che è disperata e vuole salvarsi da solo.
E più tu ti vuoi salvare da solo, più complichi le cose, più complichi le cose, più ti senti da solo, più ti senti da solo, più vivi la morte.
Guardate che c’è gente che arriva come Giuda a togliersela veramente la vita alla fine semplicemente per chi non vede più nessuna via d’uscita.
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E il signore, in fondo si domanda, questo ci sta dicendo, vuoi vivere una vita diversa? Impara ad essere povero. Non avere paura delle tue mancanze quando ti accorgi di non avere più il controllo della vita, cioè quando hai fatto pace col fatto che non sei Dio puoi fare una cosa intelligentissima fidate di me.
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Gli umili si fidano. Si affidano. E allora è subito pace.
Voglio che opponiate all’immagine di Giuda, che l’autosufficienza no, la persona che vuole bastare a sé stesso. Vi faccio una trasposizione molto contemporanea di Giuda. Io sono molto intelligente, siccome sono molto intelligente avrò abbastanza furbizia da cadere sempre in piedi.
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Non funziona così. La vita è più grande della tua furbizia.
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Ma io sto bene, in salute, posso affrontare tutte le cose che voglio, posso vivere anche una vita di assoluta perché io sto bene, ma non starai mai sempre bene.
Io tengo tutti sotto controllo perché tutti dipendono in qualche maniera da me.
Così nella vita si si si va sopra e sotto.
Insomma, Giuda vive in un’illusione.
Ma quando si sveglia da questa illusione invece di consegnarsi si uccide.
Ora domandiamoci noi dove siamo in questa, noi viviamo questa beatitudine?
Se uno mi domandasse quali sarebbero le vostre mancanze, cioè che cos’è che vi manca in questo momento?
Che vi manca qualcosa? …
Mancanze, voi potete sperimentare non soltanto quella mancanza, ma anche la totale fiducia del Signore.
00:17:23
Proviamo ad avere un’immagine molto familiare, che cosa fa un bambino piccolo quando ha fame? Piange.
Ora immaginate che quel pianto non lo prende in considerazione nessuno, allora quel pianto diventa una disperazione.
Ma quel pianto, invece, è sempre preso sul serio dalla mamma o dal papà, cioè?
Tutte le volte che il bambino, gli manca qualcosa, in quel momento si manifesta qualcuno che gli vuole bere.
Che provvede a lui.
Ma voi credete sì o no che nella vostra vita, quando avete bisogno, c’è qualcuno che vi ama veramente e questo è Gesù?
E provvede alla vostra vita.
00:18:16
Perché se non credete in questo, il vostro pianto è disperazione.
Non è la manifestazione di una fragilità, perché questo sarebbe piangere umano.
Essere disperati significa non credere che c’è qualcuno a cui possiamo gridare. Dal profondo grido, Signore, ascolta la mia voce come fa un bambino.
Allora vedete?
Tante volte, in alcune versioni sbagliate di cristianesimo, noi cosa pensiamo?
Siccome io ho la fede, allora è sicuro che a me non deve mancare nulla, ma tu sei umano come tutti gli altri. A te mancano le cose, siccome ho il dono della fede non vivrò fragilità, ma tu sei uno come tutti gli altri.
00:19:09
Le fragilità certe volte sono un grande esercizio di realtà perché ti ricordano che sei come tutti gli altri e non c’è niente di male.
Quindi noi siamo sbagliati se abbiamo delle fragilità? Siamo sbagliati se quelle fragilità ce le viviamo da soli. Se io ho una fragilità e ho e so a chi posso rivolgermi nella mia fragilità, a chi posso consegnare la mia fragilità, che mi importa che sono fragile. Io so che c’è qualcuno che prende sul serio la mia fragilità e mi aiuta.
Non a far fuori la mia fragilità, ma a non disperarmi fratelli. La Santità è che non ci disperiamo più. Questa è la Santità, non che abbiamo risolto tutto.
Che non ci disperiamo. E c’è troppa speranza nella vita.
Beati quelli che sanno fare così, non come Giuda.
00:20:06 Seconda beatitudine, Beati quelli che sono nel pianto.
Beati quelli che sono nel pianto, anche qua sembra veloce del masochismo. No, dice, ma speriamo che qualcuno ti faccia soffrire, così io divento beato.
Secondo me, non per forzare la traduzione, ma per renderla quanto più concreta possibile, dovremmo dire questo: avete mai riflettuto chi sono quelli che piangono, quelli che sanno piangere?
00:20:37
Sono quelli a cui gli funziona il cuore.
Gesù sta dicendo, Beati quelli a cui funziona il cuore.
Quelli che sanno piangere certo, agli occhi degli altri sono dei Poveretti.
Perché? Perché sono vulnerabili. La vita che c’è intorno, li tocca, li ferisce. Non sono induriti, capite? Non sono sulla difensiva, sono sensibili alle cose.
Questi soffrono.
Allora, dice Gesù: beati quelli a cui funziona il cuore, perché a loro sarà data consolazione.
00:21:18
Quelli che hanno il cuore indurito non possono ricevere nessuna consolazione.
Vi siete mai domandati perché noi abbiamo il cuore indurito? Molto spesso noi abbiamo il cuore indurito perché non vogliamo soffrire.
Ma così come ci difendiamo dalla sofferenza e quindi ci induriamo, così si tiene fuori anche la consolazione, cioè quello che dovrebbe darci gioia. Quindi è vero, io non soffro, ma non sono nemmeno nella gioia.
Ma che vita è una vita di pietra, una vita in cui tu vivi in ostaggio di un cuore che è tutto chiuso attorno a uno schema che tutto aggomitolato sulla difensiva, nessuno deve avvicinarsi.
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Né nel bene né nel male, come posso consolare uno a cui non funziona il cuore?
Nel Vangelo, l’abbiamo citato durante la messa, c’è una categoria di persone a cui sembra che il cuore sia stato tolto, comunque che sia un cuore completamente indurito e sono gli scribi, i farisei.
Tutte le volte che Gesù usa un atteggiamento di misericordia nei confronti di qualcuno, subito si ribella, non riescono a sentire il dolore delle persone.
Giudicano costantemente il dolore delle persone, subito vogliono dire chi è il colpevole di quel dolore.
Non riescono a mettersi dalla parte delle persone. In pratica fratelli, non hanno compassione. Noi passiamo la vita a giudicare le persone, a giudicare il nostro vicino di casa, a giudicare il nostro collega, a giudicare i nostri parenti, a giudicare mio marito, mia moglie, i miei figli, mia madre, mio padre, il mio professore, il mio prete, la mia catechista, il Papa, i vescovi, perché, dite tutto quello che volete, è più facile giudicare che avere compassione delle persone.
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Questo non significa che tutte le persone che abbiamo intorno a noi sono persone splendide, a volte si comportano molto male ma a quelli a cui funziona il cuore riescono a vedere persino dietro la cattiveria di qualcuno, quello che non va in quella persona. E le persone che fanno soffrire gli altri molto spesso sono degli infelici loro, eh.
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Allora Gesù dice, beati quelli che invece sanno provare compassione, quelli che sono nel piatto e piangono a causa di qualcuno, al fatto che non riescono a schermarsi dagli altri e proprio per questo sono vulnerabili. Dice, a questa gente io posso dare la consolazione.
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C’è una storia del Vangelo molto bella.
Non è vero che Gesù mangiava soltanto con i peccatori. Gesù andava a casa dei farisei anche a mangiare, cioè non faceva preferenze di persone. Dove trovava qualcuno che era disposto ad accoglierlo Gesù Provava ad entrare in relazione, a fare qualcosa. Un giorno Gesù è stato accolto in casa di un fariseo, un Notabile Simone, il fariseo.
E quando entra in casa di quest’uomo, voi sapete com’è la casa di un fariseo? Tutto perfetto. Immaginate una casa borghese dove tutto è misurato come tutto è a posto. Succede un incidente. In questa scena si insinua una donna, una donna che tutti conoscono, che è una poco di buono.
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E che mette in scena qualcosa che è davvero imbarazza tutti i commensali, si mette a piangere sui piedi di Gesù e queste lacrime che scendono sui piedi di Gesù, e poi asciuga quei piedi con i propri capelli.
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Non tocco la simbologia di tutto questo, Eh, ma sappiate che con quel gesto abbiamo superato la misura del buon gusto. Mettiamola così, no, c’è un’intimità che si crea tra questa poco di buono e Gesù.
Quest’uomo è padrone di casa, pensa tra sé, se costui fosse un profeta saprebbe che genere di donna è e non si lascerebbe toccare.
Siccome Gesù legge Nel cuore delle persone gli dice, Simone, io sono entrato in casa tua e non mi hai dato l’acqua per lavarmi. Questa donna da quando è entrata qua dentro non smette di lavarmi i piedi.
Sono entrato in casa tua e non mi hai dato un bacio, un abbraccio per accogliermi, questa donna da quanto è entrata in casa non smette di baciarmi i piedi.
In verità ti dico a questa donna sarà molto perdonato perché ha molto amato.
Invece a chi gli si perdona poco ha amato poco.
Sapete che cosa gli sta dicendo Gesù? Tu che hai passato la vita a fare il primo della classe, hai dimenticato la lezione più grande, essere umano.
Sei diventato perfettivo fino al punto che disprezzi gli altri.
Questa donna sarà la più grande peccatrice del mondo.
Però il cuore gli funziona ancora.
Tant’è vero che perdere per perdere la faccia sarà e riempie Gesù di tenerezza, di amore, fa tutto quello che quest’uomo perfettino non riesce a fare.
Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati.
Ecco, quella donna piange e Gesù la consola.
Si vuole il fariseo che disprezza che consolazione vuoi dare a quest’uomo?
Che gli sembra che quella donna gli abbia rovinato la cena.
Ricordatevi che Gesù ha mangiato molte volte nella propria vita ma quella cena ce la ricordiamo a causa di donna.
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No, nessuno avrebbe registrato quella cena se non grazie a quella donna.
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Ora c’è una domanda molto seria, noi siamo vulnerabili, cioè abbiamo ancora con passione nella vita o passiamo la vita a giudicare gli altri?
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Siamo scribi, farisei, siamo Simone il fariseo o siamo persone che anche se sanno che sono fragili, che siamo dei peccatori, sanno ancora piangere?
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Provano, ancora compassione …, ecco, questa è la parola, sanno amare?
Chi ama è vulnerabile, dice Gesù.
Chi ama è vulnerabile, ma solo a questi vulnerabili io posso dare consolazione.
00:28:28 Terza Beatitudine, Beati i miti.
Qui ci sarebbe da dire tante cose sulla mitezza. Che cosa sta indicando Gesù?
Sta dicendo, attenzione a quello che sto per dirvi Eh, che chi segue lui deve rinunciare a ogni forma di violenza, la mitezza è l’opposto della violenza.
Ora non dovete immaginare che esiste solo la violenza della… esiste la violenza psicologica, la violenza verbale. Oggi abbiamo i leoni da tastiera, quelli che si mettono a fare i violenti su Internet contro qualcuno. Sono quelli che sono violenti perché smettono di parlare con qualcuno, quindi sono violenti con il silenzio.
00:29:19
Insomma, Gesù sta dicendo, beati quelli che hanno deposto le armi che non vivono la propria vita ricorrendo alla violenza. Loro erediteranno la terra.
Ora immaginate che Gesù per tutta la sua vita ha insegnato questo. Vi ricordate quella famosissima pagina del Vangelo in cui dice, se qualcuno ti percuote sulla guancia tu porgigli l’altra? Che letto da fuori dice, ma che bello, fate la prova.
Fate la prova, c’è qualcuno che vi fa del male e voi non reagite.
Perché il male genera male e la nostra reazione più spontanea al mare no?
Ma Gesù dice, se tu vuoi seguire una regola che ti fa felice, alla violenza, sempre.
Non esiste un momento nella vita in cui la violenza è giustificata, mai.
Gesù è arrivato disarmato fino al punto che lo hanno arrestato e ucciso.
Qui devo citarvi Pietro.
Vedete? Pietro è la roccia su cui si fonda la Chiesa, ma è anche il discepolo che nel Getsemani se ne va armato.
Certo.
Gesù si Porta Pietro, Giacomo e Giovanni a pregare nel Getsemani, si prepara così alla l’agonia del Getsemani.
00:30:50
No, allora voi immaginate che don Nicola organizzi un’adorazione serale e voi venite con la pistola in tasca. Cioè, non è proprio rassicurante questa cosa, No? Voi andate al momento che dovrebbe essere di spiritualità, ma venite armati. Vabbè.
Attenzione, non è soltanto un modo di sentirsi rassicurati, perché quando arrivano i soldati, dei sacerdoti eccetera, a prendere Gesù e Pietro nasconde da quella spada e colpisce il servo del sommo la usa pure quest’uomo.
00:31:25
Voi dovete mettervi dalla parte di Gesù per un istante e avvertire il dolore che ha provato Gesù in quel momento dice, ma: Benedetto figlio, ho passato tre anni della mia vita con te e non hai capito niente? Ma come puoi venire qui con un’arma, come puoi usare un’arma pensando di difendermi?
Importante. Basterebbe questo versetto del Vangelo a far cadere tutte le pretese Crociate della storia, non si può difendere Dio con la violenza, è un controsenso difendere Dio con la violenza. Non si può in nessun modo armare una persona usando Dio.
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Non so se ci avete riflettuto, l’ultimo miracolo che Gesù compie in vita è la guarigione dell’orecchio del servo del sommo sacerdote, e l’ultimo miracolo gli riattacca l’orecchio.
Mannaggia, cioè sarebbe stato più significativo, non lo so, guarire qualcuno, no, perché purtroppo è un danno dell’ultima ora che cerca di ripagare Gesù.
La violenza Di Pietro.
00:32:43
Ora noi domandiamoci, abbiamo fatto la scelta della mitezza della nostra vita o siamo dei violenti? Quali sono le nostre armi? Io posso usare le parole come armi.
Posso usare le mie mani come armi, posso usare i miei soldi come armi, posso usare la posizione che ricopro come arma.
L’uso violento della vita, abbiamo rinunciato sì o no a far questo? Abbiamo capito che il signore ci dice, se tu vuoi seguirmi devi essere mite. Lascia stare la violenza, qualunque forma di violenza, non è mai giustificata.
Allora questa roba non ci viene spontanea. Dobbiamo decidere di fare così, perché.
Spontaneo ci viene reagire. La decisione che dobbiamo prendere come i cristiani è dire io non sono così.
Se facciamo riunione condominiale, tutti si scaldano.
A questo scaldamento generale, ma dove si potrebbe vedere il mio percorso di fede? Io non posso fare quella roba lì come fanno tutti.
Io non posso venire in parrocchia e comportarmi come se sto a un’assemblea sindacale, capite?
Non è possibile vivere una vita da cristiani come una forma di violenza qualunque.
E ve lo ripeto, non lasciatevi attirare soltanto dalla spada Di Pietro, anche i silenzi sono delle spade sguainate, anche ignorare qualcuno è una spada sguainata. Anche la violenza psicologica è una spada sguainata, l’abuso di potere è una spada sguainata tante forme di violenza, non fate mai le cose a sfregio, mai Gesù non lo farebbe.
Non ha mai fatto niente a sfregio nella vita.
Questa è la mitezza.
Capite che è più facile se io vi dico: dovete dire ogni giorno 5 rosari. Lo sai accettereste di più dire cinque Rosari che vivere da miti perché è più facile dire delle preghiere che vivere in quel modo. Ma che serve pregare se poi non siamo miti?
00:35:08 Quarta beatitudine, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia
Quarta beatitudine, quindi voglio unire con l’ultima dell’elenco, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, per quanto dice, Beati perseguitati a causa della giustizia.
Ecco, vedete, questa beatitudine è un po’ come quella del pianto, beati quelli che sanno piangere. E qui Gesù sta dicendo, Beati quelli che non sono indifferenti all’ingiustizia.
Guardate, chi vive la fede non può mai dire non sono fatti miei, a me non interessa.
Sei un povero e oppresso, noi non possiamo rimanere indifferenti.
Se c’è una qualunque forma di ingiustizia noi non possiamo far finta di nulla.
Il cristianesimo ci chiede di non rimanere ciechi davanti al male in tutte le sue forme, compreso quello dell’ingiustizia.
Sapete come si fa a fare questo, cioè qual è l’atteggiamento che noi usiamo per schermare questa beatitudine, non è compiere l’ingiustizia. Qui è molto facile rendersi conto che sei tu la causa di quell’ingiustizia. Ma c’è un male peggiore di chi fa ingiustizia, questo male si chiama indifferenza.
In tutte le epoche della storia le società vivono di forme di ingiustizia e solitamente quelli che pagano l’ingiustizia sono quelli che sono ai margini della società che noi chiamiamo gli invisibili.
Ogni epoca ha i suoi invisibili.
Cinquant’anni fa, se tu avevi in casa una persona che aveva non uno con qualche una qualche forma di malattia, eccetera era tenuto chiuso in casa.
Nessuno doveva vedere questa come se fosse una vergogna, no, questi malati che esistevano erano degli invisibili.
00:37:13
Noi abbiamo capito che non è possibile far questo. Quanti santi ci hanno evocato a questa carità? Quanti santi hanno detto dateli a noi gli invisibili? E quanti santi hanno acceso i riflettori su questi invisibili?
Ad esempio, a chi vive una forma di malattia, i poveri, tutte le società hanno dei poveri.
Oggi chi sono i poveri per noi? Chi sono i poveri? Perché in questo momento storico ci sono degli invisibili e magari lavorano nelle nostre campagne a 2 €, ma noi?
Facciamo finta di niente.
Pensiamo che sia una questione, è una questione morale.
Come puoi rimanere indifferente davanti allo sfruttamento di una persona?
Come puoi rimanere indifferente davanti a un giovane che vuole trovare lavoro e tutti dicono, sì, puoi venire a lavorare se hai esperienza, ma se nessuno mi fa fare esperienza, come posso venire a lavorare?
00:38:14
Ma se vuoi fare esperienza, non ti pago.
Ma questa è ingiustizia. Allora?
Beati quelli che rimangono con gli occhi aperti davanti a ciò che la società rende invisibile, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia.
00:38:37
Un cristianesimo che funziona solo nella sagrestia e all’ombra del campanile non è il cristianesimo di Gesù Cristo.
Amici, a noi il tempio serve ma perché deve funzionare il resto della vita non come un guscio da cui difendersi dal resto del mondo.
Se essere comunità cristiana non genera una società più giusta, ma a che servono i nostri incensi e le nostre celebrazioni, a che serve ascoltare il Vangelo se poi rimaniamo indifferenti davanti a certe cose?
E bisogna reale, quando Gesù racconta, vedete?
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Due parabole voglio citarti. La prima è quella del ricco Epulone di Lazzaro ed è la scena che dipinge Gesù è bellissima, drammatica, ma bellissima.
Il ricco a epulone è seduto a tavola e banchetta e Lazzaro è sotto il tavolo, sperando che cada qualcosa. E gli unici che si accorgono di quel povero, lo sapete chi sono? I cani. I cani gli leccano le ferite. Il ricco epulone è completamente indifferente all’esistenza di quell’uomo che sta elemosinando qualche briciola.
Certo, poi Gesù racconta la parabola per dire che quando finisce il breve viaggio di questa vita poi le cose si capovolgono.
Che Lazzaro è su e giù e dice, manda Lazzaro a portarmi un po’ di acqua che intinga il dito, mi porti una goccia d’acqua.
Abramo, mi dispiace, no, nessuno può.
E la denuncia su un’indifferenza che può dannarci in maniera definitiva, capite?
E anche la storia della parabola del buon samaritano.
Quando Gesù racconta questa storia, dice, passò un sacerdote. Che cosa fanno questi? Videro quest’uomo e passarono oltre. Ecco l’indifferenza.
Il samaritano invece si ferma.
Ha fame e sete di giustizia.
Non rimane indifferente, fa qualcosa.
Noi non sappiamo come va a finire quella storia, non sappiamo se quell’uomo si riprende o rimane così.
Sappiamo però che quest’uomo si fa vicino e cura le ferite, lo mette sul cavallo, lo porta in una locanda, paga in prima persona. Dove sta scritto che deve fare questa cosa? Da nessuna parte lo ha deciso lui di non essere indifferente.
Nessuno ci obbliga a guardare gli invisibili.
Il Signore ci dice chi mi segue?
Ha sempre gli occhi aperti su chi è ai margini della strada e che non ha nemmeno più parole per gridare Aiuto. Avete mai riflettuto che in quella parabola quell’uomo mezzo morto a terra non parla mai, neanche per chiedere aiuto?
Neanche per ringraziare.
Non parlo mai.
Ma il samaritano si accorge di quest’uomo. Perché? Perché quel samaritano ha fame e sete di giustizia.
Poi arriviamo qui, qui il pezzo forte di Gesù, beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
00:42:11 beati i misericordiosi perché troveranno misericordia
Tutto il Vangelo di Luca è tutto dedicato a spiegarci la misericordia, tutto.
Due cose, ha il Vangelo di Luca.
La preghiera e la misericordia sono proprio le caratteristiche principali del Vangelo di Luca.
Quindi se uno vuole capire che cos’è la misericordia, basta che si legga i racconti di Luca e tutte le parabole della misericordia che racconta Luca e subito capisce qual è la mentalità di Gesù. …
Gesù racconta le Parabole della misericordia, la Pecorella smarrita, la moneta perduta e poi il figliol prodigo. Gesù racconta tre storie, perché?
Dei farisei che non accettavano in nessun modo questo suo atteggiamento nei confronti dei delle persone che avevano bisogno di perdono, che vivevano delle miserie.
Ma la cosa che deve colpirci è che non solo Dio è misericordioso.
Chi segue Gesù deve essere come lui e quindi se lui è misericordioso, anche noi dobbiamo essere misericordiosi.
E c’è una storia molto bella che racconta Gesù, un’altra parabola in cui parla di due uomini, due servi.
Uno ha un debito di un milione di euro. Un milione di euro, amici, tantissimi soldi, non può pagare.
Va dal padrone e gli dice non posso pagare. Piange, si mette a terra, invoca che lo aiuti, pagherò appena possibile, eccetera. Questo padrone si lascia commuovere e lo sapete cosa fa? Non gli dice, avrò pazienza, pagami a rate, facciamo un mutuo no, gli condona il debito gli dice, basta, sentiti libero, vai a casa. Vai da tua moglie, dai tuoi figli.
Riprenditi in mano la tua vita, lascia perdere i soldi.
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Te qua, caspita, è un’esperienza bellissima sentirvi sollevati da una roba simile.
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Quest’uomo esce da casa del padrone e incontra un altro come lui, quest’altro come lui, è un debitore nei confronti di quest’uomo gli deve dare 100 €, 100 miseri euro.
E che cosa fa quest’uomo a cui gli è stato appena condonato un milione di euro? Lo prende per il collo e gli dice, dammi 100 €, dammi 100 €. Quello dice, quando ho i soldi. Io faccio mettere in carcere te, tua moglie, i tuoi figli, finché non mi dai 100 €.
Terribile.
…
Guardate noi la misericordia, la capiamo soltanto se siamo noi il soggetto della misericordia.
Ma Gesù sta dicendo, Beati quelli che sono misericordiosi, ma tu sei misericordioso perché devi sempre ricordarti che tu non sei migliore degli altri.
E che Dio a te ha perdonato molto più di quello che gli altri a te.
Quante volte, signore, dovrò perdonare mio fratello 7 volte.
70 volte, 7.
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Il che non significa, vedete amici, fare finta di niente.
Per venir meno a un’ingiustizia a una giustizia.
Significa però non incattivirsi, non lasciare che il rancore prenda il sopravvento.
Renderci conto che noi abbiamo bisogno con tutto noi stessi di vivere la vera misericordia, quando una persona vive la misericordia? Quando sa amare le persone nella loro miseria.
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Guardate che sono tutti buoni ad amare le persone quando sono vincenti, il vero amore quando vuoi bene a qualcuno nel momento in cui non è vincente.
Quando è un poveretto, amo le cose migliori di mia moglie di mio marito, dei miei figli.
L’amore vero quando vuoi bene anche ai lati di queste persone.
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L’amore vero è mettere il proprio nella miseria altrui. Non nel tener fuori la miseria degli altri.
Gesù ha fatto così con noi.
Così la gente incontra in noi misericordia o incontra solo giustizia e poi è la giustizia che accusa e che tiene in carcere, la giustizia che fa disperare le persone.
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Però ripeto, non è cancellare la verità delle cose, ma è saper sempre umanizzare la verità.
Lo ripeto spesso, forse perché abbiamo bisogno, io ho bisogno di sentirlo e per questo lo dico anche agli altri: anche il demonio dice la verità, ma il demonio dice la verità per far male alle persone.
Gesù dice la verità alle persone per liberarle.
La misericordia è voler bene alle persone nella verità.
Per liberare.
Non dire la verità per condannarle.
Quindi essere misericordia oggi non significa venir meno alla verità, Eh?
00:47:45 Beati i puri di cuore
Ma porre la verità in un modo che l’altro si salvi.
Non si chiuda.
Beati i puri di cuore.
E qui noi ci abbiamo messo l’etichetta moralistica, noi pensiamo che la purezza sia soltanto il sesto comandamento.
La purezza di cuore e sono le persone che non sono doppie.
Che hanno un unico cuore. Non 2 3 4 5. Non sono tante persone diverse quante sono le situazioni che hanno intorno. Hanno un unico cuore, cioè non indossano maschere, sono se stesse, sono autentiche come persone. Chi vive con questo cuore unificato, dice Gesù, chi vive con questo cuore unificato vede Dio.
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Quindi si tratta di smettere di avere ipocrisie. Noi non dobbiamo impersonare nessun personaggio, amici, dobbiamo essere un’unica persona, dobbiamo tornare ad avere un umore semplice e sono ipocrisia, nessuna doppiezza.
Cioè in un racconto del Vangelo, l’incontro di Gesù con la samaritana.
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La Samaritana di mariti ne aveva diversi.
Lo scopriremo alla fine della storia.
Ma c’è un momento in cui.
Donna vive cercando così.
Barcamenarsi nella discussione con Gesù, tanto è vero che non capisce le parole che Gesù le sta rivolgendo e sulla difensiva.
Anche noi possiamo dire di avere tante vite diverse.
Io quando sono a casa sono una persona, quando sono da solo sono un’altra persona, quando sono al lavoro sono un’altra persona, quando sono in chiesa sono un’altra persona.
La domanda è, tra tutte le Persone, chi sei?
Quindi abbiamo bisogno che qualcuno riunifichi il cuore.
Perché se tu non hai un cuore unificato a un certo punto tu non sai più chi sei e passi la vita tentando di dire sempre la cosa giusta al momento giusto, stai recitando.
Stai recitando!
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È uno che vive recitando è sempre sulla difensiva. Ricordatevi che se uno sta col fucile spianato non ammira il tramonto, non ha tempo di vedere un tramonto, perché è attento a difendersi.
Chi ha un cuore unico non è più sulla difensiva e vede Dio lo vede.
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Quindi si tratta di venir meno tutte le nostre maschere, tutte le nostre ipocrisie. Beati i pochi di cuore, quelli che non hanno un cuore doppio.
Ci sarebbe tanto da dire, ma lo vedrete poi voi nelle vostre catechesi, qual è?
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Il motivo per cui a un certo punto noi ci frammentiamo interiormente?
Certamente però dobbiamo tornare di moda, averne una.
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Però voglio dirvi questo.
Sapete qual è il significato della parola diavolo?
Il divisore.
Quindi chi è discepolo del diavolo?
Te ne accorgi dal fatto che dividi.
Stai un posto e metti sempre uno contro l’altro.
Dividi le situazioni. Guardate discepoli del demonio, il dialogo fa sta roba qui e dice Gesù, Beati invece quelli che costruiscono ponti, gli operatori di pace, quelli che costruiscono unità.
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È una scelta questa, Eh? Guardate che solitamente quelli che dividono esteriormente sono divisi interiormente la divisione che hanno dentro la portano fuori, ma è un problema questo, perché questo è il diavolo all’opera che divide.
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Noi siamo cristiani, perché tentiamo di tenere insieme cose non usiamo.
Questo motto romano .. Dividi et impera.
Allora sto in un posto di lavoro, metto uno contro un altro. Mi creo le cose, prendo il caffè con una persona e dico, ma sai che quello ha detto di te… Poi prende il caffè con un altro e dice, ma sai quest’altro così no? E poi andiamo a messa, andiamo a messa la domenica, ci prendiamo la comunione, no?
Divisione.
Dico una cosa grossa, certe.
Per unire bisogna incassare.
Uno viene.
Ti vomita tutto il male del mondo, ma tu non propaghi, custodisci in modo tale, anzi, cerchi di dire una parola che unisca.
È un lavorio, è una testura.
Traduciamolo così, beati quelli che sanno ricucire, non quelli che strappano.
Ecco i cristiani.
Dove? Dovunque ci sono loro ci sono quelli che uniscono.
Non che dividono.
Pensate che basta essere iscritti al registro del battesimo per dire di essere cristiani, guardate, noi possiamo essere dei battezzati e vivere come se fossimo dei demoni.
D’altronde il demonio era un Angelo.
Quindi sentiamoci rassicurati dal fatto che non un Angelo, pure demoni, un Angelo.
E poi ecco l’ultima parola che volevo dire sulle beatitudini, sono gli ultimi versetti di queste parole.
Beati i perseguitati a causa del mio nome.
00:53:43 Beati i perseguitati a causa del mio nome.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendoti, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia rallegratevi ed esultate perché grande la vostra ricompensa nei cieli. Che significa cerco di spiegartelo.
Tutte le cose che vi ho detto vi sembrano belle? No. Provate a viverle e vi accorgerete di andare controcorrente. Il mondo non ragiona così.
Il mondo lo sapete cosa vi dice?
Chi pecora si fa lupo se la mancia.
Il motto ti dice, vuoi affermarti? Non devi avere bisogno di me. Vedete la prima beatitudine distrutta.
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E fatti da solo self-made.
Devi affermarti qui.
Sono i discorsi del mondo, no, troppo a tutto. Se tu vuoi ottieni. Ecco.
Fine della prima beatitudine.
Che cosa ti dice il mondo, non vale la pena soffrire, schermati dalla sofferenza.
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Niente, se vedi qualcuno che sta soffrendo tira dritto.
Molto spesso la gente che soffre è da sola.
Che cosa ti dice il mondo?
Trova la tua arma e portala sempre con te, così ti rispetteranno. Altro che mitezza fatti rispettare mi raccomando.
Che cosa ti dice il mondo.
Sii anche tu uno che non vede l’ingiustizia, gli invisibili, perché conviene non vederli, anzi, a volte grazie all’invisibili, io faccio affari, è terribile.
Guardate che di quei poveri renderemo conto davanti a Dio.
Saremo giudicati per questo, Eh?
Perché adesso a noi sembra che vada tutto bene.
Gesù si identifica con quelle persone, tutto quello che non avrete fatto a uno di questi miei fratelli non l’avrete fatto a me dice.
Vangelo di Matteo, Eh?
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È il momento in cui Gesù consegna il testo finale della nostra vita dice le domande che farò saranno queste.
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Quindi dobbiamo farci trovare un po’ preparati su questo, Eh?
Beati misericordiosi, senti io la persona la posso perdonare una volta, due tre proprio perché è Pasqua. Dopodiché se io continuo a perdonarlo, quello non capirà mai. Allora devo punire perché io lo devo educare, perché così abbiamo un sacco di buoni ragionamenti per cui non conviene perdonare. Però, fratelli miei, non prendetevela con me, prendetevela con Gesù che ha detto che dobbiamo perdonare 70 volte, 7.
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E contro la mentalità del mondo essere misericordiosi.
Che ti dice il modo di puro di cuore, no fingi.
Siamo nella società dell’apparenza. Indossa la tua maschera.
Che cosa dice il mondo dividi?
Perché nelle divisioni puoi muoverti più liberamente, non unire.
Altro che operatore di pace.
Che ti dice il mondo, sii.
Ma nel segreto.
Si dice prega il padre tuo che è nel segreto, significa mi raccomando la tua fede sia talmente tanto nel segreto che nessuno deve accorgersi che hai la fede proprio vedere te e un pagano non ci deve essere nessuna differenza.
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Il mondo vedete, ci lascia cristiani, l’importante è che lo facciamo nell’intimo di noi stessi, perché se questa lampada della fede viene messa in alto, deve illuminare tutta la stanza. Invece tu devi essere credente a casa tua, chiuso nel tuo intimismo nelle tue, nei tuoi gruppi e non avere niente a che fare con il mondo.
Beh, quando uno vive per beatitudine, si mette contro il mondo e dice, Gesù, Beati voi quando andate controcorrente.
Siete veramente miei discepoli. Questo e concludo, non significa che dobbiamo godere di dire, Ah, noi siamo diversi, ci mettiamo contro corrente perché siamo pure gli esauriti, Eh? Cioè anche noi abbiamo gli esauriti esaltati.
Che ogni tanto.
00:58:16
Quando vedo qualcuno che è cristiano così dico, signore, ateismo, dammi l’ateismo.
E no, perché è un cristiano, io non voglio così no.
Perché c’è un modo di ostentare la fede che non è testimonianza.
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Il signore non ci chiede di ostentare la fede, ma di testimoniare la fede. Non ci chiede di metterci in piedi su un tavolo e gridare a qualcuno, ma dimostrare con la nostra vita di vivere secondo quello che ci ha insegnato il Vangelo. Questo ci insegna il signore.
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Vi lascio con una frase che mi hanno detto essere apocrifa, nel senso che tutti l’attribuiamo a San Francesco d’Assisi ma non sappiamo se è sua.
Certamente è molto simile alla sua spiritualità. Francesco veniva chiamato alter Christus.
Questa frase dice così.
Annunciate a tutto il mondo il Vangelo e se proprio necessario usate le parole.
00:59:25
Grazie.
Don Luigi Maria Epicoco
Don Luigi Maria Epicoco è un presbitero, teologo e scrittore italiano. Sacerdote dell’arcidiocesi dell’Aquila, scrittore di libri e articoli scientifici di carattere filosofico e teologico.
Ha una cattedra in filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’ISSR Fides et ratio dell’Aquila. Direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all’Aquila e parroco della parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano, dove ha vissuto la tragica vicenda del terremoto occupandosi in prima linea della ricostruzione per l’arcidiocesi.
Comunicatore in diverse trasmissioni sia in radio sia in televisione in particolare Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2, Rai Radio 2. Nel web è attivo nei social e in diversi blog. Nel 2016 ha curato il commento al Vangelo della rivista Credere Edizioni San Paolo. Membro Cavaliere della Luce. Ha costituito una fraternità con gli studenti universitari che segue. Da novembre 2017 è nato il progetto editoriale di un nuovo messalino edito da Edizioni San Paolo a cura di don Luigi Maria Epicoco. (https://www.cercoiltuovolto.it/tag/don-luigi-maria-epicoco/)
I suoi libri
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